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No Tav – Denunciati i giornalisti di Servizio Pubblico per violazione di sigilli e di area di interesse strategico

Insieme a 14 attivisti, fonti della magistratura comunicano l’ipotesi di reato.

pubblicato 6 Marzo 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 06:29


I giornalisti di Servizio Pubblico che si stanno occupando della protesta No Tav e che curano le inchieste di Servizio Pubblico sul progetto della Torino-Lione (quindi, verosimilmente, coloro che hanno realizzato lo speciale “La Valle è mia”) sono stati denunciati. Lo riporta La Repubblica online, citando fonti giudiziarie.

Repubblica spiega che i No Tav che lunedì scorso (il giorno della caduta dal traliccio dell’alta tensione di Luca Abbà si erano inoltrati fino alla Baita Clarea (il presidio del movimento nei pressi di quello che dovrebbe diventare un cantiere) sono stati accusati di violazione di sigilli: fra loro c’erano anche i giornalisti che stavano girando il servizio.

L’ipotesi di reato è di violazione di sigilli (la Baita era stata sigillata) e violazione dell’ordinanza del Cipe che ha decretato l’area intorno alla zona impropriamente definita “cantiere” di Chiomonte di interesse strategico nazionale.

Indipendentemente dalla posizione che si possa avere sulla questione (quella del sottoscritto è stata abbondantemente chiarita e motivata da penne ben più illustri: basta leggere, per dire, gli articoli dell’economista Marco Ponti su LaVoce.info: non si tratta certo di un anarco-insurrezionalista antagonista), ci sono serie considerazioni da fare. Perché la denuncia significa, di fatto, che in quella zona in Val di Susa si apre una sacca dove la sospensione della democrazia è tale per cui anche la libertà di stampa e di informazione viene interdetta.

Eppure c’è un articolo della nostra Costituzione, il 21, che recita, fra le altre cose:

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.