Home Notizie UNITA’ D’ITALIA IN TV: ha ragione Aldo Grasso, ma c’è dell’altro…

UNITA’ D’ITALIA IN TV: ha ragione Aldo Grasso, ma c’è dell’altro…

Incontro Pippo Baudo poco prima della registrazione della puntata di”Centocinquant’anni” (sarà l’ultima, in mezzo a liti e sputi). Non è sereno ma è gentile. Scambiamo qualche parola. L’incontro avviene casualmente al Bar Vanni a pochi metri dal Teatro delle Vittorie, da dove andrà in onda lo show, a poche centinaia di metri da dove abito.

pubblicato 8 Aprile 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 07:23


Incontro Pippo Baudo poco prima della registrazione della puntata di”Centocinquant’anni” (sarà l’ultima, in mezzo a liti e sputi). Non è sereno ma è gentile. Scambiamo qualche parola. L’incontro avviene casualmente al Bar Vanni a pochi metri dal Teatro delle Vittorie, da dove andrà in onda lo show, a poche centinaia di metri da dove abito.
Non vorrei che queste righe che scrivo siano tali, nella sensazione avuta nei pochi minuti dello scambio, da essere condizionate dalle vicende narrate sul Corriere da Maria Volpe : scontri tra i responsabili, appunto liti e sputi, e numeri di ascolto decisamente in discesa, sempre più bassi.
Nel nostro incontro un gentile Pippo non aveva l’aria da SuperPippo, mi pareva avvilito,poco convinto. Due giorni dopo la sentenza: “the end”. “Centocinquanta” finisce in archivio, anzi in tomba. Da dove non si levano i morti.
Quel che è avvenuto- abbandono della trasmissione in diretta di Vespa e altro calo auditel, più altri fatti che non conosciamo- conferma, come dice Grasso nella rubrica sempre sul Corriere, la “brutta immagine della Rai sull’Unità”, con un’annotazione molto giusta: per contribuire alla festa unitaria del 17 marzo “il programma avrebbe dovuto precedere quella ricorrenza e contribuire non poco a crearla (è uno dei doveri del Servizio pubblico ovviamente su Raiuno e in prima serata)”. E invece: dopo un inizio accolto con curiosità, la slavina.
Un brutto ricordo. Ma tante altri programmi sull’Unità e sulla storia sono andati o stanno andando in onda, alcuni buoni, altri meno, altro irriferibili. Li trasmettono i tre canali generalisti e Rai Storia ma anche Rai Movie. Si farà un bilancio quando sarà il momento.
Qui, proprio qui, in alcuni post paventavo fin dagli ultimi mesi del 2010 il possibile “minestrone” indigesto in cui rischiava di annegare la incertezza di una pianificazione radiotelevisiva sull’evento. Non vorrei che questo dello show nello show – “Centocinquanta”, e sangue amaro fra Pippo e Bruno- fosse a il primo piatto bollito e irritante se non peggio. Per quel che si è visto e per quel che è accaduto dietro le quinte.

Qualche lettore potrebbe anche domandarsi, visto che è stato segnalato, come mi consolo col il mio film sul Risorgimento e sull’Unità dal titolo”Concerto Italiano” presentato in apertura del Prix Italia, trasmesso da Rai3 il 20 marzo in fondo alla notte (per via degli spostamenti orari dovuti a “Presa diretta” e ai servizi sulla guerra iniziata in Libia).
Mi consolo e mi entusiasmo. Giudizi positivi di storici importanti e di importanti critici, lunghi lunghissimi applausi al termine durante le proiezioni a Torino (tre volte), Venezia, Catania, Ascoli Piceno, Spoleto, San Benedetto del Tronto, Marsala, eccetera, proiezioni che continueranno ancora a Pordenone, Bologna, Milano , (al Piccolo Teatro), Cagliari, eccetera.
Il film si è fatto strada da solo. Nelle proiezioni e nelle notizie e le citazioni sul web. In ogni occasione sono aggredito di forti emozioni per gli entusiasmi soprattutto dei giovani. Occasioni spontanee. La Rai aveva e ha altro da pensare.
“Concerto Italiano” è la seconda tappa di un viaggio nell’Unità attraverso radio, cinema, tv. Nel 2009 realizzai la prima “Torino Gira” che molti hanno visto, che tutti richiedono. Ma la Rai è distratta.
Avrei dovuto fare una terza puntata “L’Italia che verrà” annunciato al Prix Italia durante la serata al Carignano dedicata al “Concerto Italiano”. Il progetto aveva vinto il bando della Regione Piemonte. Non si farà. Troppo lungo spiegare. Si tratta, ecco il punto, di una censura.
Peccato. Per gli spettatori, per la Rai, per la Regione Piemonte, per me.
Nessuno scandalo. I riflettori sono puntati altrove nel bene e nel male.
Ha ragione Grasso. Finirà tutto nel “minestrone”? e in un “va pensiero”, non quello di Verdi ma quello stolto – va a ramengo-di casa spesso nel video
Italo Moscati