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Nikita, Craig Silverstein parla del finale della serie tv

Craig Silverstein ha parlato del finale di Nikita ed ha anticipato il suo prossimo progetto televisivo

pubblicato 29 Dicembre 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 10:12

Venerdì scorso The Cw ha mandato in onda l’ultima puntata di “Nikita”, lo spy drama che, dopo quattro stagioni, si è concluso con un episodio che permettesse agli autori di dare un finale ai protagonisti dello show. TvGuide ha intervistato Craig Silverstein, creatore della serie, che ha spiegato il finale dello show, che in Italia andrà in onda su Premium Action di Mediaset Premium dal 20 gennaio.

-Attenzione: spoiler sull’ultima puntata di “Nikita”-
Nikita (Maggie Q), dopo aver fatto credere di essere tornata “cattiva” e di voler distruggere tutti quelli che si mettevano contro di lei, svela che in realtà lei ed il suo gruppo avevano elaborato un piano per poter portare la donna di fronte ad Amanda (Melinda Clarke) e riuscire ad imprigionarla a vita. Il finale mostra i personaggi alle prese con le loro nuvoe vite: Alex (Lyndsy Fonseca) e Sam (Devon Sawa) lavorano in giro per l’America, Birkhoff (Aaron Stanford) ha reso pubblico Shadownet, mentre la protagonista e Michael (Shane West) si sono sposati.

Silverstein ha spiegato di aver pensato ad un finale più cupo, ma questo non c’entrava bene con il suo punto di vista:

“Ci sono state alcune proposte di un sacrificio di Nikita, e non ho pensato fosse giusto. Abbiamo considerato uno scenario in cui Nikita fosse solitaria e fosse sempre questa figura sfuggente. Avrei potuto vedere una fine come questa, ma con tutta la trama da condensare in sei episodi, non si poteva fare. Non sarebbe stato soddisfacente vederla andare via da sola”.

L’autore ha rivelato che far tornare Nikita ad essere spietata era un modo per tornare alle origini dello show, quando era determinata a sconfiggere i suoi nemici:

“E’ un’idea che vuole un po’ chiudere il finale, giocare con Nikita che torna al suo lato oscuro per prendere in giro il pubblico e prendere in giro Amanda. L’unico modo per arrivare a quel punto, era uccidere Ryan (Noah Bean)”.

A proposito dell’uscita di scena di Ryan, Silverstein spiega che era necessaria:

“Avevamo bisogno di un sacrificio, per far credere che Nikita di scatenasse, ma anche per capire quanto sia stato eroico per lei non diventare davvero cattiva e prendere in giro Amanda. Ryan ha un grande cameo alla fine, e credo che la sua morte sia stata potente Adoro il modo con cui Nick Copus (regista dell’episodio, ndr), ha girato la scena”.

L’autore, invece, non ha voluto uccidere Amanda: in questo modo, dice, il nemico di Nikita è stato sconfitto come avrebbe fatto lei:

“Penso che uccidere Amanda sarebbe stato soddisfacente al momento, ma in seguito no. Amanda, anche se fisicamente sarebbe potuto esserlo, non è stata una minaccia fisica che doveva essere distrutta. Era molto più interessante batterla alle sue condizioni, attraverso un’illusione”.

Lieto fine per Alex e Sam, un’idea che Silverstein aveva in mente da molto tempo:

“Era qualcosa che avevamo in mente dalla prima stagione. Abbiamo pensato che fosse interessante, ed avremmo voluto un po’ più di tempo per poter raccontare la sua storia ma il racconto ne ha risentito perchè avevamo poche puntate.”

Per Birkhoff, invece, non c’è stata la possibilità di rivedere Sonya, ma solo a causa degli impegni di lavoro di Lyndie Greenwood:

“Sonya ci sarebbe dovuta essere nell’ultimo episodio, ma era sul set di ‘Sleepy Hollow’ (dove interpreta Jenny, ndr). Non era nel nostro piano non averla nel finale”.

Per quanto riguarda i titoli degli episodi, invece, il creatore dello show spiega che sono stati scelti perchè all’inizio la rete avrebbe dovuto mandare in onda l’ultima stagione due episodi a serata:

“C’è stato un momento in cui pensavamo che gli episodi sarebbero andati in onda in tre serate diverse. Abbiamo pensato ai titoli considerando questa possibilità. Ecco perchè i titolo si collegano a due a due. E ‘Bubble’ è un titolo che avevamo mentre lavoravamo ad un episodio in cui pensavamo che Nikita potesse finire in una bolla nella quale credesse di aver vinto. Avrebbe potuto vivere in questa bolla senza sapere che il resto gruppo stesse ancora lavorando. Se non puoi sconfiggerli, comprali. Per ‘Canceled’, via mail ho scritto che doveva essere questo titolo perchè sta bene con l’usanza di Nikita di ‘cancellare’ gli agenti.”

Molte le storyline ed i personaggi che l’autore avrebbe voluto sul set per il finale, ma non è stato possibile per il poco tempo:

“Volevamo riportare in onda Ramon (Simon Kassianides) e Cyrus (Isaiah Mustafa). Non avevamo tempo per fare tutto. Ci sono alcune tematiche che abbiamo lasciato stare, come il figlio di Michael e Cassandra (Helena Mattsson). Non avrebbero funzionato come avremmo voluto. Non credo ci sia qualcosa che è successo nello show di cui si possa dire ‘Ok, facciamo finta che non sia successo’ “.

Silverstein rivela che c’è stato un solo cambiamento rispetto alle sua idea di partenza:

“E’ diventato più sci-fi di quanto mi aspettassi. Ma l’unico grande cambiamento che c’è stato riguarda la relazione tra Nikita ed Alex. Il mio piano era quello di renderle rivali, di far passare Alex al lato oscuro. Non che diventasse una nemica, ma si sarebbero trovate in posizioni diverse. Poi la storia si è formata e si è risolta. Quello, direi, è stato il più grande salto rispetto all’idea che avevo”.

Infine, l’autore svela che sta già lavorando ad un nuovo show, “Turn”, che andrà in onda sulla Amc:

“Sarà qualcosa che sebbene sia ancora ambientato nel mondo delle spie sarà totalmente diverso. E’ tratto da una storia vera che ha a che fare con la prima rete di spie americane guidate da George Washington. E’ un periodo storico estremamente eccitante che pensiamo di conoscere, ma non è così”.

Un progetto non facile:

“E’ assolutamente difficile perchè hai a che fare con personaggi che sono realmente esistiti e dobbiamo trovare la loro voce. Ovviamente non abbiamo documenti. Abbiamo documenti su come si scrivevano le lettere, in modo formale ed elegante, ma non credo che dia l’idea di come si parlassero. Quindi è stata una sfida divertente capire come facessero. Ed anche passare in un modo totalmente diverso, come andare su un universo parallelo, come ‘Game of Thrones’, ma accaduto realmente”.