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2013 in tv: la tredicesima dei programmi più belli per TvBlog

Dal Festival di Sanremo di Fazio al Quelli che il calcio della Cabello, fino a Bake off e Masterchef, ecco i programmi più belli del 2013 per TvBlog

pubblicato 31 Dicembre 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 10:07

Si pensa che il nostro lavoro, in un anno di “liveblogging” e recensioni, sia solo quello di stroncare, distruggere, demolire. Abbiamo, perciò, pensato di chiudere l’anno con la nostra “tredicesima”, ripercorrendo alcuni stralci delle recensioni più entusiaste di quest’anno, dei programmi che più ci hanno colpito. Alcuni sono più popolari, altri un po’ meno. La speranza è che il 2014 ci regali più programmi (e più reti) di cui andare pazzi.

Per quest’anno ci sono piaciuti, soprattutto, il Festival di Sanremo di Fabio Fazio (Rai1), Il Testimone (Mtv), In Treatment (Sky Cinema), Quelli che il calcio di Victoria Cabello (Rai2), Unti e Bisunti (DMAX), Chi l’ha visto? (Rai3), Tale e quale show (Rai1), Storie maledette (Rai3) Sconosciuti (Rai3), Morandi Live in Arena (Canale5), Bake Off (Real Time), Masterchef (SkyUno), Il natale di una mamma imperfetta (Rai2).

Da Sanremo alle elezioni senza passare dal via. Un bel Festival, un nuovo show. Con l’Italietta sullo sfondo (domenica 17 febbraio 2013) di Alberto “Malaparte” Puliafito


(qui il pezzo integrale) Da Sanremo alle elezioni senza passare dal via. Un bel Festival, un nuovo show. Con l’Italietta sullo sfondo (domenica 17 febbraio 2013) di Alberto “Malaparte” Puliafito
E’ stato un bel Festival. Uno dei più interessanti che si ricordino visivamente (il trio composto da Duccio Forzano, Ivan Pierri e Francesca Montinaro ha fatto faville: regia, luci e scenografia erano da grande show), persino in tempi di spending review.

Un Festival che – lo ha dichiarato Luigi Gubitosi, cosa che dovrebbe mettere a tacere anche le ultime polemicucce – si è ripagato del tutto con la raccolta pubblicitaria della Sipra. Non è una cosa da poco. Gli ascolti sono stati ottimi. Più che ottimi. Con buona pace di quelli che pensavano che sarebbe stata una specie di Festa dell’Unità.

Diciamolo: odore di crauti, salsicce e birra non circolavano certo sul palco dell’Ariston. Si sentivano, piuttosto, fra la provincialità di chi, come ho avuto modo di dire, voleva trovare ad ogni costo la magagna da tirar fuori. Senza successo.

Pif piscia sui luoghi comuni della tv, come della realtà. Il Testimone il più bel programma in onda (27 marzo 2013). Di Lord Lucas

(qui il pezzo integrale)Ho visto Pif pisciare in televisione e l’ho trovata una delle cose per nulla volgari della nostra televisione, piena di cagate malcelate. Pif ha fatto pipì su Mtv col disincanto del fanciullino che si ritrova in Islanda tra la natura, il che fa subito Leopardi, e ha lo stimolo di urinare dopo aver fatto il bagno nell’acqua gelata. Un’acqua che, poi, definisce magica, nel senso di taumaturgica.

Nella puntata dell’Islanda al tempo della crisi Pif ha, inizialmente, pisciato sul mito dell’estero a tutti i costi (…) Pif, però, parte sempre dal limite della conoscenza per poi travalicarlo, non dando per scontato nulla e imparando da ogni esperienza. Così finisce per sublimare il vissuto del suo interlocutore, raccontandolo senza filtro meglio di qualsiasi reality. Oltre la siepe lui vede (e ci fa vedere) l’infinito.

In Treatment, la prima settimana di terapia: il commento (28 marzo 2013) di Massimo Galanto

(qui il pezzo integrale) Il primo aspetto positivo: l’interpretazione è credibile. Sergio Castellitto veste bene i panni dello psicoterapeuta Giovanni Mari, il protagonista assoluto di In Treatment. In Treatment versione italiana appare un po’ più melò di quella celebre americana e sembra lasciare un po’ più spazio al sorriso. Le parole restano allusive, le storie ben scritte, d’impatto e interpretate con intensità.

