Home Canone Rai 2014, polemiche sullo spot da IndigneRAI: “Costa molto ed è in appalto”

Canone Rai 2014, polemiche sullo spot da IndigneRAI: “Costa molto ed è in appalto”

Continua sulle reti Rai la campagna per il pagamento del Canone, ma il gruppo IndigneRai accusa l’azienda di essersi rivolta ad appaltatori esterni, facendo così lievitare i costi.

pubblicato 20 Gennaio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 09:21

La campagna pubblicitaria per il pagamento del Canone Rai 2014 è stata ideata all’interno dell’azienda ma realizzata da appaltatori esterni, con costi più elevati rispetto quelli necessari per una produzione interna: questa l’accusa mossa dal Gruppo IndigneRAI che ha affidato a una nota pubblicata sulla propria pagina FB il proprio ‘sdegno’ per le scelte operate dalla dirigenza di Viale Mazzini.

Sono tre gli spot al momento in rotazione sulle reti Rai che ricordano ai telespettatori che la scadenza per il pagamento del Canone è fissata per il prossimo 31 gennaio, che l’importo è di 113,50 Euro (non “undicimila euro” come detto da Mara Venier ieri a Domenica In!) e soprattutto che il canone si deve pagare, seguendo la linea ‘editorial/comunicativa’ adottata ormai da qualche anno che punta sull’obbligatorietà della tassa di possesso del televisore.

“Il Canone si deve/vede” è il claim della campagna 2014 e giusto per entrare in tema vediamo uno dei tre spot finora trasmessi, “La Coppia”.

 

Orbene, questi spot non piacciono a IndigneRAI, o meglio non piacciono le modalità che hanno portato alla loro realizzazione, che sarebbe costata – secondo le cifre fornite dal Gruppo – 120.000 euro. Ma leggiamo cosa scrive il gruppo nella nota intitolata “E’ la creatività, bellezza!”:

Le tasse si sa, sono odiose, quella del canone, sembra essere la più indigesta per molti… (…) Gli spot sono 2, forse 3, realizzati all’insegna del colpo di genio e della creatività, ma una smorfia unanime, stavolta senza dubbi, ne accompagna il giudizio. Le polemiche sul fatto bene o male o sull’utilizzo dei minori sono personali, discutibili (come qualcuno dice degli spot tra l’altro), ma su una cosa c’è certezza: la matematica, da sempre impietosa con i suoi numeri non lascia spazio ad incertezze.
Come quei 120.000 euro del costo finale, che valgono doppio in un periodo di crisi come questo.

E continua:

“Per carità, far bene un prodotto di 30 secondi non è economico, ma se pensiamo che la creatività è nostra mentre il resto tutto in appalto, allora la smorfia diventa dolore e rassegnazione perché evidenzia e ribadisce la sfiducia dei dirigenti RAI nei confronti del personale che provano a gestire. Ma sono 600 i dirigenti: ce la faranno, vedrete!”.

Il punto è che nonostante la creatività sia interna alla Rai, l’azienda ha preferito rivolgersi a società esterne:

“Certo, è costato molto. Sarebbe costato meno se avessimo avuto: direttori della fotografia, strumenti per le riprese e parco luci, teatri di posa, montatori, correzione colore.. (…) Già, li avessimo avuti tutti, ci sarebbero costati quasi nulla quegli spot, giusto gli attori”.

Il conto da 120.000, si legge ancora nella nota, quindi è…

“…caro. Un prezzo giustificato solo dal fatto che nessuno di noi ci ha lavorato e, proprio per questo, diventa ingiustificabile, incomprensibile e odioso come la tassa che richiama”.

Toni decisi, contenuti delicati, visto che il gruppo alla fine definisce ‘odioso’ anche il Canone (“odioso come la tassa che richiama” scrivono nella nota) ed ennesimo atto di un ‘braccio di ferro’ tra dirigenza e maestranze. Ed è anche l’ennesima polemica in casa Rai a poche ore da quella che sta vedendo ‘l’un contro l’altro armati’ Rai Sport e Fabio Fazio per lo ‘spot’ a Sky con l’ospitata di Caressa e Bergomi a Che Tempo Che Fa. Ma questa è un’altra storia.

E non finisce qui.

Rai 1