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I creatori di Smallville fanno causa alla Time Warner

Miles Miller e Alfred Gough, i creatori di “Smallville”, tornano da Clark Kent. Stavolta, però, non da amici: i due, insieme alla casa di produzione Tollin/Robbins hanno deciso di fare causa alla Time Warner ed alla sue divisioni interne che, nel corso degli anni, si sono occupate della serie. Tra queste, troviamo la Warner Bros.

pubblicato 28 Marzo 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 17:13

Miles Miller e Alfred Gough, i creatori di “Smallville”, tornano da Clark Kent. Stavolta, però, non da amici: i due, insieme alla casa di produzione Tollin/Robbins hanno deciso di fare causa alla Time Warner ed alla sue divisioni interne che, nel corso degli anni, si sono occupate della serie. Tra queste, troviamo la Warner Bros. ed il canale The Cw.

Motivo della controversia sarebbe una violazione del contratto che legava le due parti: pare che WBTV, nel distribuire la serie, ne abbia venduto i diritti di messa in onda secondo criteri non accettabili dagli autori e dai produttori. Il danno, secondo questi, sarebbe ingente: anche se non è stata dichiarata una cifra, in gioco potrebbero esserci decine di milioni di dollari.

WBTV, in altre parole, avrebbe venduto i diritti di trasmissioni della serie a The Cw (ex Wb, rete sulla quale partì “Smallville”) attraverso una licenza di concessione dal valore troppo basso per il mercato, oltre che per i costi di produzione della serie stessa. Trattasi, insomma, di un’altra conseguenze della cosiddetta “integrazione verticale”, una strategia microeconomica molto in voga nel business televisivo degli anni ’90, decennio nel quale altre serie come “Quell’uragano di papà”, “X-Files” e “Will & Grace” finirono in tribunale per lo stesso motivo.

Attraverso l’integrazione verticale, più compagnie appartengono ad un unico proprietario, suddividendosi i vari ruoli nel processo produttivo e di marketing. Succede, però, che questa suddivisione possa creare confusioni nel momento in cui un contratto deve essere rispettato, portando una o più parti dell’azienda a violare alcune clausole in esso inserite.

Nel caso di “Smallville”, quindi, ad essere finita sul tavolo degli avvocati è la modalità di vendita del prodotto, sia in America che all’estero: Miller e Gough (che hanno abbandonato la serie due anni fa) accusano anche la Warner Bros. di aver inserito la loro serie in un pacchetto di show televisivi dal valore inferiore rispetto al loro telefilm, svalutandolo e impedendogli il giusto guadagno, oltre che aver trattenuto indebitamente 3,3 milioni di dollari per le imposte estere (la serie è girata in Canada), e non aver segnalato eventuali risparmi nel credito d’imposta.

Nel 2004 la Warner Bros. affrontò una causa simile, intentata da Alan Ladd Jr., che negli anni ’80 aveva partecipato alla realizzazione di numerosi film e ne lamentava la bassa valutazione durante la loro distribuzione. Il caso finì con un verdetto di 3 milioni di dollari a favore di Ladd, ma l’appello è ancora in corso.

[Via TheHollywoodReporter]