Home Notizie Conversazione con una televenditrice: Ilaria Giorgino. Da Sergio Baracco ad Aiazzone, da Roberto ai giorni nostri

Conversazione con una televenditrice: Ilaria Giorgino. Da Sergio Baracco ad Aiazzone, da Roberto ai giorni nostri

Dall’archeologia televisiva ai giorni nostri.

pubblicato 13 Giugno 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 04:05

Pensate a quante professionalità meno visibili esistono in televisione. Quante nicchie, quante realtà troppo spesso inesplorate, lontanissime dal mainstream. E pensate che, in qualche modo, si può Ilaria Giorgino è una “televenditrice”: presenta programmi di televendite su HSE24. Ebbene sì, la figura professionale che ha segnato una lunga fetta di tv commerciale e locale esiste ancora. E, attraverso l’esperienza di Ilaria, ecco che proviamo a proporvi un viaggio in un mondo televisivo che, nell’immaginario collettivo, resta sempre a margine ma, come tutto ciò che va in tv, ha un dietro le quinte pieno di umanità che può essere divertente e interessante esplorare. Anche perché è un modo per scavare in ricordi televisivi archeologici e contemporanei, fra tormentoni e imitazioni, personaggi di culto e storia della tv.

Fra i televenditori “storici” ricordiamo Guido Angeli, del mobilificio Aiazzone, e il suo celeberrimo motto «Provare, per credere!». Chi fa televendite oggi ha qualche modo di dire, qualche tormentone? Prova a costruirli, a “creare linguaggio”?

Il “tormentone” colpisce il pubblico, rimane nella memoria e viene ripetuto dalla gente che lo ha in qualche modo “assimilato”, quindi è normale che nello spettacolo se ne faccia un largo uso, è evidente come questo accada fra i presentatori più amati e i comici delle trasmissioni di maggior successo. Nel teleshopping valgono le regole dello spettacolo e dell’intrattenimento, messe al servizio della vendita, quindi anche in questo campo, se si trova un tormentone che colpisce e “lascia il segno”, ben venga. La ricerca del linguaggio poi è fondamentale per chi si occupa di comunicazione, sia che questa venga utilizzata col fine della vendita, dell’intrattenimento o dell’informazione».

Ci sono dei televenditori che sono diventati dei veri e propri personaggi “cult” o che hanno ispirato straordinarie parodie (pensiamo a quelle di Corrado Guzzanti, su tutte, oppure all’indimenticabile Chef Tony). Può essere, questo, una specie di traguardo per un televenditore?

«Suppongo possa considerarsi un segnale positivo, anche perché chi diventa un personaggio “cult” è riuscito a colpire profondamente lo spettatore, e questo è gratificante. Non so dire se questo però sia un traguardo per tutti i televenditori, perché oggi molti professionisti dello spettacolo si dedicano alle televendite, e immagino che per loro (come per me) sia importante l’affermazione della loro professionalità a 360° a seconda dell’ambito da cui provengono (musica, cabaret, teatro) piuttosto che avere un’immagine molto forte, ma legata esclusivamente al settore del teleshopping».

Nell’era dell’e-commerce, qual è il target perfetto per un televenditore?

«Credo che un pubblico attento e curioso sia il target migliore, perché nel momento in cui ti guarda lo fa con interesse. E poi è bello interloquire, anche se solo virtualmente, con qualcuno che ti segue perché ti ha scelto, ed è incuriosito o divertito da quello che fai e dici. Questo è anche l’atteggiamento che dà poi spazio all’impulso all’acquisto, quindi oltre alla gratificazione, viene raggiunto lo scopo della televendita».

Essere televenditore per te è un passaggio della tua carriera o è un punto di arrivo? Andrai in pensione da imbonitore tv?

«Pensione? Ahahah! Ehm.. Ok scusate.. Visti i tempi.. Rispondo seriamente, è meglio.. Io sono un’attrice, e quello della televenditrice è uno degli aspetti del mio lavoro. Mi pongo nell’ottica di presentare dei prodotti, che in più sono in vendita. Spero che la mia carriera prosegua sì con le televendite, ma anche con il teatro e con il doppiaggio. Questo comunque è un mestiere strano, non si può prevedere quale aspetto prevarrà nel corso del tempo».

«La vita è fatta di piccole solitudini», ha scritto Roland Barthes ne “La camera chiara”. Quali sono le piccole solitudini di un televenditore?

