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Reality per un rene: solo una provocazione

Era diventato un caso internazionale, polemiche a non finire, reazioni indignate, fiumi d’inchiostro (e di bit) per additare “l’ultima degenerazione del mondo dei reality” con il partito trasversale del “ma dove andremo a finire” scatenato, ma era solo una provocazione molto efficace ed per di più a fin di bene.Non nascondo di aver condiviso anche

2 Giugno 2007 00:02

Il logo di De Grote Donorshow Era diventato un caso internazionale, polemiche a non finire, reazioni indignate, fiumi d’inchiostro (e di bit) per additare “l’ultima degenerazione del mondo dei reality” con il partito trasversale del “ma dove andremo a finire” scatenato, ma era solo una provocazione molto efficace ed per di più a fin di bene.

Non nascondo di aver condiviso anche io tutto lo sconcerto provocato dall’annuncio del De Grote Donorshow, un nuovo e “rivoluzionario” format, ma il suo epilogo è risultato ancora più sorprendente. L’idea e la realizzazione era di Endemol (quella olandese, l’originale), un reality show in un’unica puntata, protagonista Lisa, una giovane donna affetta da una malattia terminale al cervello che, consapevole della difficoltà di reperire un rene grazie alla tragica storia di un suo amico morto in attesa del trapianto, lancia la sfida a tre persone malate ed in lista per l’organo (Esther-Claire, di 36 anni, Vincent, 19 anni e Charlotte, 29 anni) e alla fine della puntata sceglie a chi fra i tre donare il suo rene.

L’idea era talmente di cattivo gusto e diseducativa che è superfluo commentarla, ma la vera notizia è che si trattava di un programma finto. Finta la trasmissione, finto il gioco, finta la ragazza malata che compiva il gesto interpretata da un’attrice, veri (ma informati della beffa e contenti di fare pubblicità alla donazione degli organi) i 3 “concorrenti” in attesa di un rene che gli consenta di provare a tornare ad una vita normale senza rimanere condannati alla dialisi.

L’obiettivo lanciare una provocazione che portasse all’attenzione del grande pubblico il problema delle liste d’attesa infinite e della scarsità di organi per i trapianti, il tutto dedicato alla memoria di Bart de Graaff, il fondatore della rete tv olandese, la BNN, sulla quale è andato in onda il finto reality e morto giusto 5 anni fa dopo aver atteso invano per 7 un donatore compatibile.

La chiave per la miglior riuscita della beffa è stata l’assoluta segretezza, assoluta anche all’interno di Endemol stessa. Proprio ieri sera il Presidente di Endemol Italia Marco Bassetti, intervistato da Giovanni Minoli in una puntata speciale dedicata alla televisione de La Storia siamo Noi, commentava l’idea del “reality per un rene” con un malcelato imbarazzo, ne prendeva le distanze ed assicurava che non sarebbe stato certamente riproposto nel nostro paese.