Home Marco Berry a TvBlog tra Uno su Tutti e Invincibili: “Siamo tutti come una scatola di matite colorate. Ad ogni colore, un umore differente”

Marco Berry a TvBlog tra Uno su Tutti e Invincibili: “Siamo tutti come una scatola di matite colorate. Ad ogni colore, un umore differente”

Per molti è uno delle Iene, da alcune settimane è il conduttore semiserio di “Uno su Tutti” e domani alle 21:10 su Italia 1 presenterà “Invincibili“. Stiamo parlando di Marco Berry, torinese al secolo Marco Marchisio, che si è raccontato in un’intervista su TvBlog. Abbiamo incontrato il conduttore del game show in onda dal lunedì

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pubblicato 20 Dicembre 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 10:10

Per molti è uno delle Iene, da alcune settimane è il conduttore semiserio di “Uno su Tutti” e domani alle 21:10 su Italia 1 presenterà “Invincibili“. Stiamo parlando di Marco Berry, torinese al secolo Marco Marchisio, che si è raccontato in un’intervista su TvBlog. Abbiamo incontrato il conduttore del game show in onda dal lunedì al venerdì su SkyUno e conduttore-raccontatore della puntata pilota “Invincibili” trasmessa domani in prima serata su Italia 1, anticipata a noi da Alessandro Saba, responsabile intrattenimento della rete.

Come ti sei avvicinato a Uno su tutti?

“Quasi per caso. Avevo già condotto su Sky il gioco “Cash Taxi“, su cui io stesso, quando me l’avevano proposto, avevo più di un dubbio, non mi sentivo infatti la persona più giusta. Gli autori in quel caso mi avevano spiegato il gioco e avevo lavorato con entusiasmo a quel progetto. Anche per “Uno su tutti“, i responsabili del programma hanno pensato a me, credendo che per un quiz anomalo come questo ci volesse uno non del tutto normale, perchè sono dentro ad un elettrodomestico e parlo con la gente attraverso un elettrodomestico (sembra folle dirlo lo so), e ho accettato”.

Qual è la particolarità di questo quiz?

“Direi che ce n’è una fondamentale. Mentre in altri giochi per partecipare devi fare dei provini, affrontare selezioni durissime, passare casting basati anche sul fattore estetico, in questo game non c’è alcuna selezione, tutti possono giocare. Si può definire la totale anarchia rispetto a tutti gli altri game show. Il concorrente viene scelto attraverso un giochino che ci inventiamo pochi minuti prima dell’accensione delle telecamere nascoste, tipo il primo che si mangia una pizzetta, il secondo che da’ da mangiare ad un polpo di plastica, il quinto che butta la carta in un cestino e così via. E quando lo scegliamo, si accende un ledwall gigante, io appaio e urlo ‘Tu giochi con noi!‘. Questo cade completamente dalle nuvole e, se accetta, partecipa ad un game che, se è bravo e fortunato, gli può far portare a casa anche 50.000 euro”.

Tra le puntate che avete già registrato, che genere di persone hai trovato?

“Ce ne sono tante, padre e figlio, fidanzato e fidanzata, i mestieri più strani (abbiamo avuto anche un becchino). E poi, altra cosa innovativa, è il pubblico che può suggerire e far parte del gioco. Non è scenografia, è enciclopedia umana consultabile dai concorrenti e partecipa attivamente. Spesso abbiamo visto gente che si è disperata per aver suggerito male ad un concorrente”.


Uno su tutti
Siamo abituati a vederti alle Iene in servizi a sfondo sociale. In un certo senso anche questo è un quiz sociale..

“E’ vero, perchè rispetto ad altri dove si vincono milioni, qui c’è gente che va via con 1.500 euro e, quando il figlio magari suggerisce di andare avanti e poi il concorrente perde tutto, si nota la disperazione come se ne avesse persi 500.000. Non c’è quel distacco che a volte si percepisce in quiz dove si possono vincere i milioni, per queste persone anche 1.000 euro rappresenta un mese di lavoro. Qui il denaro conta e lo si vede da questi inconsapevoli partecipanti che per caso diventano protagonisti”.

E mentre va in onda Uno su tutti, dopo Invisibili torni ad occuparti del sociale, anche se di fatto con Le iene non l’hai mai abbandonato.

“Abbiamo registrato gli incontri in studio con i protagonisti e devo dire che è stato per me quasi un massacro. Alla fine, dopo questo programma, esci con una valanga di sensi di colpa, con un insegnamento importante: quanto siamo fortunati noi che ci lamentiamo delle scemenze e invece i problemi veri per le persone sono ben altri. Posso dire che con questo programma ho incontrato persone meravigliose, dei grandi Invincibili”.

Invisibili presenta Invincibili. Ci sono delle analogie con quel programma che ha avuto tanto successo, di pubblico e critica?

