Home Notizie Confalonieri scrive al Financial Times: “Tv generalista ricca di contenuti”

Confalonieri scrive al Financial Times: “Tv generalista ricca di contenuti”

Dopo un articolo di Tony Barber che accusa Mediaset e Rai di proporre programmi di scarsa qualità il presidente di Mediaset risponde a tono.

pubblicato 4 Giugno 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 04:18


Fedele Confalonieri reagisce all’articolo di Tony Barber, giornalista del Financial Times, che qualche giorno fa aveva definito l’offerta televisiva di Mediaset e Rai “priva di immaginazione, per non dire imbecille”. Secondo il quotidiano finanziario inglese ai telespettatori italiani vengono rifilati programmi pieni di “veline poco vestite” e programmi d’informazione “contaminati dalle influenze politiche”. Il pezzo di Barber in realtà sottolinea come Mediaset sia, a suo dire, in declino snocciolando dati finanziari e valutazioni legate al quadro legislativo in cui opera la società (sottolineando una discontinuità segnata dalla caduta del governo Berlusconi).

Il tema centrale dell’articolo non è dunque la qualità dei palinsesti, anche se il giornalista sembra chiaramente indicare nell’avvento di Sky la nascita di una vera alternativa al piattume della programmazione delle generaliste (Rai inclusa). Questa alternativa è indicata fra le cause che determinano l’indebolimento (economico) di Mediaset. La lettura appare tutto sommato superficiale, d’altra parte i quotidiani stranieri sono spesso poco teneri con tutto ciò che riguarda il nostro paese, senza contare che proprio il Financial Times aveva già mostrato anni fa di non gradire la scarsa qualità e l’uso del corpo delle donne nella tv nostrana.

Passato sostanzialmente sotto silenzio in Italia l’articolo di Barber deve la sua fama alla reazione di Confalonieri. Il presidente di Mediaset ha affidato ad una breve lettera, pubblicata oggi dal quotidiano, la sua risposta:

La tv generalista italiana, pubblica e privata, ha una ricchezza e una completezza di offerta superiore a quella media dei broadcaster mondiali. Basta guardarla per prenderne atto. Oltre alla massiccia produzione domestica – fiction, intrattenimento, tg e programmi d’informazione – acquistiamo e trasmettiamo tutti i principali format d’intrattenimento internazionali, tutti i grandi eventi sportivi, tutti i film e le serie tv delle major anglosassoni. Non c’è praticamente successo televisivo offerto nel mondo che non arrivi ai telespettatori italiani della tv generalista gratuita, grazie al lavoro di migliaia di dipendenti e professionisti italiani del settore.


Confalonieri la butta sul patriottismo:

Qui non c’entra la politica, l’economia o la cultura. C’entra un’arroganza che sfiora un razzismo simile a quello de “Il fardello dell’uomo bianco” di Rudyard Kipling. Il signor Kipling parlava dell’Inda del 1899, ma il signor Barber invoca la civilizzazione dell’Italia nel 2012 ed ha un’idea precisa di chi la porterà: la tv di Rupert Murdoch.

Polemiche nazionalistiche a parte appare curioso che il presidente di Mediaset non abbia altro da obiettare, soprattutto per quanto riguarda le fosche previsioni del Financial Times sul futuro dell’azienda.

Foto | © TM News