La sensazione è che ci si rechi a teatro per gustarsi un’opera di Pirandello. Il testo è lì, stessa storia, medesime (o quasi) battute, identica modulazione delle scene; nella serie Sky c’è probabilmente un dinamismo leggermente più accentuato, ma alla fine quel che conta è il racconto e i dialoghi tra gli attori.


Qualcuno potrà legittimamente chiedersi dove e in quale misura sia apprezzabile la mano degli sceneggiatori italiani e quanto invece siano consistenti i meriti di quelli del format originale; sta di fatto che In treatment è un prodotto di qualità che affronta temi delicati senza censure; una serie che probabilmente solo Sky poteva ospitare.

Unti e Bisunti, su DMAX Chef Rubio sfida la tradizione: lo street food si lecca i baffi (23 giugno 2013) di Giorgia Iovane

(qui il pezzo integrale) Più che una ‘sfida’, Unti e Bisunti è un Giro d’Italia alla scoperta dei piatti da marciapiede ‘più’ tipici dello Stivale. La cucina in tv non è solo stellata e Rubio le ‘stellette’ le conquista sul campo (…)

Uno chef col baffo alla Dalì, il fisico asciutto e il tatuaggio facile che sfida – con tanto di verdetto della strada – i maestri dello street food italiano.

Quelli Che: le lacrime di Victoria Cabello e l’addio ‘malincomico’ di un cast che funziona (19 maggio 2013) di Fabio Morasca

(qui il pezzo integrale) Victoria Cabello e il suo fidato Trio Medusa hanno provato ad intrattenere il pubblico di Rai 2 fino all’ultimo secondo dell’ultima puntata di Quelli Che di questa stagione ma qualcosa, inevitabilmente, non è andato per il verso giusto. E non per colpa loro.
Nonostante il finale a sorpresa organizzato in esterna (con i conduttori e il parterre dei tifosi di quest’anno che hanno lasciato lo studio di punto in bianco per dirigersi all’Arco della Pace a Milano per mezzo di un pullman) avesse la prerogativa di lasciare i telespettatori con la gioia e il sorriso, l’amarezza è stata ampiamente palpabile e il finale rumoroso con i Ninos do Brasil ha assunto un singolare alone di malinconia.

(…) Le parole cordiali di Victoria Cabello erano indirizzate a quei vertici Rai che hanno optato per la sua sostituzione senza un valido motivo (…) nonostante si sia sempre rivelata il valore aggiunto di un gruppo di artisti dal meccanismo oliato a meraviglia.

Evidentemente, in Rai, aleggia una certa allergia verso le cose che funzionano.

Chi l’ha visto? Su RaiTre va in onda la tv di servizio che non sbaglia un colpo (12 settembre 2013) di Sebastiano Cascone


(qui il pezzo integrale) Nei palinsesti Rai, Chi l’ha visto è ormai un cavallo vincente, una potente corazzata in grado di sbaragliare qualsiasi tipo di agguerrita concorrenza, un appuntamento insostituibile per milioni di italiani. Federica Sciarelli si conferma una padrona di casa garbata, attenta, rispettosa di chi si rivolge alla trasmissione nel tentativo di trovare i propri cari scomparsi, per lo più delle volte, in situazioni misteriose.

Apprezzabile il modo di approfondire i casi in scaletta entrando sempre in punta di piedi sfiorando le corde dell’inchiesta giornalistica senza trascurare l’aspetto più intimo ed umano del racconto. I casi di cronaca nera (Roberta Ragusa per esempio) non trascendono mai nel macabro nel pieno rispetto dei telespettatori che si rifugiano, il mercoledì sera su Raitre, alla ricerca di un’analisi dettagliata, valida e fedele alla realtà senza pruriti di varia natura, congetture morbose utilizzate per spettacolarizzare il dolore altrui.

La trasmissione si conferma, manco a dirlo, uno dei pochissimi esempi validi di tv di servizio pubblico che coniuga sapientemente qualità e ottimi ascolti. Lunga vita a Chi l’ha visto!

Tale e Quale Show 2013, il varietà non è (solo) per vecchi. Finalmente! (13 settembre 2013) di Grazia Sambruna


(qui il pezzo integrale) Io ho venticinque anni e questa sera mi sono divertita guardando RaiUno. Ho adorato (quasi) ogni minuto di Tale e Quale Show. Sarà perché ogni esibizione riesce ad essere una sorpresa grazie a trucco e parrucco che rendono il vip alle prese con l’imitazione di turno davvero irriconoscibile nella maggior parte dei casi.

