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Storie Maledette, la Leosini domata rimette al centro la storia e mitiga la ‘lussuria del verbo’

Franca Leosini torna in tv con due nuove puntate di Storie Maledette, in prima serata la domenica su Rai 3.

pubblicato 7 Giugno 2020 aggiornato 9 Novembre 2020 14:37

A memoria direi che per la prima volta a Storie Maledette l’intervistato doma Franca Leosini: Francesco Rocca non solo tiene testa a Nostra Signora degli Atti Processuali, ma finisce per prendere il controllo di una puntata dritta, tesa, che anche per le caratteristiche dell’interlocutore concede meno alla ‘lussuria del verbo’ tanto cara alla Leosini. Per carità, la cifra c’è tutta e lo si dichiara con l’incipit dell’anteprima quel “E’ una terra di fascino efferato la Barbagia” che ci porta sul luogo del delitto. Ma è soprattutto nei risvolti “scoperecci” che la Leosini stuzzica il piacere dei suoi Leosiners (e il “ditino birichino” di Rudy Guede è senza dubbio uno spartiacque del genere).

Ma con il procedere della storia il clima si scalda e si torna alle carte processuali, quelle che nelle ultime stagioni erano state messe un po’ da parte a favore dei dizionari dei Sinonimi e dei Contrari. Come avemmo modo di notare lo scorso anno, le puntate con le Misseri e quelle su Gradoli sono state a occhio le più ‘insostenibili’, così intrise di autoreferenzialità da aver completamente cannibalizzato storie e format stesso.

Questa volta è diverso: Francesco Rocca non ha nessuna intenzione di diventare una ‘vittima’ della retorica leosiniana e combatte carte alla mano, mentre la Leosini torna a rivestire il suo ruolo ‘originario’, quello di PM televisivo di processi passati in giudicato. Là dove Rocca sembra ritrarsi dalle sue responsabilità, lei interviene per “dovere processuale“, come sentiamo dirle quasi a inizio trasmissione. Ha il sapore di un lapsus, perché arriva rapida un’autocorrezione che la spinge a virare su un “dovere di difendere il lavoro degli inquirenti“. Quegli inquirenti di cui la Leosini si fa simulacro, ancor più del pubblico.

Nonostante tutto, lo stile retorico c’è tutto: il vocativo ripetuto che inchioda (“Lei, Rocca, Dina la sposa per amore o perché, Rocca, in un piccolo centro, dopo 14 anni, insomma, Rocca…“), il tormentone (in questo caso AnnaGuisotuttaunaparola), il calembour (“Lei sei proponeva come uno che cazzeggiava, del tipo “Piccola, non ti fare illusioni, tu sei una del mucchio!… Le sue erano tutte balle da conquistador?“), la licenza poetica (“Lei, farabutto e fedifrago come tutti i mariti che tradiscono angeliche spose, cerca di recuperare…“, “Le chiacchiere di paese funeste come coliche“), il cambio di registro (“Era davvero una storiella scopereccia?“). Ma Rocca non si lascia intimidire: interrompe, alza gli occhi al cielo, sospira, ironizza, insomma combatte. E in questo i piani di ascolto ricoprono un ruolo fondamentale.

Ne viene fuori una puntata fragrante, che ricorda lo spirito degli esordi, quando la Leosini aveva occhi solo per l’interlocutore – occhi che questa volta ricerca spasmodicamente soprattutto quando sente che la ‘preda’ cerca di sfuggirgli – e per la distruzione sistematica di tutte le ipocrisie, le bugie, i tentativi di ribaltare la verità processuale.

Di fronte ai tanti ‘non ricordo’ e alle tante contraddizioni dell’intervistato, la Leosini è quasi costretta a mettere da parte il fioretto della lirica e a riprendere in mano la sciabola dei fatti. Anche per questo la puntata sorprende, ma non solo per questo: dopo un crescendo che sembra inchiodare ineluttabilmente Rocca alla sua condanna – le intercettazioni telefoniche con l’allora amante sembrano davvero mettere la parola ‘fine’ a ogni dubbio – c’è la svolta. Una svolta che corrisponde alla ‘svolta delle indagini’, quella della lettera anonima che fa entrare in gioco i possibili esecutori. Una lettera anonima che per gli inequirenti sancisce la colpevolezza di Rocca come mandante dell’omicidio della moglie – e che porta alla condanna di un minorenne a 16 anni per concorso in omicidio con ignoti – ma per la puntata di Storie Maledette rimette tutto in discussione. Con una mossa da lottatore greco-romano, Rocca capovolge la situazione e inizia a snocciolare tutti i punti dubbi delle indagini, tutte le tracce di DNA che non sono state seguite, a suo dire, dagli inquirenti.

