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Cursed, arriva su Netflix la serie che rivisita la leggenda di Re Artù: la recensione

Dal 17 luglio 2020 su Netflix è disponibile Cursed, nuova serie tv che rivede la leggenda di Re Artù raccontandola da un punto di vista femminile, quello di Nimue, la futura Dama del Lago

pubblicato 17 Luglio 2020 aggiornato 29 Agosto 2020 23:16

Il ciclo mitologico di Re Artù, grazie all’enorme ricchezza di storie, personaggi e varianti che propone, è già finito in passato dentro la scatola televisiva. Impossibile, d’altra parte, non sfruttare la varietà di spunti che il mito offre, sotto vari fronti.

Poteva Netflix non provare a raccontare la propria versione? Ovviamente no: da oggi, 17 luglio 2020, è infatti disponibile Cursed, la nuova serie (prima stagione composta da dieci episodi) nata dalla penna di Frank Miller -due titoli su tutti: 300 e Sin City- e Tom Wheeler. Un’idea che è anche diventata una graphic novel in uscita parallelamente allo show, ma in entrambi i casi al centro c’è una famosa spada ed una giovane donna.

Il punto di vista di Nimue

Il mito di Re Artù rivive da un nuovo punto di vista. Se solitamente siamo abituati a seguire le gesta del giovane cavaliere destinato a diventare Re o di Merlino, il mago la cui vita s’intreccia inesorabilmente con lui, Cursed prende tutt’altra piega, mettendo al centro Nimue, ovvero colei che secondo la leggenda diventerà la Dama del Lago e consegnerà Excalibur ad Artù.

In Cursed, Nimue (interpretata da Katherine Langford, protagonista su Netflix già di Tredici) è una giovane donna appartenente alla famiglia Fey, nota per essere dotata di poteri magici che spesso hanno messo nei guai i villaggi in cui ha vissuto. Le donne della famiglia, in particolare, vengono additate come streghe e, nonostante i loro poteri possano essere utili a salvare vite e sostenere la comunità, sono spesso perseguitate.

Consapevole di ciò, Nimue appena si rende conto di non essere differente dalle sue antenate vuole andarsene dal suo villaggio, ma il destino ha in serbo per lei altre strade. La giovane incontra infatti sul suo percorso i Paladini Rossi, soldati inviati da Re Uther il cui compito è quello di sterminare i Fey e tutti coloro che li proteggono: quando anche il suo villaggio incontra questa sorte, la madre di Nimue le affida un importantissimo incarico, ovvero consegnare una spada che sembra essere ben diversa dalle altre a Merlino (Gustaf Skarsgård).

Questo, intanto, vive nel vizio dell’alcol e nel tentativo di allontanarsi dalla magia. Eppure, quella spada lo chiama, lo cerca, come se sapesse già come devono andare le cose. A Nimue non resta che mettersi in viaggio, un modo anche per scappare dai Paladini Rossi e da un misterioso Monaco (Daniel Sharman) che si distingue dagli altri per la sua ferocia. Nel farlo, non sarà sola, ma accompagnata da un giovane cavaliere che sogna di poter elevare il proprio rango e che s’invaghisce della protagonista: stiamo parlando di Arthur (Devon Terrell), il futuro Re Artù.

Nel segno dello young adult: pregi e difetti di Cursed

Ci risiamo: Netflix non vuole mollare il pubblico più giovane, quello che evidentemente è anche artefice di buona parte del successo della piattaforma stessa. Per farlo, continua a produrre ed offrire contenuti che se da una parte mostrano indubbie qualità da un punto di vista produttivo, dall’altra non si sforzano più di tanto nel cercare di catturare un pubblico differente.

E’ il caso anche di Cursed, i cui pregi e difetti sono emblematici della strada che ultimamente Netflix abbia intrapreso senza neanche troppi giri di parole. Se bisogna convincere i più giovani a passare più tempo possibile da queste parti, sembra essere il pensieri fatto, dobbiamo dare loro materiale adatto per convincerli a farlo. Poco importa se i più grandi si sentiranno o esclusi o poco presi in considerazione.

Scelta legittima, ci mancherebbero altro, che vede in Cursed un tentativo di evoluzione rispetto al passato. Se la base è infatti quella del fantasy misto al young adult, con tanto di cast che (in primi la Langford, ma anche Terrell e Sharman, quest’ultimo già protagonista di due stagioni de I Medici) sembra arrivare da una puntata di The O.C., il contorno cerca di smarcarsi dal pregiudizio dell’ennesima “serie per ragazzini”.

Ecco che, allora, il ciclo arturiano viene rivisto, come detto, dando ampio spazio al ruolo femminile (anche dietro le quinte: i primi due episodi sono diretti da Zetna Fuentes), difendendo i principi di un’uguaglianza tra i sessi ed affrontando anche altre tematiche. Si parla di diritti Lgbt, di difesa della natura, del terrore imposto dalle religioni, ma anche dell’insensatezza della guerra e di crescita.

Il racconto di formazione formato saga

La crescita, o meglio l’evoluzione dei personaggi, è chiara fin dal primo episodio: Cursed vuole essere un racconto di formazione, non un semplice prequel della saga di Re Artù, ma un’avventura che vale la pena seguire a prescindere dall’esito che incontreranno i protagonisti.

Nel farlo, però, la serie si scontra con le esigenze di dover essere formativa sì, ma non didascalica, di trasmettere dei messaggi ma senza salire in cattedra. In questo, l’abito del fantasy aiuta molto: la crescita diventa un “quest”, una ricerca di sé che è anche avventura magica e pericolosa, un percorso ad ostacoli dove questi ultimi (e qui si torna al punto di partenza) sono a misura di giovani.

L’impalcatura su cui è costruito Cursed, in altre parole, attira tutto il pubblico -o almeno quello che si fa prendere dal genere- ma ad entrarvi e restarvi, poi, saranno solo coloro che troveranno nella piacevolezza del cast o nell’immedesimazione per temi validi motivi per proseguire. Vale a dire quello stesso pubblico a cui Netflix negli ultimi sta forse riservando un po’ troppe attenzioni, dimenticandosi degli altri.

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