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Brunetta replica a Gabanelli, la Rai risponde al parlamentare Pdl

Ieri in audizione in commissione di Vigilanza Rai i vertici della tv pubblica hanno risposto ad una domanda del capogruppo Pdl alla Camera

pubblicato 31 Ottobre 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 12:31

Dopo la presa di posizione di Milena Gabanelli sulla vicenda dei contratti milionari dei conduttori e dei costi dei programmi Rai, arriva puntuale la replica di Renato Brunetta, colui che in prima fila da mesi promuove una battaglia che molto spesso appare strumentale e fine a se stessa.
Il capogruppo Pdl alla Camera ha risposto così all’invito avanzato dalla conduttrice di Report di rimandare ogni valutazione sui compensi dei conduttori Rai alla presa di conoscenza dei numeri di costi e ricavi delle trasmissioni:

In questo coglie al centro il problema: l’opacità dei numeri della tv di Stato. Pochi sanno, per esempio, che mentre crollano i ricavi pubblicitari, con una riduzione del 23% nel 2012 e previsioni di almeno un ulteriore -15% nel 2013, crescono i costi per acquisti di beni e servizi dall’esterno.

Secondo Brunetta, “i conduttori, Gabanelli per prima, nascondono la testa sotto la sabbia” ed è tutto da dimostrare che i loro programmi facciano guadagnare la tv di Stato. Quindi ha aggiunto:

Quali voci entrano nei costi? Solo i costi dei singoli programmi o anche, come è corretto, quota parte dei costi generali? E in che misura? E sulle entrate pubblicitarie i contratti prevedono o no una restituzione in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di ascolto? Sono questi solo esempi di una trasparenza richiesta e mai attuata.

L’ex ministro ha proseguito rivolgendosi all'”economista Gabanelli” e specificando che “in un’azienda sana, e a maggior ragione nella televisione di Stato, una trasmissione che realizza più ricavi che costi, magari anche perché collocata nella fascia oraria con maggiori ascolti e introiti pubblicitari, dovrebbe e deve servire per garantire alla stessa azienda la possibilità di fare altri programmi in altre fasce orarie, meno “nobili”, e che magari incassano molto poco dal mercato pubblicitario”. Cioè gli altri introiti di una determinata trasmissione andrebbero redistribuiti all’interno dell’azienda per finanziare programmi che, pur senza garantire entrate economiche altissime, sono decisivi nella funzione di servizio pubblico da parte della Rai.

Brunetta, infine, ha chiesto alla “nota economista Gabanelli” di “rivedere le sue dichiarazioni”; noi di TvBlog notiamo che la risposta del parlamentare Pdl fatica a porre obiezioni nel merito rispetto a quanto detto dalla giornalista. Per esempio nessun riferimento nella lettera inviata da Brunetta a l’Unità è presente alle “improduttività da sanare” in particolare nelle sedi regionali della tv pubblica; non a caso la Gabanelli aveva chiarito già in prima battuta che tali nodi non vengono affrontati dalla politica perché essa altrimenti “dovrebbe rinunciare al suo personale ufficio di collocamento”. Il silenzio di Brunetta su tale questione pare darle ragione.

In chiusura segnaliamo che ieri in audizione in commissione di Vigilanza Rai, la presidente Anna Maria Tarantola e il direttore generale Luigi Gubitosi hanno risposto così alla richieste di Brunetta di inserire nel contratto di servizio quanto è riportato nel dl 101 sulla Pubblica amministrazione, che al comma 11 dell’art. 2 prevede anche per la Rai l’obbligo di comunicare alla presidenza del Consiglio e al ministero dell’Economia il costo annuale del personale, relativamente ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo:

Se la legge ci chiede di comunicare il costo del personale, relativamente ai rapporti di lavoro dipendente o autonomo, lo faremo. Finora riteniamo di non essere stati inadempienti.

a Renato Brunetta (Pdl) che

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