“Lei tende a essere gentile nei confronti degli inquirenti, ma sono stati poco capaci e me ne assumo delle responsabilità”

dice Rocca mettendo (almeno per un momento) la Leosini al tappeto. Con una mossa che a memoria non ritrovo in precedenti puntate, l’intervistato prende il controllo del programma e lo fa proprio sul finale, che così diventa ancora più avvincente: il racconto a tesi deve arrendersi di fronte alle ‘evidenze’ portate dall’imputato. Una verità processuale c’è, una revisione del processo sarà possibile, una ‘verità’ televisiva invece non si raggiunge, nel senso che questa puntata di Storie Maledette ha un finale aperto, intrigante, misterioso. Come misteriose sono quelle impronte trovate sul luogo del delitto e ancora senza attribuzione, come quelle parole inquietanti dette da Rocca alla sua amante (“Un giorno ti renderai conto di quello che ho fatto per te, ti renderai conto di quanto cazzo ti amo”), come quella dinamica che sembra rendere davvero poco probabile la pista del tentato sequestro di persona.

Una puntata costruita in un crescendo che raggiunge l’acme della certezza e poi avvolge nel ‘gorgo’ dei dubbi. In tutta la narrazione, un ruolo fondamentale l’ha avuto, ancor più che in altre puntate, il montaggio: i piani di ascolto prima incerti, poi sospetti, poi infastiditi, quindi combattivi di Rocca hanno dato quello spessore thriller alla puntata che ha reso superfluo, finanche fuori posto, una certa insistenza all’alambicco linguistico.

“Che vuol dire?“: Rocca non teme di smontare il castello della Leosini, che così torna all’antico. Alla battaglia diretta. A quel modo di affrontare i fatti senza tanti manierismi: ed è la parte più bella, e più sanguigna, di Storie Maledette e della indomita Leosini.

Continuate così, grazie.

Storie Maledette, puntata 7 giugno 2020: Franca Leosini intervista Francesco Rocca

  • 20.58

    Che belli i racconti di Iannacone. Stasera va in onda la seconda parte de Il Campo dei Miracoli, al Corviale.

  • 21.10

    Un pasoliniano 3.0

  • 21.18

    Ci siamo quasi. Inutile dire che il live sarà essenzialmente un compendio delle circonvoluzioni linguistiche della Leosini. Il caso di omicidio è assolutamente accessorio.

  • 21.20

    Anteprima. “E’ una terra di fascino efferato la Barbagia…”. Già non le sto dietro.

  • 21.20

    Un’introduzione (poetica) sul fenomeno dell’Anonima Sequestri, con tanto di citazione dell’Hotel Supramonte di De André.

  • 21.21

    E si arriva a Gavoi, luogo del delitto. Si inizia a raccontare l’omicidio di Dina e presentare il protagonista, Francesco Rocca. Ma partono i titoli di testa. https://www.facebook.com/rai3tv/videos/307223757342944/

  • 21.24

    Si entra in medias res. “Come abbiamo detto, alle 21.30 lei entra a casa”: la Leosini si collega così all’anteprima. Non un buonasera: siamo subito nel racconto di Rocca.

  • 21.25

    Set nella biblioteca del carcere di Alghero: distanze di sicurezza più che mantenute, al netto del periodo della registrazione.

  • 21.25

    Si entra subito nel racconto di Rocca, dicevamo, nel “livido scenario della povera piccola che piangeva nel suo seggiolino, a terra”.

  • 21.27

    La versione di Rocca viene puntualizzata dalla Leosini, pronta a sottolineare incongruenze e dettagli fondamentali.

