Home Notizie Giovanni Vernia a Blogo: “Ora faccio show sul web, ma (forse) lo porto in tv”

Giovanni Vernia a Blogo: “Ora faccio show sul web, ma (forse) lo porto in tv”

Il comico ha già in mente la collocazione in palinsesto: “Un programma così folle in tv ora non c’è, sarebbe perfetto per l’access prime time”

pubblicato 21 Maggio 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 01:48

Io ho bisogno della gente, io vivo di gente. Ho visto che, all’inizio della quarantena, alcuni miei colleghi hanno iniziato a fare le dirette Instagram, mi è venuta l’idea di farla anche io – da qui il titolo #Ancheioshowacasa. Invece di fare una semplice chiacchierata, però, ho pensato che potessi ristabilire il contatto con la gente inventandomi uno spettacolo vero e proprio“. Giovanni Vernia, genovese di nascita, classe 1973, presenta così a Blogo il suo nuovo show, tutto rigorosamente in diretta social, su Facebook, Instagram, Twitter e Youtube. #Ancheioshowacasaè un’idea che mi permette di provare materiale, di fare laboratorio, di sperimentare e di interagire con la gente. Non è un semplice passatempo, è una parte fondamentale del mio lavoro“. E che si aggiunge all’impegno in radio (su Rds) e alle partecipazioni televisive (tra le più recenti quella a Pomeriggio Cinque di Barbara d’Urso).

#Ancheioshowacasa continuerà o si concluderà con l’allentamento del lockdown?

È un programma scritto, è un format vero e proprio, quindi andrà avanti fin quando vogliamo, adeguandosi alla realtà. Anche durante l’estate, perché ha una modalità di realizzazione molto semplice. Ho bisogno solo di connessione, scaletta e di due smartphone, uno per Instagram, uno per gli altri social.

Secondo smartphone che hai acquistato appositamente?

No, ho sequestrato quello di mia moglie (ride, Ndr).

Non pensi che le dirette social dei personaggi famosi abbiano stancato?

Che un’artista faccia un regalo ai suoi follower per me è una cosa bella. Non è che deve dare la sua arte solo quando viene inserito il ‘gettone’. Per quanto mi riguarda, #ancheioshowacasa è una forma diversa di spettacolo rispetto a quella che si può trovare in teatro. È un regalo, che serve a intrattenere gli altri e che serve anche a me. E sono stati già manifestati interessi e contatti per trasformarlo in qualcosa di più grosso…

Cioè l’idea è di portarlo in televisione?

Sì, ci sono stati degli approcci di questo tipo. Sarebbe molto bello vedere anche in televisione la follia che c’è dentro #ancheioshowacasa. Io sono un po’ così, un po’ folle, altrimenti non avrei iniziato la carriera con un personaggio come Jonny Groove, ma con un monologo come fanno tutti gli altri colleghi comici.

Per #ancheioshowacasa hai già in mente una collocazione precisa nel palinsesto?

Al momento la collocazione, che ho fatto decidere al pubblico, è quella delle 21.00, l’access prime time. In effetti, in televisione in quella fascia ci sono giochi o approfondimenti giornalistici. Una cosa di intrattenimento o di satira di costume non c’è. Vediamo, qualcosa succede.

Su quale rete?

So solo che il mio pubblico va dai 20 ai 50 anni, ma sinceramente non so quali siano i pubblici delle varie reti.

Il futuro dell’intrattenimento è sui social?

Non lo so, la sfera di cristallo non ce l’ha nessuno. Abbiamo visto in questo periodo che le cose cambiano improvvisamente, da una settimana all’altra…

L’esempio classico è il seguente: l’intrattenimento delle stories Instagram ha un senso solo su Instagram.

Questo è vero, perché ogni media ha un suo linguaggio. Non puoi usare il linguaggio del web in tv, o viceversa. Ma non significa che un’idea che nasce sul web non possa evolversi e fare il salto di specie, passando alla televisione. Lo penso anche degli spettacoli teatrali. Secondo me, se riprendi integralmente uno spettacolo teatrale e lo mandi in televisione non va bene. Non a caso, non avete mai visto un mio spettacolo teatrale in tv. In televisione serve il linguaggio della televisione: ospiti, scaletta con ritmo più serrato e altre cose che non sono spettacolo teatrale.

E allora un one man show tutto tuo in televisione quando?

Se uno come Fiorello – che potrebbe fare quello che vuole in tv – non lo fa, ci sarà un motivo. Non è per la paura degli ascolti, è che questo è un momento complicato per fare quel tipo di televisione. Servono dei mezzi che adesso non ci sono. Non ho quella pretesa, io devo ancora iniziare a fare televisione. Qualche idea ce l’ho, certo. Per esempio ho registrato una puntata pilota di uno show con la Ballandi, si chiama 23etrend (disponibile qui). Un’idea televisiva, con tanto di ospiti, da Anna Foglietta a Lorella Cuccarini. Ma in questo periodo va trovata la collocazione giusta. E vanno trovati… i soldi (ride, Ndr).

Ma la televisione tu la guardi?

Non voglio fare lo snob, però nell’ultimo periodo la tv non la sto guardando. Scelgo alcuni prodotti sullo streaming, su Netflix, su Prime. Con questa dichiarazione mi farò nemiche tutte le reti televisive, ma è la verità… (ride, Ndr).

Chiudiamo con il passato. Nella ricerca su Google il primo termine correlato a Giovanni Vernia è Zelig (a breve prenderai parte allo speciale Covid edition, peraltro). Anche basta o va bene così?

Non rinnego assolutamente Zelig, che è stata una trasmissione cult e che era il sogno di ogni comico. Mi ha lanciato, io ero un perfetto sconosciuto, facevo l’ingegnere, mi ha dato la possibilità di diventare una persona dello spettacolo. Dopo Zelig, però, mi sono tirato su le maniche per cercare di staccarmi dal personaggio che mi aveva reso famoso. Ho fatto radio, cinema, teatro, televisione. Secondo me, a distanza di 11 anni dal mio debutto a Zelig, chiamarmi ‘il comico di Zelig’ è un po’ datato. Ma arrivo da lì, quindi non la vivo in senso dispregiativo.