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Coronavirus, il lungo tour televisivo di Giuseppe Conte (che debutta in cinque trasmissioni)

Il premier interviene in programmi Rai, Mediaset e a La7 per parlare dell’emergenza sanitaria e rispondere agli attacchi politici

pubblicato 23 Febbraio 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 06:03

“Vederla oggi presente in tanti programmi ci fa piacere da un lato, perché ci mette la faccia, dall’altra ci fa capire come la situazione non è semplice, che qualcosa di serio sta succedendo”. Massimo Giletti accoglie così il premier Giuseppe Conte a Non è l’arena, intervenuto per la prima volta nel programma come ospite per fornire le ultime notizie sul tema Coronavirus e informare i cittadini circa le misure adottate dalla politica per far fronte all’emergenza sanitaria.

Quella al talk show di La7 è l’ultima tappa del lungo tour televisivo domenicale di Giuseppe Conte, sempre restio a concedersi alle luci dei riflettori, come segnalato dallo stesso giornalista torinese. Di fatto, nella sola giornata del 23 febbraio 2020, Giuseppe Conte ha debuttato in ben cinque trasmissioni tv, in collegamento dalla sede centrale di Roma della Protezione civile: Domenica in di Mara Venier, In mezz’ora con Lucia Annunziata, Che tempo che fa di Fabio Fazio, Live – Non è la d’Urso Non è l’arena, per l’appunto.

Nel pieno delle sue funzioni istituzionali, Giuseppe Conte – in tenuta casual, camicia e maglioncino, con Barbara d’Urso si lascia andare perfino al “tu” – ha cercato di rassicurare i telespettatori circa l’allarme Coronavirus, ribadendo l’impegno che le istituzioni stanno mettendo in campo per contenere il contagio e fare in modo che l’emergenza possa rientrare nel più breve tempo possibile.

Avere Giuseppe Conte tra gli ospiti della propria trasmissione ha rappresentato un’occasione ghiotta per qualunque conduttore in onda. Chiunque, a modo suo, ha cercato di ricavare dall’intervento straordinario quanto più utile possibile. Nonostante la richiesta comune di accantonare per alcuni giorni dalle cronache le tradizionali polemiche tra partiti, non sono però mancate domande di carattere strettamente politico da parte di ogni editore, pubblico o privato, alla ricerca di materiale valido per infiammare un dibattito che non è solo scientifico.