  • 21.28

    Con le tracce di sangue a terra, nessuno apre il portabagagli dell’auto in garage, né ai Carabinieri né al marito… Lo aprono solo alle 2.30 del mattino, con la donna scomparsa dalle 18.30 circa. Lui non racconta come ha trovato il corpo, dice di non ricordarlo. “Allora lo ricordo io per DOVERE PROCESSUALE”.

  • 21.31

    “Un’agonia di 5/6 minuti nei quali quella povera creatura si stava rendendo conto di quello che stava succedendo”: il piano di ascolto su Rocca è quello che ci vuole per sostenere le parole della Leosini.

  • 21.31

    Si ricostruisce come Rocca stesso indirizzi gli investigatori verso il sequestro. “Io non lo so cosa sia successo: il piano antisequestri lo fanno scattare gli inquirenti. Io sono stato più che collaborativo con le Forze dell’Ordine, fornendo informazioni che avevo raccolto”.

  • 21.34

    Le interviste tv sono sempre un’arma a doppio taglio. “Sono certo che chi ha visto mi dirà…” diceva a La Vita in Diretta. I genitori avevano subito tentativi di sequestro negli anni ’70.

  • 21.35

    “Nella logica, i sequestratori hanno cura dei sequestrati in vista del riscatto. Perché ucciderla?” chiede la Leosini.
    “Forse aveva riconosciuto qualcuno” dice lui.

  • 21.36

    “Su questo tavolo ci sono due verità, la sua e la verità processuale… Ci aiuti a capire perché lei, Rocca, sarebbe la vittima di un errore processuale. Rocca, è importante andare alle radici del suo vissuto. Ed è importante, Rocca, parlare di sua moglie”: Leosini dice Rocca ogni tre parole a inchiodarlo alle sue responsabilità. E si ripercorre la vita di Rocca e della sua famiglia.

  • 21.39

    Quando muore, quando viene uccisa…”: la cura della giustapposizione. E la cazzimma di farla raccontare a lui la moglie…

  • 21.42

    “Lei, Rocca, Dina la sposa per amore o perché, Rocca, in un piccolo centro, dopo 14 anni, insomma, Rocca…”

  • 21.42

    “Dina era maniacale in tutto…in come mi dovevo vestire, su come arredare la casa, figurarsi per preparare il matrimonio…”. Pubblicità. Che cazzimma nel montaggio.

  • 21.47

    Riassuntone.

  • 21.48

    Ed entra in gioco il jolly: Anna Guiso, anni 22 all’epoca, va a lavorare allo studio negli ultimi mesi di gravidanza della moglie.
    Franca: “Noi donne, per vostra sciagura, abbiamo le antenne. E sua moglie molto presto scopre la sua tresca con Anna Guiso. In che modo? Attraverso quelle antenne di cui ho parlato o attraverso quelle chiacchiere di paese funeste come coliche?”

  • 21.49

    Franca: “Lei perde la testa per Anna Guiso?”
    Rocca: “Esistono due fasi della relazione con Anna Guiso: la prima quando avevo ancora in vita mia moglie, poi dopo la morte di mia moglie”. Ma dice di non ricordare di preciso quando è iniziata. “Lei si proponeva come uno che cazzeggiava, del tipo “Piccola, non ti fare illusioni, tu sei una del mucchio! Le sue erano balle da conquistador? ” STANDING OVATION.

  • 21.52

    “Lei l’avrebbe lasciata sua moglie?”
    “No, e infatti non l’ho lasciata… Dina era la moglie ideale per chi si voleva fare i fatti suoi”.
    “Sì ma quando scopre che bazzica altre lenzuola, la caccia dalla camera… basta leggere gli sms che vi scambiavate, agli atti”.

  • 21.54

    Non spaccava piatti, ma Dina si era ben resa conto di quello che stava succedendo, come fa capire Franca.

  • 21.56

    “Lei farabutto e fedifrago come tutti i mariti che tradiscono angeliche spose cerca di recuperare…”. La tocca pianissimo Franca. “Era davvero una storiella scopereccia?”: niente, sulle corna e sulle storie di sesso, Franca si scatena. Il “ditino malizioso” resta indimenticabile.

  • 22.00

    “Stavo bruciando una scrofa morta… La prossima volta lo faccio a te”. Sento rumori di unghie sugli specchi sulla spiegazione di questo sms.

