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Reality francese, concorrente morto: suicida il medico accusato di negligenza

Dieci giorni dopo la morte del concorrente Gerald Babin, il medico del reality ‘Koh-Lanta’ si suicida. Non sopportava le accuse (anonime) di negligenza rimbalzate in tv.

pubblicato 1 Aprile 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 19:44

Un’altra tragedia si abbatte sul reality francese Koh-Lanta, ma le ‘maledizioni’ non c’entrano: 10 giorni dopo la morte del concorrente Gerald Babin, si è suicidato il medico del programma tv che ha gli ha prestato le prime cure. Thierry Costa, 38 anni, si è ucciso oggi in Cambogia, location scelta per l’edizione 2013 dell’adventure reality di TF1. Il medico, in servizio con la troupe del reality da quattro stagioni, era unanimemente apprezzato “per la sua grande professionalità e per la sua umanità”, come si legge nel comunicato diffuso oggi dalla produzione del programma, la ALP, che ha poi pubblicato anche la lettera di addio del medico.

Una lettera che lega il gesto del medico ai sospetti sorti in Francia circa l’assistenza da lui fornita a Gerald Babin e messa sotto accusa da un programma tv di inchiesta, Arrêt sur images, che ha raccolto e rilanciato una testimonianza anonima arrivata da persone a quanto pare vicine alla produzione ALP secondo la quale Costa avrebbe trasferito in ospedale il ferito in motoscafo, e non in elicottero, per risparmiare. Un’accusa cui la ALP ha risposto con una querela. A questa testimonianza se n’è poi aggiunta un’altra legata alla sequenza degli eventi dopo il malessere di Babin che punta il dito sul presentatore e su tutta la produzione: quando il concorrente si è sentito male, il medico avrebbe voluto intervenire, ma il presentatore e il regista hanno pensato non fosse necessario visto che il concorrente avvertiva dei crampi, scegliendo così di non interrompere le registrazioni. Dopo una decina di minuti l’intervento per ‘disidratazione’, quindi, prima del trasferimento in barca verso l’ospedale, sarebbe trascorsa un’altra ora e mezza.

Di queste accuse, arrivate in tv tra il 28 e il 29 marzo, il medico ha fatto riferimento nella lettera lasciata alla famiglia e diffusa da ALP.

“In questi ultimi giorni il mio nome è uscito sui media. Sono state diffuse accuse e supposizioni ingiuste contro di me. In 20 anni di carriera ho sempre lavorato tanto, rispettando i miei pazienti, amando la medicina, seguendo il giuramento di Ippocrate. Ho la sensazione che tutti questi sforzi siano stati annullati da articoli menzogneri. Non potrei più incrociare uno sguardo in Francia patria senza domandarmi se sia pieno di sfiducia nei miei confronti.
D’altro canto sono certo di aver curato Gerard in maniera rispettosa, come un paziente e non come un concorrente. Anche se mi dispiace di questa fine infelice, io ho agito seguendo il giuramento di Ippocrate, circondato da veri professionisti.
Gli auguro di riposare in pace. Io mi addormento sereno stasera senza nessun rancore, neanche contro i media. Dover ricostruire la reputazione distrutta mi sarebbe insopportabile. E’ la mia unica scelta possibile. Grazie a quelli che mi sono stati accanto in questi ultimi giorni. Grazie a tutti quelli che ho amato in un modo o in un altro nella mia vita. Non siate tristi e pensate ai bei momenti che abbiamo condiviso. Se possibile, vorrei essere cremato in Cambogia senza mai giacere in Francia.
Ps. La lettera è pubblica.
Thierry”

 

Poco dopo la notizia del suicidio di Costa è arrivato il comunicato del presidente-direttore generale di TF1, Nonce Paolini:

“Il mio primo pensiero va alla famiglia di Thierry Costa. Di fronte a questa tragedia, lascio alle proprie coscienze quanti hanno rilasciato dichiarazioni anonime sulle circostanze della morte di Gérald Babin, e a quelli che le hanno divulgate, prima che fosse fatta del tutto luce su questo dramma”.

Il caso in Francia sta sollevando grandi polemiche: ora nell’occhio del ciclone ci sono le inchieste, web e tv, che hanno cercato di indagare su quanto successo al concorrente del reality.

Risponde anche il presentatore di Arrêt sur images, Daniel Schneidermann:

“Ai nostri lettori.

La notizia del suicidio di Thierry Costa tocca evidentemente @si, che è stato il primo sito a pubblicare una testimonianza che ha messo in evidenza delle negligenze nella cura e nel trasferimento di Gérald Babin (…). Noi non abbiamo, e non avremo, nessun altro obiettivo che la verità sulle circostanze della morte di Gérald Babin. Con questo spirito, ci appelliamo perché si evitino discussioni premature. D
I comunicati della società ALP e di TF1, che chiamano implicitamente in causa le rivelazioni della stampa nel suicidio di Thierry Costa, ci sembrano particolarmente immotivate. In breve queste reazioni officiali non testimoniano la volontà di contribuire al raggiungimento della verità.
Al di là delle testimonianze, ALP è in possesso di due documenti fondamentali: la scaletta della registrazione, che registra tutto quel che avviene, minuto per minuto, e i nastri che potrebbero chiarire lo svolgimento dei fatti. ALP si rifiuta di diffondere questi documenti ai media, tra cui @si, che glieli hanno richiesti. Ma non potrà rifiutarsi di mostrarli alla Giustizia.
DS”

Mentre la battaglia tra produzione e giornalisti infuria (provate solo a immaginare cosa sarebbe potuto succedere da noi) sono già due i morti sulle ‘spalle’ di Koh-Lanta.