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The Opinion Reader/1: “La Gialappa’s non ha più idee dal ’96” / “Il successo senza essere amici di Maria”

Torna The Opinion Reader. Ovvero quello che noi non siamo riusciti a dirvi, e che abbiamo letto da (ben) altri. Non il solito bignami delle dichiarazioni dei vip, ormai inflazionate sui social network, ma un ritorno al valore degli editoriali, delle opinioni critiche e della riflessione metatelevisiva, di addetti ai lavori come di personaggi dello

pubblicato 18 Marzo 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 06:09


    Torna The Opinion Reader. Ovvero quello che noi non siamo riusciti a dirvi, e che abbiamo letto da (ben) altri. Non il solito bignami delle dichiarazioni dei vip, ormai inflazionate sui social network, ma un ritorno al valore degli editoriali, delle opinioni critiche e della riflessione metatelevisiva, di addetti ai lavori come di personaggi dello spettacolo.

Arisa: “Si può farcela anche senza essere amici di Maria”

Intervistata da Vanity Fair (n. 11 del 21 marzo 2012) per la storia di copertina, la cantante prende una posizione coraggiosa contro il sistema e rivendica la sua indipendenza:

“Io non sono figlia di Maria. Io non sono neanche amica di Maria, non ho santi in paradiso né politici a cui sto simpatica, eppure mi pare che ce la stia facendo. Ho campato anni e anni con 600 euro al mese, mi sono fatta fregare da tutti i manager che ho avuto, ma adesso ho i soldi sufficienti per fare un mutuo e comprarmi un bilocale a Milano”.

Giacomo Papi inquadra il fenomeno della tv su Twitter

In un editoriale della sua rubrica ‘Cose che non vanno più di moda’, su D – La Repubblica (n. 782 del 10 marzo 2012, anno 17), il giornalista si chiede perché ci divertiamo a vedere la tv di più con uno sconosciuto online, che con un amico accanto:

“Grazie a Internet, oggi, un pubblico non lo si nega a nessuno. Così tutti mettono in scena la cronaca mondana di se stessi. E’ un’ ipnosi collettiva grazie alla quale ognuno può fingersi famoso e gli altri possono fingere di credergli. A patto di essere ricambiati. Accade spesso quando si commenta la tv su Twitter, preferendo alle battute di chi ti sta vicino quelle di uno sconosciuto che scrive chissà dove. Ma la distanza è una droga che dilaga e vanifica il momento presente”.

Stefania Carini viviseziona lo show della Guzzanti

Sulla sua rubrica Lateledipendente, visibile online sul sito del quotidiano Europa, l’analista di tv spiega perché, secondo lei, Un due tre stella fa rimpiangere Panariello:

“A Sabina Guzzanti il monologo non si addice. Le sue tirate hanno alcuni difetti imperdonabili. Vogliono indottrinarci elencandoci quello che non va, quello che è giusto e quello che è sbagliato, e sono scoordinate, mancano di costruzione comica e talvolta linguistica, così par di leggere certi suoi tweet e non un pezzo di satira compiuto. Poi manca il ritmo, tutto va così a rilento.
E allora ci viene da pensare a Panariello: almeno un po’ più di ritmo là c’è, applicato magari al vuoto, che però è molto meglio del falso pieno. Ovvero credere di essere depositari della verità assoluta. Abbiamo aspettato per tutta la serata che Sabina si travestisse da altro da sé, in modo da non sorbirci l’Ideologa. Ma ha prevalso questa identità, al di là di una Annunziata e di una Palombelli. Vecchi personaggi, vecchia tv”.

Gregorio Paolini scagiona Freccero

Il produttore e autore dei suoi programmi ora è anche opinionista di tv sul suo blog Gleenville. Non poteva risparmiare il suo illuminante punto di vista sul caso Freccero, che è stato spesso anche il suo direttore:

“Perdere Freccero per una sfuriata telefonica (trasformata magari in un insidioso trappolone) vorrebbe dire perdere il più grande creativo tv su piazza (ricordiamoci che anche la sua Rai4 è un indubbio successo editoriale) per una voce dal sen fuggita, in una conversazione, diciamolo pure, del tutto privata. Ma una parola sbagliata è assai meno grave degli atti sbagliati che possono essere ascritti a tanti manager della televisione. Altro discorso è questa storia per cui si registra senza dirlo. Va bene se devi far parlare un camorrista, ma se diventa la regola vorrei vivere in un altro Paese”.

Caterina Guzzanti non lavora più con la “vecchia” Gialappa’s

La sorellina minore di Sabina, in un’intervista a Vanity Fair (n. 11 del 21 marzo 2012), dice di voler fare uno show veramente tutto suo. A tornare a lavorare con il trio più inflazionato della tv manco a parlarne e lei ha una precisione visione sull’argomento:

“Anche loro, come me, sono campioni di pigrizia. Ci ho lavorato un anno, poi avevo proposto un personaggio che non gli piaceva, così ho chiesto se avevano loro qualche idea e mi hanno risposto ‘Non abbiamo più idee dal ’96’. Infatti ho smesso”.