“Io non sono un giornalista, sono uno a cui piace raccontare delle storie. Sulla falsariga di “Invisibili” incontriamo persone e ne raccontiamo la vita: mentre ad “Invisibili” raccontavamo di gente appartenente a qualunque scala sociale che aveva perso tutto, ad “Invincibili” possiamo trovare persone di qualunque ceto, alle quali è accaduto un disastro, si sono trovati menomati a causa di una malattia e si sono rialzati più forti di prima. Per me poi invincibile è anche la pensionata che sopravvive alla fine del mese con soli 500 euro oppure l’ex galeotto che tenta un riscatto pur sapendo che per lui sarà difficile fare un lavoro normale perchè per tutti sarà sempre etichettato come poco di buono. Vedrete che i protagonisti del programma si sono presi la loro rivincita con la vita che magari ha portato via loro gli arti inferiori e superiori a causa di una malattia e scoprirete come, nonostante tutto, siano rimasti indistruttibili come il diamante ben rappresentato dalla scenografia di Rosi Sabella in studio”.

Invincibili
Tra le storie che proporrai, qual è quella che ti è rimasta più impressa?

“Sono tutte storie meravigliose, chi riesce a superare un disastro lo è, ma quella che mi ha toccato il cuore più di tutte è quella di Bebe alias Beatrice Vio. E’ una 13enne, io la definisco una piccola principessa, una grandissima donna nel corpo di una ragazzina. A 11 anni ha preso l’influenza e la mamma ha pensato che le fosse stata attaccata dalla sorella; invece, era una meningite, se ne sono accorti in tempo per salvarle la vita ma non abbastanza, poichè questa malattia le ha lasciato lacerazioni in faccia e portato via gli avambracci e le gambe. Nonostante questo, la bambina di allora (che tirava di scherma) non si è mai persa d’animo; ha affrontato 104 giorni di ospedale, è tornata a scuola e aiutata dai suoi compagni e dagli insegnanti è riuscita a concludere l’anno positivamente. Ha una forza incredibile e un sorriso che ti disarma. E’ rimasta bellissima, ha vinto nella scherma, lei sì che è una vera invincibile. Questo però è solo un esempio delle storie che vi racconteremo domani sera”.

Se ci sarà una serie di questo programma quali storie vorresti affrontare?

“Questa volta abbiamo avuto poco tempo per preparare la trasmissione e siamo andati alla ricerca di vicende vicine, ma con un po’ più di calma mi piacerebbe raccontare per esempio la storia di un terremotato sopravvissuto a L’Aquila. Pensa, sei nel posto in cui ti senti più sicuro, casa tua, e tutto ad un tratto quella stessa casa diventa il tuo più terribile nemico: ti porta via la famiglia, ti casca addosso, si riduce in un cumulo di macerie. Affronti un dolore immenso ma, sopravvivendo, pensi che sia ora di ricominciare da capo. Ecco, penso proprio che questa storia sarebbe proprio da Invincibili.”

Marco Berry in Invincibili
Si parla molto della cosiddetta tv del dolore. Cosa pensi della vicenda che ha riguardato Sarah Scazzi e ora Yara per la quale la televisione si è mobilitata?

“Sembra la guerra ad accaparrarsi l’ultimo stralcio di notizia. La differenza tra la prima vicenda e quella di Yara la si vede nei genitori, non hanno fatto dichiarazioni, non hanno rilasciato interviste. Sperano come tutti che questa ragazzina possa tornare a casa. E questo, che poteva diventare un caso mediatico come è stato quello di Sarah, proprio per merito della famiglia non lo è stato. Dovremmo rifletterci tutti”.

Passi dal quiz al sociale. Ma cosa preferisce Marco Berry?

“Come ho già detto tante volte, ognuno di noi è come una scatola di matite colorate, con diversi colori e ogni colore rappresenta il tuo umore. Io mi sento come queste matite: se conduco un quiz come Uno su Tutti avrò un colore raggiante, caldo; se invece mi dedicherò al sociale, utilizzerò il grigio o il nero a sottolineare la serietà dell’argomento trattato. Io sono così anche nella mia vita privata e nel mio lavoro, benchè sia molto facile etichettare una persona per quello che fa. Pensa che il mio vero mestiere sarebbe quello del mago o dell’illusionista (nasco proprio così) e non ho fatto quasi mai questo in televisione se si escludono dei giochini con vip alle Iene o 4 puntate sull’escapologia in Danger. Come tutti, posso avere l’umore allegro o serio: nel quiz mi diverto, sono un cialtrone vero, mentre quando conduco programmi come Invincibili esce la mia empatia, la mia capacità di ascoltare e raccontare storie senza retorica. Credo che anche Piero Angela, per citare un esempio di un personaggio che stimo, ogni tanto ride e scherza, dimenticando l’impostazione da divulgazione scientifica che ha in SuperQuark”.

mb

Invincibili - La scenografia

Invincibili – La scenografia
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