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Auditel, target commerciale, stangata e approfondimenti

Prosegue il dibattito sull’Auditel: dopo la multa dell’Antitrust, i commenti.

pubblicato 15 Dicembre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 01:10


C’è un fatto da cui partire: la multona dell’Antitrust di ieri ha dato un duro colpo alla credibilità dell’Auditel. Magari non nella percezione collettiva, né fra coloro che hanno sempre e solo considerato i dati d’ascolto per quelli che sono: misure statistiche, cui è associato un errore (che non viene mai comunicato né raccontato); misure statistiche utilizzate per raccontare, molto spesso, un’Italia che non c’è, confondendo volutamente nei titoli e nei toni i telespettatori con gli italiani tutti («un italiano su tre ha guardato», «mezza Italia segue», oppure, con enfasi da televoto, «gli italiani hanno deciso»). Gli italiani sono circa 61 milioni (il censimento ne dirà di più in merito). I telespettatori italiani sono molti meno: la gente esce, va al cinema, a teatro, al circo, al bar. L’equivalenza narrativa italiani=telespettatori è semplicemente una semplificazione giornalistica che fa comodo per esaltar successi o stroncare insuccessi.

Ma qui si va oltre, perché l’Antitrust parla di abuso di posizione dominante per favorire i propri azionisti di maggioranza, di dati falsati e gonfiati. Questa è una faccenda che va ben oltre la semplice constatazione del fatto che l’Auditel sia una convenzione per una misurazione statistica e per gli investimenti pubblicitari, che poi per varie ragioni è sfuggita di mano ed è diventata sinonimo di quantità e qualità.

Sul tema Auditel, ci invita alla riflessione Gregorio Paolini, con due pezzi. Uno sul target commerciale, uno, più generico, sul mestiere dell’Auditel. Sono pezzi articolati, da leggere e da commentare con calma e con spazi un po’ più ampi: lo faremo presto.

Per il momento, mi sento di sottolineare un paio di questioni: anche se in tutto il mondo i dati di rilevazione “statistica” delle trasmissioni televisive sembrano essere così importanti, il sistema di rilevazione è, semplicemente, obsoleto e anacronistico. Con le tecnologie digitali si può fornire una rilevazione molto più puntuale e con un margine di errore sempre più basso.

E’ importante dar rilevanza agli ascolti per evitare i crolli degli investimenti pubblicitari? Bene, è comprensibile e fa parte del sistema editori-inserzionisti. L’errore narrativo, probabilmente, è stato trasformare questo sistema in un’esaltazione autoriferita: l’errore è stato esaltare gli ascolti dentro alla tv (una specie di parallelepipedo sempre più sottile che non può fare a meno di parlare di se stessa), farli diventare questione di lotta per generare tifoserie e per alimentare un sistema che prima o poi sarebbe crollato. Se l’Auditel fosse rimasto quel che era (ovvero, una misura statistica per dare un parametro agli investitori e per chiudere i contratti), molte storture non si sarebbero mai verificate.
Ma oggi ha ancora senso pubblicare e dare rilevanza ai dati Auditel? Voi che ne pensate?


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