  • 22.303

    “La domanda è diversa: la sua coscienza era pulita?”
    “La mia coscienza, allora come ora, cerca solo di sapere la verità vera”.

  • 22.04

    Si ricostruisce anche la dinamica e si va nei luoghi per spiegare perché il GIP riaprì le indagini sulla morte di Dina: perché cercare di rapirla in un garage in centro paese in una viuzza stretta.

  • 22.06

    Non c’erano segni di effrazione da nessuna parte: come avrebbero fatto i responsabili del sequestro a entrare? La Leosini è sempre il PM.

  • 22.08

    Devo dire che questa la trovo molto più equilbrata delle precedenti. E’ tornata la Leosini più inquirente e meno lirica, che però sa come solleticare le perversioni dei suoi seguaci. Corna ed eros sono i suoi cavalli di battaglia.

  • 22.10

    “Posso dire che è stato uno sprovveduto? Certe cose si sono ritorte contro di lei”
    “Io ho continuato a fare quello che facevo prima, sapendo di essere intercettato, ma mai avrei pensato di essere sospettato”.

  • 22.12

    Franca: “Facciamo un patto di sangue io e lei, non ci sovrapponiamo…”
    Rocca: “Se fossi l’omicida che mi dipingono, andrei a fare l’amore in macchina sapendo che mi ascoltano e che non ho mai detto della Guiso? Sarei davvero un coglione!”.

  • 22.13

    Così si passa ai moventi: da una parte la relazione con la Guiso, di cui Rocca non parla mai; dall’altra l’acquisto di una villa da 375.000 euro per la quale si era indebitato.

  • 22.16

    Il dibattito devo dire che è teso: lui tende a interromperla per difendere la propria versione, lei continua a chiedere di non essere interrotta. “Quando lei dice bugie io devo smentirla, devo difendere il lavoro degli inquirenti. Io non faccio il processo…”. Bello, serrato così ci piace.

  • 22.17

    Vabbè, Rocca, ma siete stati insieme 5 anni e non mi puoi dire che non ricordi mai quando inizia la relazione, quando succedono le cose con la Guiso.

  • 22.18

    Anna Guiso al processo disse che quando lei iniziò ad allontanarsi lui si fece minaccioso. “lei fa un bel po’ di cappellate… Mi guardi in faccia quando parla”, commenta Leosini.

  • 22.20

    Prepotentuccia Franca stasera: “Io non voglio parlare mentre lei cerca qualcosa negli atti. Non si fa, non tanto nei confronti miei ma nei confronti del pubblico”.
    Rocca tiene il punto: “Io cerco dei bigliettini in cui si evince che quello che dice la Guiso non è vero”.
    F: “Ma cosa cambia”
    R: “Cambia parecchio”
    La trasmissione stasera la fa Rocca: il fatto che tenga testa rende tutto molto più interessante.

  • 22.23

    La Leosini legge un paio di messaggi riferiti alla moglie detti alla Guiso. “Tante frasi e tante stupidaggini le ho dette per farle capire quanto fosse più importante Anna di Dina.

  • 22.26

    Ci sono anche delle intercettazioni telefoniche con la Guiso in cui Rocca dice: “Tutto il resto è farla morire, tutto il resto è far nascere questa bambina…”

    Rocca dice che “non sono frasi simpatiche”

  • 22.28

    C’è anche un intervento del suo avvocato, a difesa. Ma ormai la condanna del pubblico è definitiva. Un crescendo che inchioda come i vocativi.

  • 22.31

    “Un giorno ti renderai conto di quello che ho fatto per te, ti renderai conto di quanto cazzo ti amo” si sente in un’intercettazione telefonica con la Guiso. Lui continua a dire che si tratta di frasi per fare colpo. Se non fosse che c’è un piccolissimo dettaglio: la moglie è stata uccisa.

  • 22.36

    #AnnaGuiso ormai è tutta una parola. “Non ha mai sospettato secondo lei?”: dice la Leosini.

  • 22.37

    Gli inquirenti scoprono che i rapporti tra lui e la moglie non erano ottimi, dice la Leosini. I messaggi del cell di qualche mese prima della tragedia, al tempo della scoperta della tresca, non mentono. Nei due anni successivi alla morte di Dina, le indagini sono sulle tracce di sequestratori.

