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Su Canale5 va ora in onda… il peggio della tv

E’ allarmante lanciarsi in giudizi così perentori ma, stando a un’analisi comparativa tra le diverse reti, la stagione in corso di Canale5 ci sta offrendo uno dei quadri più aberranti della storia della tv commerciale. L’esempio più eclatante ci viene da Uno Due Tre… Stalla! che, a differenza di Reality Circus chiuso in anticipo ma

15 Aprile 2007 16:30

luca dorigo iva zanicchi carmen russo sara varone stefano bettarini

E’ allarmante lanciarsi in giudizi così perentori ma, stando a un’analisi comparativa tra le diverse reti, la stagione in corso di Canale5 ci sta offrendo uno dei quadri più aberranti della storia della tv commerciale.
L’esempio più eclatante ci viene da Uno Due Tre… Stalla! che, a differenza di Reality Circus chiuso in anticipo ma a testa alta, prosegue lo stillicidio di una formula insensata e sempre più intollerabile ogni settimana che passa.
Dopo l’ingaggio di Filippo Bisciglia, l’ex Gieffino burino a cui Endemol ha regalato un posto nel mondo, il real show si conferma programma di accoglienza per rifiuti umani e disperati (a partire dalla conduttrice esaurita, dall’inviato mancato e dal presidente di giuria tenuto in vita dal cachet).
A sbarcare nella squadra delle vallette è ancora una volta lui, l’icona del tronista a caccia di ingaggi trash: Luca Dorigo. Quest’ultimo avrebbe, infatti, fatto giusto in tempo a concludere la prima fase di un reality estivo per Italia1 per dare il colpo di grazia alla Fattoria di ex proprietà Ercolani.
Ma come ha fatto il gioiellino del Biscione, reduce dai fasti di Corrado e dai tempi d’oro del Costanzo, a cadere così in basso?
Analizziamone insieme le singole fasce di palinsesto per constatare l’assoluta caduta di stile della linea editoriale.
In day time, dopo il fallimento di Tutte le mattine, è tornato l’andazzo dei telefilm tappabuchi – tra cui un ottimo Squadra Med che meriterebbe decisamente più visibilità – e delle strisce dei reality in replica.
Insomma, una programmazione in pieno stato di disarmo che rinuncia a ogni strategia competitiva con le roccaforti mattutine La prova del cuoco e Forum (e con Piazza Grande che si difende da anni senza infamia e senza lode).
Al pomeriggio la situazione non migliora: un turbinio di soap di importazione (Tempesta d’amore, ora Cuori tra le Nuvole e presto in arrivo Red Roses) che esaspera la leadership dell’ammiraglia nel genere telenovelico, con l’inaffondabile triade Vivere-Beautiful-Centovetrine.
E poi c’è un appuntamento fisso che da anni è leader nella programmazione pomeridiana come nella classifica del garbage televisivo: Uomini e Donne. Nel salotto di Maria De Filippi, di questi tempi, assistiamo alla consacrazione di un nuovo fenomeno trash, di nome Cindy Lucas, e a simulazioni di amplessi e baci proibiti(vi) in piena fascia protetta.
Dulcis in fundo, chiusa l’era di Buon Pomeriggio che, pur non essendo mai caduto nella volgarità, si è rivelato completamente fuori target, a Canale5 non resta che vivere di espedienti (va detto che l’unica isola felice a salvarsi dal baratro è la seconda serata, che ha trovato la formula vincente con l’alternanza Matrix, Il senso della vita e Maurizio Costanzo Show).
Nonostante la crisi che ha colpito i reality, la rete diretta da Massimo Donelli dimostra di non poter fare a meno della spazzatura associata a questi programmi per questioni logistiche prima ancora che commerciali.
Gran parte del suo palinsesto, infatti, si poggia su rvm e clip che ripropongono vite spiate e reclusioni sempre più forzate, prima ancora di arrivare al weekend che è l’indegna celebrazione del cattivo gusto settimanale.
Da quando è iniziato il nuovo periodo di garanzia, Buona Domenica ha perso qualsiasi marchio di identità che denotasse, nel bene o nel male, le variazioni apportate dalla gestione Lanza, vedi le numerose interviste a personaggi dello spettacolo, l’ampio spazio riservato ai ragazzi di Parlano Loro o il ring di più ampio respiro.
Con l’avvio della nuova edizione del Grande Fratello si è confermata la remissiva sottomissione del contenitore domenicale al futile chiacchiericcio post-eliminazione.
Quello che doveva essere il cast originario, neanche troppo rimpianto visto il suo deprecabile background artistico, si trova a fare da contorno ad una masnada di nullatalenti, ancora più isterici e arroganti dei reduci dall’era Costanzo, che fanno di tutto per aggiudicarsi l’obiettivo della telecamera.
Tra questi, vi è una categoria che è la peggiore: quella dei parvenu, ovvero i vip acquisiti che si impegnano scrupolosamente per fare bella figura nonostante non abbiano nè arte nè parte.
Il loro neo è quello di non essersi riusciti a liberare dalla mentalità gretta e provinciale che li connota e di confidare in una reale possibilità di svolta. Prendete ad esempio Salvatore che con il suo sorriso da guappo fa vedere di divertirsi di gusto e balla in prima fila nel ripristinato siparietto del buon capodanno tutto l’anno o Alfredo, che agita goffamente le mani per dare colore alla propria ignoranza spacciata per autenticità.
Poi per fortuna ci sono gli gnocchi che possono giocarsi la carta dell’aspetto fisico, vedi Francesco e Mirela, cimentandosi in coreografie osè che rappresentano il massimo delle loro velleità artistiche.
Ancora più irritanti le categorie delle talentuose da strapazzo, alias Dominic e Melita, che provano a dimostrarci che oltre la lingua hanno anche le corde vocali, e delle urlatrici del mercato, Simona e Francesca, che mascherano la bruttezza con la schiettezza.
In tutto questo scenario di gente senza ideali nè morale c’è un uomo che ha venduto l’anima al diavolo più di tutti eppure ne è rimasto genialmente consapevole.
Mentre la droga della popolarità pervade l’intero studio di macchiette e attrazioni circensi, Massimo si diverte come un bambino, si compiace della dignità che ha perso e se ne frega di rispettare i tempi televisivi.
Il suo è il sogno del quarantenne mammone e asociale di calarsi nelle logiche dei media contemporanei, facendo della sua spiccata diversità uno strumento di business.
A differenza dei secchioni che lo hanno preceduto, rimasti travolti da un vortice di paraculaggine a cui hanno dovuto inesorabilmente sottostare, Orsacchio ha scritto da sè il suo ruolo da macchietta e mantiene tutto sotto controllo con la sua studiata innocenza.
Di certo, a vergognarsi della parte che fa non dovrebbe essere il personaggio in questione, ma un comico inutile come Maurizio Battista che spaccia delle offese gratuite destinate a chi non è peggiore di lui per battute di spirito.
E che si aggiunge al novero di finti professionisti ingaggiati da una rete allo sbando.