Home Mediaset Infinity Prodigal Son, il procedurale oscuro che ci porta nella mente dei serial killer

Prodigal Son, il procedurale oscuro che ci porta nella mente dei serial killer

Da lunedì 20 gennaio su Premium Crime e in streaming su Infinity una serie tv con Tom Payne, Martin Sheen e Bellamy Young

pubblicato 20 Gennaio 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 08:15

Il crime è uno trai generi più diffusi della letteratura, del cinema, della serialità televisiva, la trasposizione dell’innata paura umana per tutto quello che è ignoto, imperscrutabile. Gli appassionati di serie tv conoscono tutte le diverse divisioni delle forze di polizia degli Stati Uniti, dagli agenti federali dell’FBI fino alle reclute dei distretti di polizia. La forza di un crime procedurale risiede nella sua ripetitività, la consapevolezza di trovare la nostra squadra di eroi alle prese con un omicidio che attraverso alcune peripezie riusciranno a risolvere scovando il colpevole.

Prodigal Son, la nuova serie tv in partenza questa sera 20 gennaio su Premium Crime (digitale e satellite Sky), da domani in streaming su Infinity, aggiunge a questa regola un cast d’eccezione e un forte elemento serializzato, con una trama legata ai protagonisti che si evolve puntata dopo puntata. Partita lo scorso settembre su Fox, prodotta da Warner Bros, la serie ha ottenuto un ordine completo da 22 episodi per la prima stagione, di cui 10 già trasmessi (negli USA l’undicesimo è in onda proprio oggi 20 gennaio).

La serie riunisce attori come Tom Payne, il Jesus di The Walking Dead, Michael Sheen (Masters of Sex), Bellamy Young (Scandal) e Halston Sage (The Orville) che compongono la famiglia al centro della serie.

Il figliol prodigo

Protagonista di Prodigal Son è Malcolm Bright (Payne) psicologo criminale, esperto di serial killer in quanto figlio di uno di loro. Il padre è infatti il dottor Martin Whitley (Sheen) rinchiuso in un manicomio criminale, condannato per diversi omicidi e conosciuto come il serial killer “il chirurgo”. Malcolm era solo un bambino quando il padre venne arrestato dal tenente Arroyo (Lou Diamond Philips) e la madre (Young) ha cercato il più possibile di proteggere lui e la sorella (Sage) diventata poi giornalista, dall’ingombrante ombra del padre. Il fatto di essere una ricca famiglia borghese ha fatto il resto, permettendo a tutti di isolarsi rispetto all’immagine di “parenti del killer”.

Ma il fascino degli omicidi è rimasto nel giovane Whitley trasformato in Bright per staccarsi dal padre. Malcolm è diventato infatti uno psicologo criminale, sedotto dai casi più efferati e con qualche disturbo personale che lo porta a non fidarsi di se stesso al punto di dormire legato a letto e profondamente sedato. Cosa si nasconde nella mente di Malcolm, cosa non ricorda del passato con il padre saranno le domande che ci accompagneranno puntata dopo puntata. Il nuovo incontro con il padre, il ritorno del “figliol prodigo”, se lo aiuterà per capire ulteriormente la mente di possibili criminali, creerà ancora più confusione nei ricordi di Malcolm.

Il viaggio nella mente di Malcolm

Mentre collabora con la polizia di New York e con quel tenente Arroyo, promosso proprio grazie alla risoluzione del caso Whitley e rimasto legato alle vicende di quella famiglia, Malcolm proverà a ricordare il proprio passato, tormentato da frammenti paterni sempre più inquietanti. Seppur rinchiuso Martin Whitley continua a far sentire la propria presenza sul resto della famiglia e tutti finiranno per gravitare attorno alla sua magnetica presenza.

Prodigal Son è scritto da Chris Fedak e Sam Sklaver che con Greg Berlanti avevano provato a infondere di magia il procedurale con Deception. Arriva da lì quel gusto un po’ ironico e un protagonista sopra le righe, dalla personalità complessa e seducente, simpatico, alla mano ma profondamente tormentato. A differenza della precedente, Prodigal Son ha delle venature decisamente più dark e psicologicamente coinvolgenti che proprio per questo la rendono più interessante.

Se i casi di puntata sono tipici del mondo procedurale con omicidi risolti rapidamente grazie a brillanti intuizioni di Malcolm, un po’ come una Jessica Fletcher qualunque, a rendere il tutto più gustoso per lo spettatore è il legame con la figura del padre Martin, i misteri che il ragazzo nasconde negli angoli più reconditi della propria mente. Malcolm è realmente un eroe positivo o rischia di ricalcare le orme del padre? E cosa nasconde l’austera e ingombrante madre, pronta a controllare la sua vita? Sebbene tanto sbandierati all’inizio dell’avventura la presenza di Bellamy Young e Martin Sheen è marginale rispetto all’elemento poliziesco, donando però una dignità ulteriore alla trama orizzontale della serie.

Le 22 puntate forse non sono la scelta ideale per una serie tv che sprigiona regala gli elementi migliori proprio quando può soffermarsi sulla vita di Malcolm e sul suo passato, aspetti però che vengono fin troppo diluiti dalla durata e che sono difficili da immaginare nell’arco di più stagioni.

Gli appassionati del genere non resteranno delusi.

Mediaset Infinity