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Ti presento i miei

Bisognerebbe ricordarsi ogni tanto di ringraziare colui che ha inventato il telecomando, strumento indispensabile per gli zapping-amatori come me. Qualche ora fa questo strumento meraviglioso mi ha permesso di scoprire che è ricominciata in sordina – talmente in sordina che Sorrisi e Canzoni Tv nella lista dei telefilm in onda questa settimana non lo cita

pubblicato 7 Giugno 2006 aggiornato 6 Settembre 2020 09:37

Bisognerebbe ricordarsi ogni tanto di ringraziare colui che ha inventato il telecomando, strumento indispensabile per gli zapping-amatori come me.
Qualche ora fa questo strumento meraviglioso mi ha permesso di scoprire che è ricominciata in sordina – talmente in sordina che Sorrisi e Canzoni Tv nella lista dei telefilm in onda questa settimana non lo cita neppure – una nuova stagione di Ti presento i miei, traduzione sbagliatissima di Arrested Development, un telefilm che nella sua semplicità riesce ad avere una comicità intelligente come pochissime altre serie tv.

Per chi non lo conoscesse, ne parlo brevemente. Il telefilm è tutto incentrato sui Bluth, una famiglia per cui l’aggettivo “particolare” risulta riduttivo. Il capofamiglia, il signor George Senior, è un imprenditore edile poco propenso alla legalità che finisce improvvisamente in prigione e lascia alla famiglia una ditta sull’orlo del fallimento.
Il figlio Michael (Jason Bateman, quello de La Famiglia Hogan…lo adoravo), l’unico “sano di mente” della famiglia, tenta di prendere in mano la situazione, ma anzichè essere aiutato dal resto della famiglia, viene ostacolato dapprima dalla madre Lucille che ha paura di perdere tutti gli agi a cui è abituata da sempre, poi dal fratello “Gob“, illusionista squattrinato, che vuole dimostrare al padre di essere in grado di fare qualcosa di buono e che finisce invece per complicare ogni cosa.

Altri membri della famiglia sono Lizzy (Portia De Rossi – Ally McBeal), sorella di Michael e Gob ed eterna nullafacente; il marito Tobias, ex psichiatra che ha deciso di intraprendere la carriera di attore/mimo; la figlia della coppia Maeby, pazzerella ma sotto sotto molto più saggia dei genitori; Buster, altro figlio di George Senior e Lucille, un po’ ritardato, bisognoso d’affetto e Lucille-dipendente; George Michael, figlio di Michael e della sua defunta moglie, segretamente innamorato della cuginetta.
La storia ha inizio quando Michael, stanco della sua vita e triste per la morte della moglie, decide di trasferirsi in Arizona. L’arresto di George Senior per frode però lo convince a rimanere ad aiutare la sua famiglia. Tra le altre cose, il patriarca era riuscito ad avere rapporti lavorativi con l’Iraq e con Saddam in persona, a cui aveva venduto alcuni pezzi della “casa modello”.
Tra alti e bassi, Michael riesce a mandare avanti l’impresa, mentre il padre dalla prigione dà ordini e diventa una specie di guru per gli altri carcerati. All’inizio di questa seconda serie ritroviamo George Senior in Messico, evaso dal carcere, ma ancora nei guai nel nuovo Paese dapprima a causa di uno scambio di persona – ha un fratello gemello delinquente – e poi per aver venduto negli anni ’70 degli elettrodomestici che causavano ustioni.

Una particolarità della serie è la presenza della voce narrante che racconta gran parte della vita della famiglia Bluth. Negli Stati Uniti il narratore altri non che il produttore della serie, Ron Howard.
Il telefilm vanta numerosissime guest star, da Liza Minelli – che interpreta un’amica di Lucille che si “concede” a Buster – a Ben Stiller, da Henry Winkler (Fonzie di Happy Days) a Charlize Theron.
Per il suo modo innovativo di raccontare le vicende e per la comicità mai banale e scontata che offre allo spettatore, il telefilm ha vinto numerosissimi premi. Gli ascolti però non eccelsi l’hanno costretto alla chiusura nel corso della terza serie.
Non sempre l’audience elevato corrisponde alla bontà del prodotto. Se fosse così, Arrested Development avrebbe pochi rivali.

L’appuntamento per ora è ogni martedì alle 23.50 circa su Italia1. Non perdetevelo.

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