  • 22.39

    Leosini chiede a Rocca di raccontare della svolta data “dall’ambigua concretezza di una lettera anonima… nel buio dell’anonimato arriva una lettera con nomi di sospettati” dice la Leosini. E Rocca, anche questa volta, dice di non voler ricostruire perché sono tante le versioni. Poi però segue quanto dice la Leosini su un diario. La lettera viene trovata dalla sorella di Dora vicino alla sua macchina quattro anni dopo l’omicidio: dentro ci sono 7 nomi, tra cui due andavano a caccia con Rocca.

  • 22.42

    Quella lettera incide, dice la Leosini: i 7 ragazzi indicati nella lettera sono interrogati e intercettati.

  • 22.44

    Ma la Leosini torna a 2 giorni dopo il delitto: Pierpaolo Contu, allora minorenne, racconta a Stefano Lai – due che andavano a caccia con Rocca e indicati nella lettera anonima – di aver ucciso la donna con Rocca mandante.
    Rocca dice che Lai mente e che Contu ha negato tutto.

  • 22.47

    Ma Contu è stato processato e condannato a 16 anni. Rocca avrebbe promesso a Contu la casa di famiglia.

  • 22.49

    C’è anche l’avvocato di Contu.

  • 22.52

    La sostanza della Leosini è semplice: perché Lai avrebbe mentito?
    Rocca dice che Lai non è stato mai sentito al processo, la Leosini gli ricorda che essendo stato sentito nell’incidente probatorio poi non può andare a testimoniare…

  • 22.54

    Devo dire che l’ingresso di Lai e Contu nel racconto sta rendendo tutto meno appassionante…ma tutto converge verso la sua colpevolezza.

  • 22.57

    Rocca fu arrestato nel 2013, cinque anni dopo l’omicidio, con l’accusa di essere il mandante, con Contu esecutore materiale, all’epoca minorenne.

  • 22.58

    “I suoi avvocati indicano in Stefano Lai, un lurido mentitore, manipolato dagli inquirenti” dice la Leosini.

  • 23.01

    “Lei tende a essere gentile nei confronti degli inquirenti, ma sono stati poco capaci e me ne assumo delle responsabilità. Hanno trovato una macchia di sangue con DNA ignoto e non l’hanno mai cercato. Ma con 6/700 DNA si sarebbe trovato almeno il ceppo parentale. Se ne sono fatti solo 24: 4 sono negativi, gli altri sono rimasti lì. Lei sa che c’è un’impronta digitale mai investigata, un’impronta di scarpone mai investigata, una traccia sul nastro mai investigata” dice Rocca. Ha assunto il controllo Rocca.

  • 23.02

    Credo che sia la prima volta che l’intervistato prende il controllo di Storie Maledette.

  • 23.03

    “Ho una figlia fuori in mani insicure, perché fuori c’è qualcuno che ha ucciso la madre ed è a piede libero”.

  • 23.04

    Chi mente?
    “Io non ho mai mentito. Che qui c’è qualcuno che mente è ‘avverato'”, ovvero assodato.

  • 23.05

    Contu è stato condannato per un omicidio non più monosoggettivo, ma plurisoggettivo, perché la traccia del DNA non corrisponde a quello di Contu. Quindi avrebbe ucciso con qualcuno, non da solo. Ma le sue tracce non si trovano.

  • 23.05

    Franca Leosini ricorda che c’è la possibilità della revisione del processo, viste le impronte da investigare.

  • 23.07

    Dunque, altro colpo di scena: i sequestratori non trovano le chiavi del garage per uscire con l’auto. Erano nelle tasche di Dina e quindi lasciano tutto lì. Ma l’Anonima Sarda mai avrebbe fatto un errore del genere…

  • 23.08

    Secondo Rocca la serranda era a mezz’asta, ma dice di non ricordare come fosse. Lui dice che all’epoca disse che era aperta., anche perché altrimenti sarebbero dovuti uscire da casa sua.

  • 23.10

    Dopo la morte della moglie sia Contu che Lai sono andati ancora a caccia con Rocca.

  • 23.11

    Moventi: la relazione con Anna Guiso “perverso in sentenza” e la difficile situazione economica.

  • 23.12

    “Cosa vuol dire?”: come smonta Rocca la Leosini nessuno mai prima di lui.

