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L’estetica del fermo immagine

Bentrovati, o lettori. La mia prolungata assenza deriva ahimé dal fatto che esistono luoghi, in Italia, dove si può essere dimenticati da Dio, dagli uomini e persino dalla connessione internet. In particolare se questi luoghi sono serviti da un non meglio precisato servizio-satellite che smette di funzionare col maltempo (non so se avete notato, ma

17 Settembre 2006 06:35

Jessica Fletcher Bentrovati, o lettori. La mia prolungata assenza deriva ahimé dal fatto che esistono luoghi, in Italia, dove si può essere dimenticati da Dio, dagli uomini e persino dalla connessione internet. In particolare se questi luoghi sono serviti da un non meglio precisato servizio-satellite che smette di funzionare col maltempo (non so se avete notato, ma guarda caso c’era proprio maltempo). In particolare se per qualche motivo oscuro non si riesce nemmeno a collegarsi con un 56k perché appena si prende la linea con un qualsiasi provider, questa crolla ineluttabilmente.
Che c’entra con la tv, direte voi. C’entra, e intanto fa da captatio benevolentiae nei vostri confronti, visto che qui si è debitori di parecchie cosette. Ma c’entra anche perché in questi luoghi che ti tagliano fuori dal mondo accade una cosa assurda: persino Nostra Signora Televisione ha dei problemi. E’ così che – suppongo a causa di un blocco digitale, o qualcosa del genere – il televisore collocato nella stanzetta d’albergo che mi ha ospitato per qualche giorno si è fermato. O meglio, solo RaiUno si è fermata, per un’ora circa, su un fermo immagine di Jessica Fletcher (alias Angela Lansbury), con i consueti occhi strabuzzati del non-ci-posso-credere-ommioddio (gli stessi per duecentosessantaquattro episodi da 60 minuti. Tanto durò la serie tv più replicata dagli italiani). Lo potete vedere anche voi: è durato talmente tanto che ho avuto il tempo di organizzarmi per riprodurlo digitalmente a qualità decente, nonostante non avessi nulla di utile con me, coinvolgendo nell’operazione-fotografia un paio di addetti dell’albergo in caccia di una digitale.
Ebbene, visto il fermo immagine, ho compreso improvvisamente tutti i misteri dell’Auditel e dello share con il monoscopio in onda, o con lo studio vuoto di Quelli che il calcio… ai tempi di Fazio, o, o, o… Sono rimasto lì, ipnotizzato, a vedere il televisore con Jessica. O meglio, prima – ovvio – ho scanalato per cercare di capire, e questa surreale irrealtà voleva che, col temporale fuori, tutti gli altri canali a trasmettere il loro flusso di parole e immagini, RaiUno fosse l’unica a risentirne e rimanesse lì, come me, fissa su un fermo immagine.
Non era nemmeno tanto male, come programmazione.