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Coronavirus, pubblicità tv andrebbero ritirate?

Cosa dovrebbero fare le tv con gli spot che hanno immagini in contraddizione con i divieti emanati dal governo per l’emergenza coronavirus?

pubblicato 23 Marzo 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 04:14

In un momento di così tragica emergenza, con la pandemia da coronavirus che costringe milioni di italiani (e altrettante persone in tutto il mondo) a rimanere in casa, come bisognerebbe approcciarsi alle pubblicità in onda sulle televisioni?

Sarebbe il caso di impedire la trasmissione di scene in cui le persone si assembrano, si abbracciano, ballano, si tuffano in piscina, viaggiano e svolgono tutte quelle attività che fino a tre settimane fa in Italia erano normalità e che oggi sono vietate per decreto? Ed ancora, esiste il rischio che certi spot, che appaiono in palese contrapposizione con la realtà delle cose, siano controproducenti per chi li ha ideati, prodotti e pagati?

Interpellati da AdnKronos, il fotografo Oliviero Toscani e il massmediologo Klaus Davi hanno detto la loro. Per il primo il problema è a monte:

Siamo inondati da pubblicità che sono davvero ridicole, ma soprattutto false, che mostrano un mondo che non esiste, famiglie che non esistono, città che non esistono, se non nella fantasia malata di certi ‘esperti’, si fa per dire, pubblicitari.

Toscani sarebbe per la cancellazione degli spot, “ma come si fa?“:

E allora, teniamocele e guardiamocele, con senso o con sprezzo del ridicolo e anche con un po’ di compassione….

A detta del massmediologo Klaus Davi, “certe pubblicità andrebbero subito ritirate, non per decreto impositivo ma per una sorta di moratoria dettata dal buon senso, dalle stesse aziende che le hanno ordinate e prodotte, perché oltre a essere contraddittorie con i divieti emanati dal governo e con gli allarmi lanciati dalle autorità scientifiche, sono in palese contraddizione con la situazione che stiamo vivendo“. Davi ritiene che alcune pubblicità possano essere interpretato dalle persone come “quasi una provocazione“.

Un compromesso potrebbe essere di mandare in onda gli spot con una scritta che avverta che quella pubblicità è stata pensata, girata e prodotta prima che scoppiasse l’emergenza coronavirus, un po’ come si sta facendo con certi programmi tv messi in onda ora ma registrati prima?

Davi sembra escludere tale possibilità:

Questo non è possibile o quanto meno è di difficile realizzazione, perché un programma tv e una pubblicità sono due cose molto diverse. La pubblicità non può negare se stessa, non può dire che quella immagine proposta è irreale. Ed è difficile per i creativi fare uno spot individuale, solipsistico, perché il piacere è sempre condiviso, conviviale.

Dunque, televisioni e pubblicitari come devono comportarsi per non indispettire il pubblico e per non allontanare i consumatori?