Home La Notte della Taranta 2020 su Rai 2 è un bel compendio di cultura popolare: peccato che la tv ne abbia paura

La Notte della Taranta 2020 su Rai 2 è un bel compendio di cultura popolare: peccato che la tv ne abbia paura

La Notte della Taranta ‘a porte chiuse’ per il COVID in una versione tv nella seconda serata di Rai 2.

pubblicato 28 Agosto 2020 aggiornato 20 Settembre 2020 14:47

La Notte della Taranta 2020 su Rai 2 è appena finita e confesso di non essere riuscita a staccarmene. Penso che lo spirito della taranta, in fondo, sia proprio questo, l’essere trascinato, coinvolto, senza possibilità di fuga. Non sono un’esperta musicale, non mi interessa stabilire quanto questo sia IL CONCERTONE di Melpignano, quanto sia davvero la Notte della Taranta, quanta tradizione ci sia. Non è il mio terreno. Certo è che questa serata nasce per la tv in un’annata che ha dovuto fare a meno dei corpi e del sudore, ma che non ha voluto cedere al silenzio. E direi che ha fatto bene.

Quello realizzato per Rai 2 è stato uno spettacolo vero, un concentrato di cultura popolare che ha voluto coniugare la carnalità della tradizione della taranta con una resa visiva elegante e per certi sensi glamour. La scenografia, le luci, la fotografia, le coreografie che hanno unito contemporaneità e danza popolare hanno restituito una sorta di docufilm, il che non è una diminutio, anzi. Non un concerto – del resto non poteva esserlo per definizione, viste le circostanze – ma un compendio di musica popolare, devo dire magistralmente orchestrato ed eseguito da strumenti e voci, che ha assunto quasi la forma del doc anche grazie alle riprese e alla regia di Cristiano D’Alisera.

Dicevamo, un docufilm la cui trama non è stata certo data dagli inserti testuali affidati a Sergio Rubini, chiamato a fare da testimonial a un racconto musicale che era già testimonial di se stesso, ma dalla scaletta dei brani e da alcuni inserti di gran pregio. Diodato che canta Bedda ci dormi e soprattutto Mahmood che regala un brano in arabo – raccogliendo non solo simbolicamente le varie anime del Mediterraneo in una terra che è storicamente di scambio e di convivenza – sono due dei momenti più coinvolgenti di un’ora e mezza che è difficile interrompere.

 

Poi ci sono le concessioni pop, perché sennò forse sembrava di aver fatto una cosa troppo ‘alta’, pur affondando le sue radici nella carne e nel sangue di una terra. E così ecco l’inserto di Jovanotti su Mi devo muoere e la ‘superospite’ Gianna Nannini che canta Fimmine fimmine, 16 anni dopo la sua prima volta al Concertone. Insomma, una replica.

Al termine di questo contenuto davvero speciale, pronto per essere venduto all’estero magari sotto l’etichetta world di Peter Gabriel, nasce una considerazione più generale su un certo tipo di racconto musicale in tv. E mi viene da chiedermi perché la tv abbia tanto paura della musica. Perché pensa che serva un legante a ogni costo, come se la danza, la voce, la regia non bastassero, tanto da interrompere il racconto con introduzioni (per fortuna brevi) affidate a Rubini. Se gli inserti fossero stati connessi al racconto della tradizione avrei potuto trovare loro anche una funzione, ma così mi è sembrato più uno sforzo di intelletto fine a se stesso che una imbastitura, più una debolezza e non un punto di forza. Sarà che la taranta è per sua natura così ipnotica da trasformare qualsiasi interruzione in un brusco risveglio, ma è anche vero che quella della ‘voce narrante’ per ‘spezzare’ la musica è un classico nella costruzione di un racconto musicale (e penso anche agli speciali in tempo di lockdown) . Quando si capirà che la voce narrante in questi casi non solo non serve, ma è peggio della pubblicità? Perché si ha paura di fare una cosa bella ‘in quanto tale’? E se si ha l’impressione di star facendo una cosa troppo ‘avanguardistica’, almeno per una volta si ceda alla tentazione di farla.

