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Confalonieri: no a meno spot nei film

Guardare un film (inteso come pellicola destinata originariamente al cinema) su una rete mediaset è una vera tortura, penso ci siano pochi che affermerebbero il contrario. Il numero degli stacchi pubblicitari e la durata degli intervalli rendono difficile apprezzare la visione complessiva soprattutto quando si parla di “grandi prime tv“.Bene, secondo Fedele Confalonieri, Presidente di

16 Marzo 2007 09:38

Fedele Confalonieri, Presidente di Mediaset Guardare un film (inteso come pellicola destinata originariamente al cinema) su una rete mediaset è una vera tortura, penso ci siano pochi che affermerebbero il contrario. Il numero degli stacchi pubblicitari e la durata degli intervalli rendono difficile apprezzare la visione complessiva soprattutto quando si parla di “grandi prime tv“.

Bene, secondo Fedele Confalonieri, Presidente di Mediaset, non ci sono alternative valide all’attuale (esorbitante) quantitativo di spot, pena la drastica riduzione degli investimenti delle tv private sul cinema.
Interrogato di fronte alla Commissione istruzione al Senato, riunita per un’indagine conoscitiva sul cinema e lo spettacolo dal vivo, si è detto fortemente contrario a qualsiasi strumento limitativo della pubblicità all’interno dei film.

Confalonieri ha anche sottolineato che Mediaset solo nel 2006 ha investito 950 milioni di euro nella produzione e nell’acquisto di programmi europei, rispettando la quota obbligatoria del 50% destinata alle trasmissioni prodotte nella Comunità Europea, e di questi ben 300 milioni sono stati destinati a film e fiction.

Andando a spulciare i dati l’anno scorso Mediaset ha speso 220 milioni per produrre fiction contro gli 80 destinati al cinema, per ovvie ragioni di audience e flessibilità. Dimostrazione ulteriore che il cinema sulla tv generalista a giorni d’oggi, con dvd, p2p e pay tv, non paga.
Stando alle parole del suo Presidente il biscione non gradirebbe la ventilata revisione della legge 122 che invertirebbe il rapporto fra i destinatari degli investimenti obbligatori, pari al 10% del fatturato totale di ogni azienda radiotelevisiva.
Oggi infatti questo fatidico 10% va per il 40% in favore del Cinema, per il 60% in favore di “altre opere audiovisive”.

Da parte mia riterrei questo intervento legislativo sensato, non si può lasciare tutto in mano alla legittima logica del profitto e degli ascolti tv: stabilire delle regole che aiutino il Cinema (specialmente quello italiano), reinvestendo un po’ del danaro raccolto dalla ricca sorellastra televisiva, non può che far bene. Vedremo se il governo darà questo piccolo dispiacere a Confalonieri.