Home Serie Tv American Horror Story: dai creatori di Glee una serie tv che gioca con le paure e la suspence, da stasera su Fox

American Horror Story: dai creatori di Glee una serie tv che gioca con le paure e la suspence, da stasera su Fox

Su Fox (canale 111 di Sky) American Horror Story, la nuova serie dai creatori di Glee e Nip/Tuck

pubblicato 8 Novembre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 02:09


Con “American Horror Story”, la nuova serie tv in onda stasera alle 22:45 su Fox (canale 111 di Sky), Ryan Murphy e Brad Falchuck escono dal contesto pop ed adolescenziale di “Glee” per rituffarsi (a loro si deve anche “Nip/Tuck”) nelle atmosfere cupe ed inquietanti dell’animo umano e delle sue paure.

Questa nuova serie, in onda attualmente in America su Fx (e giunta in Italia ed in numerosi altri Paesi quasi in contemporanea grazie ad un accordo con Fox Channels Italy), punta infatti più che allo spavento a tutti i costi alla rappresentazione delle più grandi paure dell’uomo moderno. L’orrore, il tema portante dello show fin dal titolo, altro non è che quello portato dalla rottura di un equilibrio difficilmente raggiunto, dall’arrivo di nuove persone nella propria vita o da un fallimento, sia esso professionale che sentimentale.

Un catalogo di angosce e timori che viene sfogliato puntata dopo puntata attraverso la storia di una normale (all’apparenza) famiglia americana, gli Harmon, composta dallo psichiatra Ben (Dylan McDermott, Bobby in “The Practice”), Vivien (Connie Britton, Tami in “Friday Night Lights”) e la figlia Violet (Taissa Formiga), che decide di lasciare Boston e la brutta esperienza che i due coniugi hanno vissuto per ripartire da zero a Los Angeles. La loro rinascita, però, avviene tra le mura di un’antica casa, nella quale, prima di loro, si è consumato un atroce delitto.

American Horror Story
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Ma questo sarà l’ultimo dei problemi per gli Harmon, che in giro di poco si trovano di fronte ad una serie di personaggi che, chi più chi meno, è legato alla casa stessa: si passa dalla domestica Moira (Frances Conroy, Ruth in “Six feet under”, ma interpretata, nella sua versione giovane, da Alex Breckenridge), capace di scombussolare gli ormoni di Ben, alla vicina di casa, l’invadente Constance (Jessica Lange, per la prima volta in un ruolo fisso per la televisione) e sua figlia Addy (Jamie Brewer), l’unica che sembra aver compreso appieno l’essenza dell’abitazione.

Poi c’è Tate (Evan Peters), uno dei pazienti di Ben che si prende una cotta per Violet, e Larry (Denis O’Hare, Russel in “True Blood”), uno dei proprietari passati della casa, i cui demoni lo hanno portato a compiere un gesto atroce verso i suoi cari. Come avrete capito, al centro della storia c’è una casa, quella in cui vanno ad abitare gli Harmon, da cui gli autori traggono storie appartenenti al passato ed i vari abitanti della villa prima del loro arrivo (tra cui troviamo Zachary Quinto). Così, alcune puntate si aprono con flashback degli anni ’60, ’80, fino ad arrivare al primo proprietario, fonte originaria di alcuni dei misteri mostrati. Il tutto, con l’inquietante presenza di un soggetto, interamente vestito di latex, che compare a sorpresa durante gli episodi ed interagisce senza parlare coi personaggi.

Sebbene da “American Horror Story”, stando almeno alla presentazione fatta prima della messa in onda, ci saremmo aspettati più scene macabre e meno momenti drama, c’è da dire che gli autori sono riusciti a giocare benissimo con il tema che si erano promessi affrontare: la paura. Chi cerca una serie splatter rimarrà deluso, perchè la paura non vuol dire per forza omicidi e sangue, ma anche altro. Ecco perchè, come abbiamo scritto sopra, la serie mostra un variegato catalogo dei timori più diffusi nella nostra società: dalla paura di essere traditi a quella di restare soli, passando per quella di non essere accettati, di dover ammettere un segreto e di vedersi vivere una vita diversa da quella che si voleva vivere.

Ovviamente, ci sono anche le paure più classiche: come quella di trovarsi estranei in casa, di una rapina, di perdere il controllo del proprio comportamento. Il tutto, però, senza premere l’acceleratore sul pedale del sensazionale, ma lasciando che sia la suspence a prendere piede ed ad insinuarsi nella mente dello spettatore. Lo testimonia la sigla, una sequenza di immagini date alle fiamme di bambini ed ambientata nel seminterrato della casa, al centro di uno dei misteri della serie, che da poco è stata rinnovata per una seconda stagione.

Questa scelta la si deve soprattutto al fatto che a trasmettere lo show sia una rete via cavo, il che permette tempi diversi rispetto ad una rete generalista, così come temi e dialoghi più espliciti ed adatti all’oscurità che permea la serie. Allora, per apprezzare “America Horror Story” bisogna lasciare da parte tutte le aspettative che film come “Scream” e “Paranormal activity” ci hanno costretto ad avere in questi anni, e tornare e pensare la paura come uno stato d’animo che può anche insinuarsi nelle menti per più di una serata passati da soli a casa.



American Horror Story
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