Questa Notte della Taranta in esclusiva per la tv ha ribadito che in prodotti come questi il miglior testimonial è la musica. Anche senza sottotitoli, anche senza spiegoni. Non servono. Così come non servono le ‘superstar’ (che talvolta sanno più di compromesso che di progetto). Il vero applauso va alle voci e agli strumenti che hanno regalato davvero un’emozione, riuscita a superare la ‘freddezza’ della registrazione, la distanza, la ‘solitudine’. E quell’applauso sentito, vissuto, ‘scarico’ di tensione che chiude lo speciale è la migliore chiosa che si poteva avere.

La Notte della Taranta 2020 su Rai 2 in seconda serata: ospiti ed esibizioni di un’edizione solo tv

Il concertone de La Notte della Taranta perde la sua dimensione di festa di piazza e diventa un evento esclusivamente tv. Colpa del COVID, sicuramente, visto che le misure anti-contagio hanno saggiamente suggerito di cancellare tutti gli eventi che per loro stessa natura richiedono (e vivono di) assembramenti e hanno lasciato solo lo scheletro di un evento musicale sempre più pop. Ma per certi versi anche conseguenza di un percorso iniziato qualche anno fa.

La tradizione però si perpetua, anche se in maniera diversa dal solito, quasi esclusivamente per il piccolo schermo, visto che l’edizione 2020 è stata realizzata a porte chiuse. Solo gli artisti presenti, un palco essenziale ma con le luci e il calore delle luminarie pugliesi, sia pur senza quella dimensione di rito collettivo che è propria della Notte della Taranta, ridotta di fatto a 90′ minuti in onda su Rai 2 dalle 22.50 di questa sera, venerdì 28 agosto.

La ventritresima edizione va in scena sul palco minimal e teatrale allestito dallo scenografo Giancarlo Sforza all’ex Convento degli Agostiniani di Melpignano (LE), sotto la direzione artistica di Daniele Durante, con l’Orchestra popolare e dell’Orchestra Roma Sinfonietta dirette dal maestro Paolo Buonvino. A tenere le fila del racconto c’è Sergio Rubini, cui è evidentemente affidato il compito di dare ‘un senso’ alla collazione di esibizioni, tenute insieme sul piccolo schermo anche dalla regia tv di Cristiano D’Alisera.

Le composizioni di Paolo Buonvino fanno da colonna sonora insieme ai canti della tradizione popolare come Lu Rusciu de lu mare, Tamburreddhu meu, Ferma zitella e la buona notte in grico Calinitta. Sulla facciata del Convento scorrono le immagini delle tabacchine, le contadine del Salento protagoniste della lotta al caporalato, quando Gianna Nannini intona Fimmene Fimmene. La ripropone a distanza di 16 anni dalla sua prima partecipazione al Concertone perché, dice,  “le condizioni delle donne non sono cambiate”.

Tra gli ospiti anche Mahmood, che canta in arabo unendo così le varie aree del Mediterraneo, mentre Diodato si esibisce in Beddha ci dormi. L’elogio della Pazzia di Erasmo da Rotterdam è preludio teatrale per Secuta Secuta, una filastrocca salentina da “vannisciatore”, il banditore che per le vie del paese trova il modo di far emergere la verità, ovvero il tradimento del fratello maggiore. Presente anche la danza con cinque coreografie di Sharon Eyal che reinterpreta in chiave contemporanea la pizzica salentina.

La Notte della Taranta è un progetto culturale per la valorizzazione della pizzica sostenuto da Regione Puglia, Unione dei Comuni della Grecìa salentina, Istituto di ricerca Diego Carpitella con la collaborazione di Puglia Promozione e Apulia Film Commission. E la Rai lo sostiene con questo spazio, sia pur freddo, che mira alla salvaguardia di una tradizione che cerca di sopravvivere anche senza contatto con la terra e con gli altri.

“Un viaggio musicale per omaggiare la memoria della Puglia. Un viaggio che crea un ponte tra passato e presente in questa edizione voluta, nonostante le difficoltà, per non fermarsi per non arrendersi. Per esserci al fianco di musicisti, ballerini, tecnici. Sarà un viaggio di emozioni”

si legge sulla pagina FB ufficiale dell’evento. Una edizione interlocutoria, ma forse per alcuni versi spartiacque. Intanto seguiamola su Rai 2 dalle 22.50.

Foto | Sito ufficiale Notte della Taranta

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