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Tette e culi. Come se piovesse

C’è un bell’articolo tradotto da El Pais e firmato da Mario Vargas Llosa, su La Stampa di oggi. Si intitola “Tempo di t. e di c.”, dove le lettere puntate vanno a indicare le parole che il sottoscritto sceglie di esplicitare nel titolo di questo post. L’incipit chiarirà al lettore di cosa si tratti: C’è

4 Giugno 2007 09:30


C’è un bell’articolo tradotto da El Pais e firmato da Mario Vargas Llosa, su La Stampa di oggi. Si intitola “Tempo di t. e di c.”, dove le lettere puntate vanno a indicare le parole che il sottoscritto sceglie di esplicitare nel titolo di questo post.
L’incipit chiarirà al lettore di cosa si tratti:

C’è stato un momento, nella seconda metà del XX secolo, in cui il giornalismo delle società aperte dell’Occidente ha incominciato, pian piano, a mettere in secondo piano quelle che erano state le sue principali funzioni – informare, criticare e fornire opinioni – per privilegiarne un’altra sino ad allora secondaria: divertire

Fin qui, nulla di strano, giusto? Anche se il pezzo viene dall’Argentina, ci ricorda da vicino la realtà di casa nostra.
Cecilia Bolocco Menem Poi si scopre – pensate un po’ – che anche l’Argentina ha i suoi Fabrizio Corona (avrete letto, immagino, dell’affaire riguardante la signora Cecilia Bolocco in Menem, di cui potete notare uno scatto gossipparo qui a lato. La signora, ex Miss Universo ed ex moglie dell’ex Presidente dell’Argentina, sarebbe stata ricattata per evitare che altre foto come questa venissero divulgate e ha pagato 300mila dollari al fotografo di turno. Che la ritrae nel suo servizio fotografico, pensate un po’, con un playboy italiano!).

Ed ecco il passo successivo. Perché io, ingenuo lettore, devo essere messo al corrente di faccende del genere?

Una risposta, Llosa, ce l’ha: perché il lettore ormai è abituato a un eccesso di libertà (che si confonde, aggiungo io, con la libertà di mostrar tette e culi). E quindi vuole essere in qualche modo stupito, scandalizzato.

Così, i mezzi di informazione preferiscono dar risalto alla signora Bolocco (o, nel nostro caso, alle Nina Moric, Fernanda Lessa e compagnia cantante), alle curve e alle nudità mostrate piuttosto che parlar di problematiche ben più importanti e – mi passate il termine? – più utili.

Per carità, qui non è che si voglia dire che non si debba fare intrattenimento. Non pensi il lettore che non si gradisca la visione di culi e tette, anche se detta visione la si relegherebbe volentieri a momenti adeguati, ché il bombardamento non fa poi così bene (nell’immagine, Lydie Pages, che affiancherà Juliana Moreira a Cultura Moderna. A proposito di bombardamento)
Eppure, l’intrattenimento è il nostro pane, anche se ci piace ogni tanto servirvelo in tavola con un companatico un po’ diverso dal solito, più speziato, più ricercato. E per dimostrarlo ci viene in aiuto ancora una volta Llosa che chiosa, perfettamente:

Senza edonismo, la vita sarebbe noiosa. Ma se si riduce soltanto a questo, volgarità e stupidità trionfano

Il che significa che tocca chiedersi, sinceramente e senza veli: la volgarità e la stupidità, stanno effettivamente trionfando? O c’è ancora margine per sentirsi degnamente informati dagli organi preposti a detta funzione primaria?

L’ingresso della stagione televisiva a larghe bracciate nel mare mucillaginoso dell’estate catodica, parrebbe avere un’unica risposta veritiera.