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TV E UNITA’ D’ITALIA (5)- Avanza il minestrone…e gli italiani, ad esempio Sordi?

Quel che temevo e annunciavo sul nostro Tv Blog si sta profilando fin dai primi giorni del 2011. Temevo il minestrone di iniziative e programmi; e questo, a leggere i giornali, aguzzare occhi e orecchi, sembra ormai portata di mano. Nel pentolone del minestrone, si fa, o si rischia di fare confusione. La confusione si

pubblicato 5 Gennaio 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 09:49


Quel che temevo e annunciavo sul nostro Tv Blog si sta profilando fin dai primi giorni del 2011. Temevo il minestrone di iniziative e programmi; e questo, a leggere i giornali, aguzzare occhi e orecchi, sembra ormai portata di mano. Nel pentolone del minestrone, si fa, o si rischia di fare confusione. La confusione si presenta tipica nel nostro Paese quando c’è da ricordare, e soprattutto celebrare, ricorrenze in cui tutto finisce per bollire in “un nazionalismo cretino e in una retorica patriottica insopportabile”.
Per avere conferma, basta guardare i manifesti appiccicati ai muri della città. Italia Italia Italia, il nome sembra levarsi da carte e cartacce in mille salse: chi la vuole forzuta, chi avanzata (non nel senso degli avanzi), chi leghista (ma non legata alla Lega), chi qualunque (quella di Cetto Albanese), eccetera eccetera. Nessuno la fa.
Altri manifesti invocano gli Italiani. Un grido, una passione, una nostalgia, un sogno, un senso di colpa? Mah, su tutte le versioni rispunta fra i ricordi cinematografici quella del principe Antonio De Curtis detto Totò che, detta in un suo film echeggiando in parodia l’esclamazione del Duce Mussolini dal balcone di Piazza Venezia negli anni della peggior retorica insopportabile sul patriottismo, il patriottismo che invece può costituire un patrimonio di sentimenti e di identità.
Ci sono e chi sono gli Italiani invocati nella notte dei tempi da Massimo D’Azeglio che, come si sa, diceva che una volta fatta l’Italia (150 anni fa) bisognava fare gli Italiani. A che punto siamo? Chi fa gli Italiani?
Cercando negli archivi televisivi della Rai testimoni e testimonianze sugli Italiani, con la maiuscola e con la minuscola, fate voi, ho trovato una perla che metterei accanto a quella parodistica, e disperata fino alla risata, del grande Totò.

La perla è di Alberto Sordi, nell’anno i cui girò come regista il suo primo film, di cui era anche il protagonista, “Fumo di Londra”, 1966. Sordi andò a parlarne in uno show della Rai. Era una breve intervista che ho incastonato in un breve montaggio di altri brevi documenti filmati.
Nel primo si vede Sordi qualche anno prima con un bel paio di baffetti che dice guardando in macchina: “Ok boys, italian televisione!”. E subito il pensiero corre al suo personaggio dell’Americano a Roma che se magna i maccheroni dopo essersi disgustato con delizie american style: senape, yogurt, hamburger, hot doc, e così via.
Nel secondo documento, Alberto è con Mina e in sintesi sorride sulla facilità del pubblico Usa e getta nell’applaudire i loro beniamini solo per il fatto di apparire dicendo “good night”, e conclude immaginando la reazione del pubblico italiano di fronte a quell’insignificante “good night”: “aho,ma che stai a dì. bonanotte, fattene a casa…” Ovvero: gli italiani sono esigenti, non si fanno prendere in giro. E invece…
Infine il terzo documento in cui Alberto dice che in “Fumo di Londra” c’è un rovesciamento tematico: l’italiano che cede alla seduzione di una giovane fanciulla inglese dagli occhi di giada ma che è LUI a guidare il gioco, ad essere desiderato, inseguito… E così conclude il Sordi reduce dai fumi di Londra : ” E’ una vera novità, una rivincita dell’Italiano che in Italia (siamo negli anni sessanta, ndr) è presentato nelle canzoni come uno sempre ‘in ginocchio da te’, sempre spinto a ‘buttarse per tera?, sempre umiliato e offeso…Ma non è giusto, non ce dobbiamo buttare per tera o annà in ginocchio…noi Italiani che conquistiamo il mondo col fascino nostro….Carabinieri, bersaglieri, alpini…alziamo la testa, accettiamo la sfida!”. E invece…
Naturalmente le parole non trasmettono tutta la paradossale ironia, lo sfottò, il richiamo a un falso orgoglio, in questi documenti Alberto è assolutamente irresistibile…E’ un pezzo di italianità giocosamente messa nel paradossale, in una sorta di stupore di fronte al ridicolo di certi aspetti del costume dell’Italia che per nascere ha bisogno di serietà ma anche di parodie brucianti e comunque divertenti…
Come e dove si vedrà questa feconda parodia?
Il seguito alla prossima puntata che sarà dedicata, come promesso in due post fa, a Garibaldi, un Garibaldi assolutamente inedito.
Italo Moscati