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Agorà e Steve Jobs – Ricostruire l’offerta ricostruirà la domanda

Non c’è autocritica da chi pensa di fare bene sempre e comunque. Eppure, l’offerta di Agorà dell’altro ieri non era alta né ben fatta.

pubblicato 8 Ottobre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 02:59


La puntata speciale di Agorà dedicata a Steve Jobs, qui criticata dal sottoscritto per contenuto e realizzazione, è stata invece difesa da Luca Sofri (ospite della stessa puntata in collegamento da Milano) in un pezzo sul suo blog, dal titolo Ricostruire la domanda.

In sostanza, Sofri attribuisce lo scarso risultato in termini di share del programma speciale a un pubblico disabituato a un certo tipo di programmi. Scrive che

una serie di fattori, riconducibili tutti alle responsabilità di chi ha potere nelle scelte culturali ed editoriali in Italia (ovvero molte persone: da Silvio Berlusconi in giù), abbiano spappolato la domanda di informazione di qualità in questo paese.

Poi, però, visto che le critiche non sono mancate scrive anche:

a qualcuno in rete non è piaciuta la trasmissione di ieri sera, che aveva qualche limite: ma non si era mai vista in prima serata Rai una cosa su un tema di tanta contemporaneità e con tanti ospiti qualificati

Ecco. Personalmente non sono d’accordo. Sì, è chiaro: l’offerta televisiva per il pubblico delle generaliste è pessima. E infatti, l’Auditel parla chiaro e le migrazioni verso canali del digitale e del satellite, la diminuzione dei valori assoluti in ascolto è evidente. E dimostra che il pubblico sa ancora scegliere, se ha alternative. Lo farà lentamente, è vero. Ma lo farà.

Entrando nel merito della critica e della difesa. Primo: forse è un’impressione, ma io mi sono perso i tanti ospiti qualificati. Non li ho proprio visti. Quanto al contenuto e al tono della prima serata, mi piace citare Alessandro Gillioli che, con un commento sul suo Twitter, ha ben chiosato – per quel che mi riguarda – a proposito del programma: E’ ufficiale: la tivù parla di web come una madre ciellina spiega il sesso alla figlia di 14 anni. Vianello non ti arrabbiare.

Non c’è da arrabbiarsi. Basta ammettere quel che era sotto gli occhi di tutti. Ovvero, che Agorà, l’altro ieri, avesse molto più di qualche limite. E non basta che non si sia mai vista una prima serata rai su un tema contemporaneo – ma siamo proprio sicuri? – perché questa sia automaticamente da apprezzare e perché sia tutta colpa del pubblico, che non sa più che domandare. Non basta.

Ma Sofri prosegue:

L’idea di Raitre era sensata, non snob: e molte tv del resto dell’Occidente ieri sera parlavano di Jobs e tendo a immaginare con seguiti maggiori, magari non da primato, ma soddisfacenti.

Certo che era sensata. Certo che non era snob. Ma andava fatta bene, non con presenzialismo casuale e con un talk insensato.

Il punto è che chi siede – o ritiene di sedere – dalla parte dei giusti avrebbe bisogno di fare un po’ di autocritica e di riconoscere che, troppo spesso, anche quegli spazi che possono offrire altro al pubblico che cerca informazione hanno fallito nella loro offerta, per impreparazione latente. Che una certa tv e certi personaggi che la controllano hanno colpe. Ma anche che i “presunti giusti” hanno le loro responsabilità.

E’ l’offerta da ricostruire, prima della domanda. Senza presunzione, con umiltà e guardando a modelli alti e altri: si vedrà che alto non è di nicchia, ma anche che la puntata di Agorà su Jobs non era nemmeno alta.

Rai 3