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Gioacchino Genchi su Fabrizio Corona: strumento di un gioco più grande di lui

E’ bello potersi occupare, su TvBlog, di questioni di più ampio respiro. Questioni che riguardano da vicino i colleghi di Crimeblog e di Booksblog, per esempio. Ma anche i colleghi di Polisblog.E il pretesto, pensate un po’, ce lo offre un terzetto decisamente singolare: Klaus Davi, Gioacchino Genchi e Fabrizio Corona.Già, perché qualche giorno fa

pubblicato 30 Gennaio 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 18:58


E’ bello potersi occupare, su TvBlog, di questioni di più ampio respiro. Questioni che riguardano da vicino i colleghi di Crimeblog e di Booksblog, per esempio. Ma anche i colleghi di Polisblog.

E il pretesto, pensate un po’, ce lo offre un terzetto decisamente singolare: Klaus Davi, Gioacchino Genchi e Fabrizio Corona.

Già, perché qualche giorno fa Davi ha intervistato Genchi – il cui libro, scritto con il giornalista e giallista Edoardo Montolli, Il Caso Genchi – Storia di un uomo in balia dello Stato, è una lettura impegnativa e agghiacciante, che vi consiglio in vece di qualche prima serata davanti al monitor – e nel corso dell’intervista – che si può ascoltare, grazie a YouTube (la trovate anche dopo il salto, qui), Davi e Genchi parlano anche degli “scandali” delle riviste di gossip, del caso Sircana, di Boffo, dell’archivio-Corona e di altri.

E’ semplicemente un’attività che viene canalizzata attraverso il circuito informativo di persone che stanno all’interno delle istituzioni dello Stato. Poi pagano le agenzie fotografiche. Poi paga Corona per tutti, viene processato perché magari fa comodo pure a lui perché diventa un personaggio pur facendosi processare, pur facendosi condannare

E ancora:

Io so benissimo che dietro Corona e oltre Corona c’è un sistema che su ricatto governa l’Italia


E’ molto difficile riassumere in un post la storia di Genchi: il consiglio è quello di leggervi la sua biografia e poi, se potete, anche il libro. Queste righe, forse, aiuteranno: sono state scritte dallo stesso Montolli, autore del libro, nel 2007 per Il Borghese.

Ha lavorato con il giudice Falcone e ne conosceva i segreti. Sa tutto di spie e Cosa Nostra. Vive in un bunker di Palermo e, ascoltando, sta ricostruendo i legami tra criminalità e potere

Vive nel bunker sotterraneo di un palazzo confiscato alla mafia, nel centro di Palermo. Laggiù, giorno e notte, incrocia dati, elabora, scrive. Poi comunica il risultato ai magistrati, utilizzando mail e telefoni criptati. Per vederlo all’opera bisogna adattarsi alle sue richieste e usare webcam, pc e un programma di videoconferenza, Skype, unica finestra che concede al mondo esterno. Dice che è il solo modo per non farsi spiare. Quando la telecamera si accende sullo schermo, l’uomo dei misteri se ne sta sprofondato dietro quattro monitor, con una camicia sportiva, senza cravatta. Alle sue spalle, 500 metri quadri blindati di computer, server, schedari. Si chiama Gioacchino Genchi, ha il grado di vicequestore aggiunto e l’aria di chi non si fida molto. Sotto i capelli castani alla militare, una decina di chili di troppo ma forse inevitabili per chi, a 46 anni, sta per 18 ore rinchiuso là sotto ascrivere complesse relazioni. «Già. D’altra parte le cose più belle della vita o sono immorali, o sono illegali, o fanno ingrassare. La bilancia è il mio nemico». Ci scherza su. Forse non ha altro modo per affrontare la vita che prenderla con ironia: da quando, sette anni fa, si è messo in aspettativa per lavorare come consulente informatico delle Procure, nella sua personale centrale elettronica transitano quasi tutte le indagini più riservate del Paese. E probabilmente qualche nemico pericoloso ce l’ha davvero. Non a caso oggi viene considerato il massimo esperto in materia di intercettazioni. «Eppure», dice guardando nella webcam, «lo sa che ho cominciato facendo l’avvocato?». Il suo lungo racconto ci catapulta nel flashback della Sicilia di fine anni Ottanta, in piena emergenza mafiosa, appena mollata la toga d’avvocato per entrare in polizia. Una scelta anomala che ai vertici della Ps viene notata. continua.

A un certo punto, Davi gli chiede se Corona sia dei Servizi. Genchi sorride (lo si sente sorridere):


I Servizi sono una cosa seria, insomma, per arruolare Corona.
E’ chiaro che utilizzano i tanti Corona che ci sono in giro che finiscono per essere degli utili idioti di chi fa un gioco più grandi di loro.

Non è lui il problema, è uno strumento di questo sistema.
Sta utilizzando al meglio la situazione perché è un uomo di spettacolo.