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uMan Take control – Soltanto un altro reality. Brutto

uMan Take control. Una brutta prima puntata per un reality non estremo. Foto, commenti, concorrenti e ascolti del nuovo reality di Italia1.

pubblicato 3 Maggio 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 06:45



uMan Take control

    Aggiornamento: considerata la durata biblica, i risultati Auditel di oggi confermano nella sostanza quel che qui si criticava nella forma. Il pubblico non ha gradito. Per un confronto in target, La pupa e il secchione – Il ritorno l’anno scorso faceva 2.736.000 spettatori e il 15,90% di share. Va un po’ meglio – ma al momento non ci sono numeri per quantificare, se non 63 tweet e 14mila like su Facebook per lo streaming, non certo risultati da strapparsi i capelli – l’interattività sul web. Anche se gli escamotage per fare gli accessi sono sempre i soliti. Tipo la doccia sexy di Veronica Ciardi. Già vista al GF, insomma.

uMan – La doccia di Veronica Ciardi



uMan Take control – La prima puntata live su TvBlog
uMan Take control - La prima puntata live su TvBlog
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uMan Take control - La prima puntata live su TvBlog
uMan Take control - La prima puntata live su TvBlog

D’accordo, bisognerà aspettare gli ascolti domani. Ed è anche possibile che questo pezzo venga sconfessato dagli ascolti: le vie dell’umanità sono infinite e imprevedibili. Ma qualcosa devo pur dire, dopo aver seguito circa 4 ore di diretta di uMan Take control, il reality estremo dove decide il pubblico, 8 omini, 8 barattoli un laboratorio e bla bla bla (questa la litania ripetuta a ogni inizio blocco – tranne gli ultimi due – dalla conduttrice Rossella Brescia), perché fa parte del gioco del guardare un programma e avere un’opinione in merito. Opinione che non può che essere influenzata, oltre che dai gusti personali, anche dalle aspettative.

Da dove cominciare? Il reality estremo non sembra per nulla estremo, eccezion fatta per Siria De Fazio che si fa male e lascia lo studio con una caviglia slogata, probabilmente. Per lei, che ha un pitone e un boa constrictor in casa, questo è il massimo dell’estremo. Per noi poveri spettatori, un incidente di percorso che forse suggerisce che l’atterraggio dei concorrenti, quando si aprono le botole, dovrebbe essere studiato meglio.

Ecco, tutto il programma dovrebbe essere, tanto per cominciare, studiato meglio. La Brescia e il Mago Forest non appaiono mai all’altezza della situazione. Lei non riesce a tappare i buchi della diretta, né a produrre pensieri propri non scritti. Lui si barcamena fra battute che non fanno ridere, di dubbio gusto e perlopiù afferenti alla sfera trivial-sessuale. Ma niente di estremo.

Il ricordare alla nausea questa parola, estremo, ha il sapore di qualcosa di sbagliato: vedete – sembra dire ogni inquadratura – non siamo riusciti davvero a fare qualcosa di estremo, ma voi, cari telespettatori, dovete per forza crederci, che questo è il reality più estremo.

La voice over elettronica della Ercolani, che controlla le andate a nero e i televoti elaborati è una buona intuizione, ma sembra sprecata, buttata via.
Le spiegazioni sono ridondanti, il ritmo è soporifero, il programma finisce all’una e dieci per qualche punto di share in più, e non c’è davvero niente di sperimentale, di nuovo in tutto questo. Né, tantomeno, di estremo. Anzi: l’amalgama ha lo spiacevole effetto collaterale di fartelo perdere, il controllo. E di farti venire la voglia, irresistibile, di cambiar canale.

Poi, c’è questa insistenza sul concetto di riumanizzazione.



L’obiettivo presunto di uMan sarebbe quello di restituire umanità ai concorrenti-reduci-da-reality. Per farlo, utilizza dei reduci da reality che hanno senz’ombra di dubbio bisogno di un altro reality per rilanciarsi, far serate, trovare di nuovo un posto nel mondo dello spettacolo. E qui, il primo controsenso, che già si poteva evincere quando è stato palesato il cast.

Non solo: in studio è tutto un affannarsi a sottolineare questo obiettivo. Le prove hanno tutte una morale, che viene esplicitata – anche quando è autoesplicativa, sai mai che il pubblico a casa non capisse bene -: il labirinto della vita per Pac Man, il bagno di umiltà per la prova con la doccia, la vita effimera per i palloncini, la necessità di prendere mazzate per imparare associata alla prova con il wrestler. Si rimpiage l’era dei giochi senza frontiere, o dei giochi di Jocelyn, dove la morale non era assolutamente necessaria.

Non paghi di ciò, gli opinionisti e la Brescia insistono sul trovare in questa operazione un significato socio-moral-psicologico; il concorrente viene spersonalizzato, indossa la sua tutina colorata e basta. Vivrà in un laboratorio asettico, dove tutte le capsule sono uguali e riconoscibili esclusivamente attraverso il numero e i colori dei gadget che di volta in volta il pubblico deciderà di assegnare loro. Più che una riumanizzazione, sembra una deumanizzazione.

Ma si va oltre: gli opinionisti si affannano a ricordare costantemente il fatto che questo reality farà senz’altro bene ai suoi concorrenti, perché li reintrodurrà alla vita vera, perché darà loro la possibilità di mostrare il loro lato più bello. E allora, da casa ci si chiede: è per questo che li si mostra in costume da bagno riciclato da La pupa e il secchione? E’ per questo che parte un RVM con gioco della bottiglia e bacio lesbo annesso? E’ per questo che c’è persino un accenno di lite nello stesso RVM?

E ancora. Per cancellare il passato da reality dei concorrenti, si mostrano filmati tratti da quegli stessi reality. Finendo per celebrarli, fatalmente.

Il tutto è condito da una quantità assurda di televoti – quanto dovrebbe spendere, a serata, un telespettatore che volesse televotare ogni volta? -, uno per ogni imprescindibile prova: persino per decidere a chi dev’essere verniciata la faccia dello stesso colore della tutina.

Quel che appare, rimanendo per 4 interminabili ore davanti al teleschermo, è qualcosa di banale: niente esperimenti, niente estremismi, niente novità. Solamente l’ennesimo reality. Peraltro, fatto peggio di molti altri.

Potrei sbagliare, certo. E l’interazione via web, che permette di votare per altre questioni (tipo: chi potrà avere lo spazzolino? chi il letto?) potrebbe dare un po’ di linfa virale al progetto. Ma, a naso, mi sembra piuttosto concreto il rischio che dai piani alti di Mediaset risuoni una voce elettronica che dica “E’ necessario interrompere l’esperimento”. Anche questo, però, come tutte le altre cose che riguardano uMan, lo deciderà il pubblico con l’unico grande televoto che conta in tv: quello dell’Auditel.

Per quel che mi riguarda, la mia personalissima decisione, visto il kickoff, è che uMan – Take control avrebbe qualche buona idea, ma in definitiva è un’occasione sprecata. Ed è soltanto un altro reality. Per giunta, brutto.

Italia 1