Sarà perché ho visto Fabrizio Frizzi fare le corna travestito da Piero Pelù. O forse perché Carlo Conti è riuscito ad uscire dalla sua tipica conduzione ingessata durante qualche piccolo imprevisto tecnico (quando non andava la grafica per la classifica finale e ha dovuto arrangiarsi ad improvvisare con un fogliettino scritto male, ad esempio) (…)

Tutto questo è intrattenimento. E intrattenimento fatto bene, per quel che mi riguarda. Nonché la dimostrazione di quanto si possa essere in un certo senso trash, ma con garbo.

Storie Maledette: il successo di una trasmissione la cui vera forza è Franca Leosini (15 settembre 2013) di Daniela Bellu


(qui il pezzo integrale) Storie maledette si rivela sempre una garanzia per gli amanti del noir, anche a distanza di vent’anni. E il merito, neanche a dirlo, è tutto di Franca Leosini, la Signora in Giallo della televisione italiana, come spesso viene simpaticamente soprannominata la giornalista che della trasmissione è ideatrice, autrice e conduttrice. La sua bravura nel raccontare queste storie, che “maledette” lo sono davvero, è il punto di forza del programma, ciò che fa sì che il pubblico non si stanchi mai di riconfermarle attenzione e preferenza nel corso degli anni.

La differenza delle trasmissioni di Franca Leosini, rispetto alle altre sui casi giudiziari moltiplicatesi nel corso degli anni, sta nella conduzione. La giornalista piace perché sa come raccontare i fatti, anche quelli più cruenti, senza sensazionalismi o fronzoli, senza scomporsi e senza bisogno di ricorrere a espressioni e mimiche di circostanza, puntando tutto sull’eloquio forbito ma sempre comprensibile, sul suo essere misurata con i suoi interlocutori ma inflessibile quanto alla verità dei fatti.

Chi guarda e ama Storie Maledette sa quindi già cosa aspettarsi, prima di accomodarsi davanti al televisore, e sa che non ne rimarrà deluso. Se proprio si vuole trovare il pelo nell’uovo e avanzare una critica alla Leosini e alla trasmissione, possiamo dire che cinque puntate a stagione, per chi ha aspettato tanto di ritrovarle, sono davvero poche. Perché quando si trova così tanta qualità poi è davvero difficile farne a meno.

Sconosciuti su Rai3. Un piccolo gioiello di sostanza fatto di anima e di montaggio (31 ottobre 2013) di Hit


(qui il pezzo integrale) “Sconosciuti”, un piccolo gioiello televisivo fatto di anima e montaggio, che racconta tutti i giorni storie appunto di “sconosciuti”. Gente comune che incontriamo quotidianamente al supermercato, in posta, al bar e che ad un distratto sguardo ci sembrano le copertine di tanti libri e che invece nascondono al proprio interno, tutto un universo di pagine da leggere, il più delle volte talmente interessanti da aiutarci anche nella nostra vita.

Sconosciuti tenta e ci riesce, di farci leggere le pagine di quei libri che la vita di ogni giorno ci impedisce di guardare e di poter apprezzare. Abbiamo assistito a un momento di televisione ‘positivo’, il cui diaframma che porta alla retorica non è stato superato.

Morandi Live in Arena, una bellissima pagina di storia della tv. Che schiaffo a RaiUno (8 ottobre 2013) di Lord Lucas

(qui il pezzo integrale) Gianni Morandi ha questa capacità: a forza di farsi trascinare trascina anche te (…) La forza di Morandi, oltre che nel suo repertorio emozionante senza tempo, sta nella sua generosità.

Grazie alla rottura di Gianmarco Mazzi e Lucio Presta con l’ex direzione Rai di Lorenza Lei, Mediaset ha dato lo schiaffo più grande alla tv di stato, prima con l’effetto Celentano l’anno scorso, ora regalando al suo pubblico un evento popolare pazzesco. Un trofeo prezioso più che mai in tempi di berlusconismo al declino, in cui bisogna rassicurare le borse e i mercati (vedi le continue pubblicità-strenna di questo periodo).

(…) La pancia del Paese reale è ancora tutta sui grandi classici. Se il futuro è incerto, solo la nostalgia ci può confortare.

