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Twink Peaks

E’ nelle sale il nuovo film di David Lynch, e per questo ci pare giusto rendere omaggio a uno dei registi contemporanei più interessanti e più discussi – e, concedetemelo, più incompresi – ricordando il suo apporto a una delle serie televisive più belle che si ricordi. Stiamo parlando, ovviamente, di Twin Peaks. La celebre

pubblicato 10 Febbraio 2007 aggiornato 6 Settembre 2020 08:16

E’ nelle sale il nuovo film di David Lynch, e per questo ci pare giusto rendere omaggio a uno dei registi contemporanei più interessanti e più discussi – e, concedetemelo, più incompresi – ricordando il suo apporto a una delle serie televisive più belle che si ricordi.
Stiamo parlando, ovviamente, di Twin Peaks.
La celebre sigla fu un tormentone al pari di Chi ha ucciso Laura Palmer, quesito che ha turbato più di un sonno.
La serie tv, creata dallo stesso Lynch e da Mark Frost, era un prodotto ABC e andò in onda dall’8 aprile del 1990 al 10 giugno 1991. L’idea originaria era semplicemente quella di raccontare la vita e le problematiche di una cittadina dello stato di Washington, utilizzando come pretesto un classico del giallo, basato sul meccanismo del who done it?. Ecco che i personaggi di Twin Peaks ci vengono introdotti attraverso gli occhi e le indagini di Dale Cooper, investigatore dell’FBI che indaga sull’omicidio di una popolare teenagerm locale, appunto, Laura Palmer.
Il personaggio della Palmer, interpretato da Sheryl Lee – che, giusto per la cronaca, appare nell’episodio pilota di Dr. House – era l’ideale per catturare l’attenzione e le passioni del pubblico televisivo: curriculum scolastico impeccabile, figlia modello, attivista volontaria di un’associazione per senzatetto. E una doppia vita alle spalle: cocainomane, vittima di abusi sessuali e coinvolta in certe attività poco lecite di un casinò. Potevano forse gli spettatori americani – e poi di tutto il mondo – rimanere indifferenti a un personaggio simile?
A una serie che si concede il lusso di mostrare la sua protagonista già cadavere nel pilot?

La risposta è, ovviamente, no.
La grande rivoluzione di Twin Peaks, almeno nella sua prima stagione, che constava di otto episodi, fu il fatto di tentare un approccio cinematografico alla serialità televisiva (cosa decisamente rivoluzionaria per l’epoca). Tutto il resto venne dopo. Un resto che faceva parte del folle immaginario lynchiano, e che permeava l’intera serie di eventi soprannaturali, presenze maligne (BOB, per esempio: un’entità malvagia che si nutre delle paure delle persone – vi ricorda qualcuno – e si impossessa di loro per compiere efferatezze), nani e giganti.
Lo straordinario successo di questa prima stagione fu, paradossalmente, la principale causa del declino della serie.
La ABC ne ordinò una seconda stagione, subodorando le potenzialità della narrazione, e tradendo contemporaneamente lo spirito originario di Twin Peaks e le intenzioni di Lynch, che non avrebbe mai voluto rivelare il colpevole dell’omicidio. La cosa, ai parrucconi della ABC, parve assolutamente inconcepibile. La seconda serie partì nel peggiore dei modi, con un Lynch scontento che di lì a poco avrebbe abbandonato la produzione, sconfessando la sua stessa creatura. Di seguito, l’intro alla serie.