Home Notizie Sandra Mondaini, un’assenza lunga dieci anni. Che barba e che noia senza di lei

Sandra Mondaini, un’assenza lunga dieci anni. Che barba e che noia senza di lei

Dieci anni senza Sandra Mondaini. Una vita a fianco a Raimondo Vianello, che definiva il suo fegato: “Fa parte di me, è una cosa che ho, che mi appartiene”. Dai successi in Rai fino all’approdo a Mediaset, sempre all’insegna dell’ironia: “Io non so più quando scherza e quando parla sul serio”

20 Settembre 2020 12:30

Sandra Mondaini moriva il 21 settembre del 2010, ma in realtà se n’era già andata il 15 aprile. In quei cinque mesi senza Raimondo, infatti, Sandra non aveva vissuto. Si era semplicemente trascinata, portando con sé un senso di vuoto impossibile da colmare.

Se penso al mio passato mi sembra di essere nata solo il giorno che l’ho conosciuto, la mia vita di prima nemmeno me la ricordo più”. La Mondaini arrivò persino a paragonare il marito al proprio fegato: “Non ci pensiamo mai perché siamo abituati ad averlo, ma appena il fegato fa male ti spaventi. Per me Raimondo è come il fegato, fa parte di me, è una cosa che ho, che mi appartiene. Ormai siamo una persona sola, a volte mi dimentico persino che c’è”.

I loro nomi venivano pronunciati tutti d’un fiato: SandraeRaimondo. Per mezzo secolo ha funzionato così, senza che questo significasse sminuire il singolo talento di uno o dell’altro. Eppure, Sandra una vita artistica prima di conoscere Vianello l’aveva avuta. Figlia di Giacinto Mondaini, noto pittore e umorista della rivista satirica Il Bertoldo, divenne famosa fin da piccolissima quando il padre la lanciò come testimonial della campagna di sensibilizzazione contro la tubercolosi. Seguirono esperienze da modella, i primi passi in teatro con Marcello Marchesi e l’avventura come soubrette nella compagnia di rivista di Erminio Macario.

Raimondo incrociò la sua strada nel 1958. Quattro anni dopo si sposarono con la proposta di matrimonio arrivata a cena, a casa dell’amico Gino Bramieri, davanti ad una cotoletta: “Non avevo capito se parlava seriamente, scherzava sempre“.

L’ironia, appunto. Vera e propria benzina di un’unione solida ed indistruttibile. Lui il cinico, lei l’eterna incassatrice che però sapeva restituire il colpo.

Di fianco a Corrado ne Il tappabuchi e Su e giù, i successi di coppia continuarono negli anni settanta con Sai che ti dico?, Tante scuse, Di nuovo tante scuse e Noi…no. Fino a Stasera niente di nuovo, l’ultima trasmissione realizzata per la Rai.

Sketch, gag, satira sociale. Pungenti, dissacratori, ma mai volgari. “Siamo di quella generazione in cui l’attore sapeva di entrare nelle case senza suonare il campanello e quindi ci entrava con la cravatta e con garbo”, ripeteva la Mondaini osservando una televisione che probabilmente da una certa fase in poi faticò a riconoscere.

Negli anni ottanta la tv commerciale citofonò, Sandra e Raimondo risposero. La proposta di Silvio Berlusconi era troppo allettante, ma quello che poteva sembrare solo uno sfizio economico si rivelò un rafforzamento della loro carriera professionale.

Attenti a noi due, Sandra e Raimondo Show, Zig Zag, Il gioco dei nove. Conduzioni in tandem, a cui si aggiunsero percorsi indipendenti. Se a Vianello si aprirono le porte di Pressing e addirittura della 48esima edizione del Festival di Sanremo, la Mondaini si regalò partecipazioni in solitaria a Buona Domenica nei panni di Sbirulino – clown divenuto subito un beniamino del pubblico infantile – e nella fiction Caro Maestro.

Che barba, che noia, che noia che barba”, sbuffava Sandra al termine di ogni puntata di Casa Vianello. Trecentotrentotto in tutto, per sedici stagioni che rappresentarono il marchio distintivo della loro unione. “Almeno te sei stato arrestato, ti hanno picchiato, a me invece non è successo niente. Buonanoootte”. Seguivano i calci sotto le coperte, che Raimondo subiva in assoluto silenzio.

L’assenza di figli fu compensata dall’affetto per la coppia di domestici filippini adottata nel 1995. “Ho sempre paragonato la vita al gioco del poker”, raccontò emozionata. “Non è importante come ci si siede o si è in mezzo, ma come ci si alza dal tavolo. Finire una vita in bellezza come la sto finendo io è la cosa più bella che possa esserci”.

Il cancro colpì entrambi. Un ostacolo superato che li convinse a prestare la loro immagine per la campagna dell’Airc contro i tumori. Meno fortunata la lotta con la vasculite, che negli ultimi anni costrinse Sandra su una sedia a rotelle. Nonostante tutto riuscì a recitare in Crociera Vianello, ultima fatica realizzata nel 2008.

Io non so più quando Raimondo scherza e quando parla sul serio. Glielo dico sempre: tu un giorno sarai morto stecchito e passeranno cinque ore prima che chiami il dottore”. Quel 15 aprile Vianello non scherzò e Sandra rifiutò di fare i conti con la dura realtà.  Raimondo l’aveva abbandonata. Non l’aveva fatto per mezzo secolo, nonostante l’eterno desiderio di sbarazzarsi della consorte accompagnato da un sorriso sornione. “Io ero una donna libera e lui un uomo libero. L’idea di lasciare sempre la porta aperti ci ha salvati. Siamo rimasti entrambi dentro casa”.