  • 23.16

    Nella villa non si è mai trasferito, la casa dove viveva con la moglie l’ha venduta, ha vissuto dalla mamma con la bambina fino all’arresto. Il popolo di Gavoi le è rimasto vicino?
    Qualcuno va a trovarla? “Viene chi può essere autorizzato…”. Puntualizza Rocca.

  • 23.17

    La bambina aveva 5 anni quando il padre è stato arrestato. Lamenta i ritardi nella posta che gli impediscono di avere un rapporto con la figlia. Quando avrà 14 anni potrà andare a trovarlo.

  • 23.20

    “Penso che sua figlia sia il giudice più importante…”
    “Mia figlia è tutto”.

  • 23.20

    Ultima parte dedicata alla prigionia. Si è iscritto ad Agraria, perché lui aveva fatto l’Agrario alle superiori. E lavorava anche nelle carceri come dentista prima di essere arrestato. Non può esercitare in carcere.

  • 23.21

    “Ce l’ha ancora nel cuore questa ragazza?”
    Lui non risponde, ma fa capire di no…

  • 23.22

    Pierpaolo Contu è nello stesso carcere. “Io ho perso una battaglia, ma la guerra è lunga. Mi auguro di potermi rifare. Me lo auguro per Dina. Le Forze dell’Ordine trovino l’Ignoto 1, perché lui ha ucciso Dina”.

    “Ce lo auguriamo anche noi, se questa è la giustizia” dice Franca.

  • 23.24

    Franca: “Chi ha ucciso sua moglie?”
    “Non sono in grado di stabilirlo. Magari. Faccio un altro lavoro. Loro hanno il DNA di Ignoto 1: trovassero lui e il mandante. Almeno per rispetto di Dina. Io non sono stato il mandante di niente, e un giorno mi auguro di riuscire a dimostrarlo” dice Rocca. L’ultima parola è la sua.

  • 23.25

    Bella costruzione: la certezza iniziale infranta sul finale. Niente certezza granitica: Franca ha trovato pane per i suoi denti.

Storie Maledette, Franca Leosini torna su Rai 3 (con spot in stile)

Torna Storie Maledette, anche se con solo due nuove puntate in onda nella prima serata di Rai 3 questa sera, domenica 7, e la prossima settimana, 14 giugno. Al comando non può che esserci Franca Leosini, maestra di prosa giuridica e ormai vera protagonista delle storie che racconta.

La prima delle due nuove puntate vede la Leosini intervistare Francesco Rocca, in carcere ad Alghero per scontare l’ergastolo cui è stato condannato come mandante dell’omicidio della moglie, accusa per la quale si dichiara da sempre innocente. E così Rocca, dentista di Gavoi, racconta alla maestra dell’intervista la sua verità in questo primo appuntamento della miniserie dedicata proprio ai mandanti.

I fatti sono quelli di un delitto avvenuto a Gavoi, nel cuore della Barbagi, il 26 marzo 2008. All’epoca dei fatti Francesco Rocca, rinomato dentista della città, ha 38 anni, una moglie, Dina Dore, e una figlia di 8 mesi. La sera del 26 marzo 2008 Dina viene ritrovata incaprettata nel portabagagli, soffocata dallo scotch che le copre la bocca.

Per 4 anni le indagini seguono la pista del sequestro di persona finito male, ma scoprono anche la relazione dell’uomo con la sua assistente di studio, la 22enne Anna Guiso. Rocca viene sospettato di essere il mandante dell’omicidio della moglie e condannato all’ergastolo in tre gradi di giudizio.

L’attesa è soprattutto per le trovate lessicali e retoriche della Leosini. Ormai il suo è un genere letterario vero e proprio – l’intervista-indagine-arringa finale – con uno stile più che definito. La cosa interessante è che ormai si estende al peritesto, dai comunicati stampa di lancio al testo dei promo. Come è giusto che sia per le saghe di successo, ogni dettaglio deve essere curato: e in questo la Leosini non ha eguali. Adesso attendiamo la pubblicazione degli script originali… Nel frattempo l’appuntamento è per questa sera, domenica 7 giugno, alle 21.20 su Rai 3.

 

Foto dalla Pagina FB di Storie Maledette