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CALCI IN FACCIA E DOVUNQUE ALLA TV…

Torno dalla Mostra del cinema di Venezia, dove ha vinto il film cinese “Still life” di Jia Zhang-Ke. Nello stupore di tutti. Strane coincidenze. Vince la Cina proprio quando settecento imprenditori e uomini di affari italiani sono provvisoriamente “emigrati” a Pechino, Shangai e dintorni per vedere[…]

pubblicato 11 Settembre 2006 aggiornato 11 Febbraio 2021 07:32

Torno dalla Mostra del cinema di Venezia, dove ha vinto il film cinese “Still life” di Jia Zhang-Ke. Nello stupore di tutti. Strane coincidenze. Vince la Cina proprio quando settecento imprenditori e uomini di affari italiani sono provvisoriamente “emigrati” a Pechino, Shangai e dintorni per vedere che cosa si può fare con quel popolo miliardario (non solo nel numero degli abitanti, a quanto pare). Che Muller, delizioso e riservato direttore della Mostra, esperto di cinema cinese e molto vicin0 a quel paese per averci anche vissuto,sia riuscito a convincere la giuria presieduta da Catherine Deneuve a darci la mano sul piano della diplomazia della cultura a braccetto degli affari?
Intanto, gli emigrati italiani veri, quelli del primo Novecento, raffigurati da Emanuele Crialese nel suo bel “Nuovomondo” hanno ottenuto un Leoncino piccino picciò come film “rivelazione”. Crialese, che ha un buon carattere ed è un bravo regista, ha sorriso, non si butta via niente, e niente butta lui che ha vinto a Cannes e si è coperto di gloria a Parigi e altrove. Noi i nostri emigranti, anche quasi famosi, li trattiamo da mezzi esordienti in tardiva rivelazione.
Poi, un’altra coincidenza. La fine della Mostra del cinema di Venezia è avvenuta nel giorno della prima giornata del campionato di calcio “aggiustato” dopo Moggi e Calciopoli, proprio quando lo stesso Moggi ha forse chiesto e ottenuto di andare dalla Ventura a “Quelli del calcio…”, o magari lo hanno invitato. La stessa cosa era accaduta per Tangentopoli: usciti dal tribunale o dalla cella, molti protagonisti di quella vicenda sono comparsi regolarmente e incazzosamente sul video. Il video! Supremo tribunale della coscienza o dell’incoscienza. Vedremo più avanti il motivo che spiega meglio la citazione del campionato e dei calci.
Terza coincidenza.

L’uscita di scena della Mostra e l’entrata in scena di un articolo di Ilvo Diamanti sulla “Repubblica” intitolato “Ma il centrosinistra sa usare le tv?”. In questo articolo si accusa il centrosinistra di non saperlo fare e, al di là delle accuse di strabismo e cecità, va oltre, nel senso che mette a confronto la tv pubblica Rai e le reti private e soprattutto la satellitare Sky, sottolineando difficoltà di vario genere- anche tecniche- della tv pubblica rispetto alla concorrenza che si va facendo ogni giorno più aggressiva, specie da parte dei canali di Murdoch. Dall’articolo esce l’immagine di una tv stanca e svogliata, più presa dai contrasti politici e dalle chiacchiere che dalla qualità dei programmi d’ogni tipo.
Venendo da Venezia, il verdetto della giuria, tenendo conto di queste “coincidenze”, mi ha fatto pensare per una ragione specifica. La tv, anzi le tv quest’anno, hanno seguito la Mostra con minore attenzione del passato, mi è parso. Io ero lì per le dirette di RaiSatCinemaWorld e credo di avere capito che solo in tg e qualche rete si sono appassionati alle cronache e ai commenti. Niente di nuovo o di inventivo. Ordinaria amministrazione.
Ma ho notato anche che il verdetto ha fotografato una situazione: cinema senza tv, o tuttavia cinema che cancella tv. Il film cinese è la sintesi perfetta di questa separazione. Il film “Coeurs”di Alain Resnais vive solo di cinema per i cinefili. Così pure, in Europa, “Daratt” del regista Mahamat-Saleh Haroun, Ciad: destinato a uscire chissà quando e purtroppo, alla fine, nei cineclub. Non ne parliamo poi della pellicola di Straub-Huillet, ” Quei loro incontri ” che è già stata trasmessa a Fuori Orario a tarda notte da Rai3, il club dei club. La tv esclusa o sopportata.
La tv sopportata come quella di “Nuovomondo” di Crialese, eppure una tv (in questo caso Rai) che ha fornito una chanche importante a un regista che ha mano, stile, cuore e testa.
La tv, a Venezia come peraltro a Cannes e in molti altri festival, è dovunque e comunque non c’è. Aiuta, finanzia, informa, diffonde ma l’idea che si sta affermando e la sua negazione: è buona soltanto per sostenere e non per creare, per figurare lateralmente o per arrossire di esserci e di avvicinarsi all’èlite di celluloide.
Tutto ciò accade proprio mentre i mezzi elettronici (e televisivi) stanno scalzando la sala buia, la pellicola, lo schermo grande…
Insomma, calci in faccia o dovunque alla tv(meritati e meno meritati), e spazi ridotti purchè si umilii e cerchi di espiare il fatto che ha preso con prepotenza e insinuante avidità il cuore di spettatori che un tempo avevano di fronte una proposta artistica, sempre, anche quando i generi erano poveri e destinati a far ridere.
Calci alla tv che usurpa il trono di Fellini e di Totò, e di qualche film cinese.
Ma la domanda vera che incombe e cerca invano una risposta: chi sa usare oggi la tv?
ITALO MOSCATI