Bake Off, una gara senza respiro, ma ben impastata (29 novembre 2013) di Giorgia Iovane


(qui il pezzo integrale) 50 minuti senza pubblicità per presentare nove concorrenti, dare un’identità ai giudici, raccontare due sfide, delineare il ruolo della conduttrice, mettere in luce i pregi e i difetti dei protagonisti, dare consigli per realizzare una buona torta, fare una lezione base di pasticceria: sembra una missione impossibile, ma Bake Off Italia ci riesce.

Per lo spettatore va via un’ora senza neanche accorgersene, e anche senza potersi alzare dal divano, visto che non si tira mai il fiato con un mezzo spot, nonostante il doppio previsto break nel montaggio.
Persino Benedetta Parodi qui ’svela’ la sua anima ‘maieutica’ con un genere di conduzione coaching che la mette dalla parte dei concorrenti senza retorica e senza forzature: potere del montaggio e della scrittura (…)

Missione compiuta, dunque, con un programma ben costruito, ben realizzato, ben raccontato (…) un ottimo programma di genere realizzato in Italia, che segue davvero gli stilemi anglosassoni di un filone ormai molto prolifico.

Masterchef 3: Cracco, Bastianich e Barbieri fanno C’è pasta per te. E il cooking diventa terapeutico (19 dicembre 2013) di Lord Lucas


(qui il pezzo integrale) Non c’è niente da fare: Masterchef è il primo della classe. Quello che arriva all’interrogazione sempre più preparato della volta precedente, al punto che ti vien voglia di dargli del secchione per invidia. Quello che alla terza edizione è calligraficamente perfetto, nel racconto, nella fotografia orgasmica dell’impiattamento, nel ruolo di collante dei giudici. Un programma che è talmente superiore, da non aver bisogno di presentazioni né comunicati molesti, che rischiano di suscitare l’effetto contrario.

Ormai Carlo Cracco, Joe Bastianich e Bruno Barbieri – che nella stanza delle chiacchiere sono spontanei e televisivi insieme – sembrano la versione una e trina di Maria De Filippi: ascoltano, raccontano e arrivano subito dritti all’anima dei partecipanti.

Sembrano quasi non aver bisogno di autori -a meno che non ricevano suggerimenti via auricolare – nel cogliere al volo le potenzialità di chi gli capita di fronte.

Ovvio che senza l’abilità ai fornelli si è fuori, ma l’amalgama tra emotainment e talent cooking è sempre più evidente.

Il Natale della mamma imperfetta, da web-serie a film tv il risultato non cambia. La fiction italiana, se vuole, può essere moderna (27 dicembre 2013) di Paolino


(qui il pezzo integrale) L’operazione di Ivan Cotroneo di portare “Una mamma imperfetta” in prima serata e di realizzare un film-tv natalizio per Raidue è ampiamente riuscita.

Il timore maggiore era la durata: dai sette minuti della web-serie ai novanta minuti della fiction più classica che ci sia. Cotroneo è riuscito, invece, ad andare oltre il mini episodio e, scardinando anche qualche tabù del Natale (trovate un’altra fiction o film natalizio del nostro Paese che dica “Il Natale è una gran fatica, non vediamo l’ora che passi”), porta in tavola un piatto ricco e non allungato.

Così, “Una mamma imperfetta” si avvicina sempre di più al pubblico, creando una community con cui condividere paure ed angoscie moderne di una società che vuole essere troppo perfetta. La serie di situazioni raccontate nello speciale hanno rappresentato un quadro completo delle famiglie italiane, ognuna di fronte a festeggiamenti ed opinioni diverse. Ve lo diciamo per esperienza diretta: anche la redazione di TvBlog si è messa a discutere delle telefonate per organizzare le cene delle feste, durante la messa in onda del film-tv.

E Cotroneo resta uno dei pochi in Rai ad avere la consapevolezza che la società italiana è davvero pronta per vedere due uomini o due donne baciarsi in tv, con tanto di ironica battuta a proposito (“Forse dovremmo rivalutare le coppie eterosessuali. In fondo non sono tanto male. Forse hanno solo un cattivo ufficio stampa”).

L’esperimento ormai è diventato garanzia, ed “Una mamma imperfetta” conferma il suo sguardo contemporaneo, con un occhio rivolto all’Italia ed uno ad un respiro più internazionale, verso un mondo che è cambiato ma che la tv, per certi aspetti, ancora non riesce a cogliere del tutto nelle sue prospettive.

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