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Rita Dalla Chiesa ricorda su TvBlog Arrigo Levi: “Una delle menti più libere del giornalismo italiano”

Arrigo Levi era il responsabile del magazine di Canale 5 “Tivù Tivù” con Rita Dalla Chiesa

di Hit
pubblicato 24 Agosto 2020 aggiornato 21 Gennaio 2021 19:24

Scorrere la carriera di Arrigo Levi, scomparso oggi all’età di 94 anni a Roma, è un avvicendarsi di incarichi e step professionali davvero importanti e prestigiosi. Nato a Modena nel 1926, lascia il nostro paese per sfuggire alle persecuzioni delle leggi razziali. In Argentina dove si era trasferito si avvicina al mondo del giornalismo collaborando con il giornale “L’Italia libera” del Partito d’Azione. Tornato in Italia poi è un susseguirsi di lavori presso tante testate, fra le quali “Unità Democratica”, “La Gazzetta di Modena”, poi a Londra collabora con la BBC, quindi le corrispondenze per “La Gazzetta del popolo”, “Corriere d’informazione”, “Corriere della sera” e “Il Giorno”.

Arriva alla “Stampa” nel 1969 per diventarne poi direttore, quindi “Times”, il ritorno al “Corriere della sera” nel 1988, per poi diventare consigliere per le relazioni esterne del Quirinale con Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Arrigo Levi però non si ferma al giornalismo scritto ma si occupa anche di quello televisivo. Per il Tg1 ha curato Tam Tam, oltre ad essere stato fra i primi conduttori giornalisti del Telegiornale RAI negli anni sessanta. Ha lavorato anche per Canale 5 curando il programma “Tivù Tivù” nel 1987, per poi tornare in Rai con I giorni dell’infanzia, Emozioni Tv e C’era una volta la Russia.

Abbiamo chiesto a Rita Dalla Chiesa, che faceva parte della redazione di Tivù Tivù un ricordo del grande giornalista modenese.

Una delle menti più libere del giornalismo italiano

Tutto è nato dalla moglie di Arrigo, ovvero Lina, che mi vide un pomeriggio su Rai2 mentre conducevo con Fabrizio “Pane e marmellata” (programma per ragazzi su Rai2, ndr) e siccome Arrigo stava mettendo in piedi in quel periodo una redazione giornalistica per un nuovo programma per Canale 5, quello che poi sarebbe diventato “Tivù Tivù, Lina gli disse “ho visto una ragazza che mi piace molto e che andrebbe bene per la tua redazione”. Da lì a poco Arrigo mi fece chiamare, ma io non volevo incontrarlo perchè pensavo che mi volesse fare un’intervista su mio padre ed in quel momento non volevo parlare di quello che era successo a papà. Poi in un secondo tempo mi chiamò Eugenio De Paoli, che faceva già parte delle redazione giornalistica del nascente programma, che mi disse che in realtà il direttore mi voleva incontrare per propormi di entrare a far parte della redazione di Tivù Tivù.

Arrivò quindi l’incontro con Arrigo nel corso del quale fra noi due nacque da subito un’intesa molto forte. Io credo che Arrigo sia stata una delle menti più libere del giornalismo italiano. Era un direttore ed un uomo che stimava e proteggeva enormemente le donne. Gli chiesi subito una cosa nel corso del nostro primo incontro e cioè di non farmi fare il segmento politico del nuovo programma, che infatti poi ha seguito Chiara Beria di Argentine, con grande bravura. La mia richiesta nacque dal fatto che siccome si parlava ancora molto in quel periodo della morte di mio padre, non volevo rischiare di trovarmi di fronte a della persone a cui non volevo stringere la mano. Mi viene in mente un episodio che fa capire molto bene che pasta d’uomo fosse Arrigo. Una volta dissi di no rispetto alla sua richiesta di fare una intervista a Giorgio Strehler, per la quale però avrei dovuto prendere l’aereo (io avevo il terrore dell’aereo). Lui decise di accompagnarmi personalmente in aereo fino a Milano per farmi vincere la mia paura, quale direttore farebbe una cosa del genere? Ricordo Fabrizio, che ci accompagnò all’aeroporto, mi continuava a dire “ma che figura che fai Rita!”.

Levi era una mente diversa, molto alta. Mi ricordo del suo amore infinito per la moglie Lina e l’amore per la sua redazione, infatti non posso non ricordare il fatto che lui veniva sempre a pranzo con noi al Palatino. Arrigo amava passare l’ora di pausa pranzando con la sua redazione, cosa anche questa non da tutti i direttori.

Mi mancano le lunghe conversazioni a fine giornata con lui. Io, Chiara ed Eugenio ci fermavamo sempre a parlare con Arrigo oltre l’orario di lavoro e quello che ci raccontava in quei momenti era il racconto di un uomo che aveva vissuto profondamente. Per questo posso tranquillamente dire che la mia esperienza lavorativa a Tivù Tivù va ben oltre la questione professionale, ma è stata un grande arricchimento umano e questo grazie ad Arrigo.

Rita Dalla Chiesa