«Posso farmi una domanda e darmi una risposta? E’ più facile.. Mmh.. A dire il vero non mi sento mai sola, in questo aspetto del mio lavoro. Quando presento un prodotto, immagino le persone a cui mi rivolgo e mi immedesimo in loro. Non le vedo, ma mi è ben chiaro con chi sto parlando. Le mie piccole solitudini, neanche troppo piccole a volte, si presentano più nell’ambito del mio lavoro come attrice, quando penso al Teatro, al lavoro dell’attore, e mi guardo intorno riscontrando una realtà piuttosto desolante».

Chi sono i maestri di un televenditore?

«In generale non saprei, non conosco i televenditori, perché prima di lavorare per HSE24 non conoscevo troppo bene il mondo delle televendite. Posso parlare per me. Ammiro i grandi presentatori, la loro disinvoltura e padronanza della scena. Cerco di “rubare” (con tutti i miei limiti, per quel che posso) da chi è più bravo di me. Non ho un modello come “televenditore”, nessun maestro, ma ho messo a frutto gli studi fatti per la recitazione. Diciamo che per me la ricetta è questa: gli ingredienti fondamentali, in parti uguali, sono la spontaneità e la verità, a cui aggiungo un pizzico di linguaggio del corpo, una manciata di lavoro sull’uso della voce, e una spruzzatina di mimica facciale. Su tutto spolvero un po’ di PNL, che aiuta ad aggiustare il tiro».

Come e dove si impara a televendere? C’è una scuola? O siete tutti autodidatti?

«Non credo esista una scuola, e a HSE24 ognuno di noi presentatori ha un percorso professionale diverso. Siamo autodidatti nell’ambito della vendita televisiva, ma tutti abbiamo alle spalle un percorso formativo che è stato “adattato” e applicato al teleshopping. Questo però non significa che non ci siano momenti di formazione interna in HSE24, noi presentatori siamo stati preparati, ci hanno trasferito i valori tipici di HSE24, quelli che ogni giorno cerchiamo di trasferire ai telespettatori, e cioè: la qualità, la trasparenza, la sicurezza, l’onestà».

Quali sono i top seller in questo periodo?

«Sono molti in realtà i prodotti che in poco tempo sono diventati dei veri e propri best seller. a partire dai diversi capi di intimo modellante che hanno letteralmente conquistato le nostre clienti, agli attrezzi immancabili per il fai da te come il taglierino multifunzione World Tool, oppure i prodotti per le pulizie del Professor Amos (un personaggio vulcanico e travolgente) … cerchiamo di presentate ai nostri spettatori prodotti sempre nuovi ed interessanti, anche durante l’evento per celebrare il nostro primo anniversario abbiamo presentato alcune novità che già hanno dimostrato di essere molto apprezzati dai nostri clienti».

Un televenditore cosa comprerebbe da una televendita?

«Ah, io mi sono “auto venduta” diverse cose! Mi capita di comprare dei prodotti che presento e che mi piacciono, soprattutto cose per la cucina, che è la mia passione».

Ogni televendita odierna discende da una trimurti. Sergio Baracco a inizio anni novanta con il suo vubino vosso sangue di piccione, proponeva una intera weltanschauung: la ricchezza per tutti, con i gioielli che gli anziani tenevano nel cassettone della tapparella, diffusi e moltiplicati all’infinito da Valenza Po. La stessa democratizzazione di status symbol che proponeva Roberto da Crema, il baffo, con i suoi Watch: temibili e ben permeabili emulazioni fallite degli Swatch. Una democratizzazione che Roberto personalmente poi evitava, non guidando una Perrari: bensì una Ferrari 308 GTB, se ben ricordiamo. Infine il terzo pilastro: altrettanto superfluo (quindi indispensabile) per tutti: con l’arte, con le varie TeleElefante, con Corbelli che diventa case study di imprenditore di successo, salvo collassare una quindicina d’anni fa con tutto TeleMarket. Cosa è rimasto oggi di quella leggendaria, luminosa epoca d’oro della televendita?

«E’ rimasto ciò che era, ovvero lo specchio di quel periodo storico e di un società evidentemente disposta a fruire di quel tipo di prodotto, si trattava a volte di prodotti di scarsa qualità, proposti tramite televenditori che, per vendere,  dovevano necessariamente essere o diventare dei personaggi; Oggi il teleshopping è diventato un modo facile, comodo e sicuro, per acquistare prodotti che non solo sono utili, ma anche curiosi, esclusivi e con una qualità ed un servizio spesso ben superiori a quello che si trova nei negozi.
Sicuramente oggi oltre alla grande attenzione per i prodotti, si punta molto sulla comunicazione, sull’intrattenimento, oltre che, ovviamente sulla vendita. Dei “Pionieri” del settore rimane sicuramente l’energia che ci mettevano e il coraggio di avventurarsi in un territorio che all’epoca delle cose citate era ancora poco esplorato, quindi, in ogni caso, chapeau».