Home Teo Mammucari Libero, vent’anni fa la tv sdoganava lo scherzo telefonico. Benincasa: “Programma cucito su Mammucari, volevo un clima da combattimento di galli”

Libero, vent’anni fa la tv sdoganava lo scherzo telefonico. Benincasa: “Programma cucito su Mammucari, volevo un clima da combattimento di galli”

Vent’anni fa la prima puntata di Libero, programma che sdoganò gli scherzi telefonici in tv. L’autore Giovanni Benincasa racconta segreti e retroscena a Blogo: la puntata zero in un teatro, gli annunci lasciati sulle auto e all’università, il meticoloso lavoro di post-produzione. “Cortellesi raffinata. Siani fu una scelta sbagliata, colpa mia”

pubblicato 17 Gennaio 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 08:20

Rivoluzionario, corrosivo, dissacrante. Vent’anni fa Rai 2 lanciava Libero, programma che avrebbe cambiato per sempre la seconda serata e l’intero intrattenimento televisivo.

Studio circolare, pubblico posizionato come in un’arena e sabbia depositata a terra. “Mi piaceva l’idea di uno show a piedi scalzi, volevo un clima da combattimento di galli, con sporcizia dappertutto”, rivela a TvBlog Giovanni Benincasa, autore di mille trasmissioni che seguì Libero fin dal suo concepimento.

L’esordio in tv avvenne il 27 gennaio del 2000, ma il programma prese corpo molto prima al teatro San Genesio di Roma, dove venne realizzato il numero zero. “Credo fosse la fine del 1998 – ricorda Benincasa – come ospiti parteciparono Nino Frassica e Nino D’Angelo. Al termine della registrazione erano tutti disperati: ‘Cosa abbiamo fatto? E’ troppo violento, non ce lo faranno mai fare’. Io invece ero soddisfatto. Mandai il materiale a Freccero in seguito a vari rifiuti di altri. Vide i primi tre minuti e ne rimase entusiasta”.

Al timone ci fu fin dal principio Teo Mammucari. Nessun dubbio sulla sua scelta, troppo perfetto per quel ruolo di massacratore. “Ero pazzo di lui, il programma nacque per Mammucari. Era un Van Gogh dello scherzo, un maledetto. Lo scoprii in un piccolissimo teatro romano durante la selezione di giovani comici. Chiesi ad un amico di farmi delle riprese all’interno di alcuni cabaret. Quando mi portò il vhs, mi accorsi che i partecipanti erano di gran lunga meno forti di chi li presentava. Si trattava di Teo. Andai a vederlo di nascosto, fu una folgorazione. ‘Io e te potremmo fare grandi cose’, gli dissi. Diventammo amici e cominciammo a collaborare. Lo ingaggiai per ‘Gli esami non finiscono mai’, programma nel quale personaggi famosi e non ripetevano gli esami di maturità con professori veri. Ci inserii anche Mammucari, che realizzò una supercazzola d’esame irresistibile”.

Il passaggio a Libero però non avvenne automaticamente. “Volevo proporre Teo come moderatore in un programma sulle riunioni di condominio nei palazzi più infuocati d’Italia. Il direttore di Rai 3 era Giovanni Minoli, che accettò, ma proprio mentre stavo lavorando al progetto andò a Stream e rimanemmo senza editore. Mammucari ci rimase malissimo e quando gli venne offerta l’opportunità de ‘Le Iene’, la accettò. Mi arrabbiai molto”.

Uno scoglio che non impedì di ritrovarsi qualche tempo dopo, con Benincasa che sfilò la carta vincente dal mazzo. “Mi venne in mente questa roba degli scherzi telefonici passivi. A ‘Libero’ aspettavamo la chiamata, non eravamo noi a farla, tranne qualche eccezione. I telefoni sul tavolo squillavano in base agli annunci che pubblicavamo sui vari quotidiani o sui bigliettini che lasciavamo sulle auto o all’università”.

Come vi organizzavate?

“Inventavamo l’annuncio, tipo ‘vendesi appartamento, chiamare dopo le 21’. Quando accendevamo le telecamere già sapevamo che avremmo potuto ricevere le chiamate in quella fascia oraria. Nel pomeriggio i redattori erano impegnati a rispondere ai primi curiosi. Qualcuno ci provava, ma la replica era sempre la stessa: ‘no, guardi, mio padre torna per cena, riprovi stasera’”.

Le registrazioni andavano per le lunghe?

“Duravano circa tre ore e si andava in onda dopo diversi giorni. C’era un grande lavoro di post-produzione, il montaggio era meticoloso, maniacale. Registravamo al teatro dell’Angelo, lo stesso dove fecero ‘Satyricon’ di Luttazzi l’anno successivo. Dopo qualche mese le richieste di partecipazione del pubblico erano talmente tante che non c’era più posto in studio. Il successo ci scoppiò in mano, fu impressionante”.

Vi inventaste persino un corpo di ballo di soli anziani.

“L’illuminazione mi venne durante un balletto all’interno di ‘Carramba’. Continuavo a ripetermi ‘pensa cosa accadrebbe se adesso al posto delle ballerine apparissero dei vecchi’. Se le idee mi restano a galla a distanza di mesi vuol dire che sono buone. Feci un casting, li scelsi personalmente uno per uno”.

Nel 2001 Mammucari passò il testimone a Paola Cortellesi. Come fu scelta?

“Non potevamo sostituire Teo con un altro uomo, il confronto sarebbe stato troppo forte e devastante. Allora scelsi una donna, con l’aiuto di Fabio di Iorio. La Cortellesi fece un programma bellissimo, raffinato, meno violento ma allo stesso tempo molto divertente”.

Durò solo un’edizione, perché poi tornò Mammucari.

“Sì. La sua ultima edizione nel 2004 fu trionfale, a partire dalla sigla ‘Nando’ che diventò un tormentone. Luciano (il suo vero nome, ndr) era un bidello di Ostia amico di Teo”.

Impossibile non parlare di Flavia Vento. L’idea di piazzarla sotto al tavolo come vi venne?

“Mancavano due giorni alla prima puntata e mi avevano sbagliato le misure del cilindro in plexiglass. In origine volevo collocarci vecchi telefoni, tastiere, fili, ma era troppo grande. Ero furioso, casualmente vidi Flavia seduta sugli spalti e le chiesi di entrare là dentro. Realizzammo i fori per farla respirare e andammo in onda così”.

Nel 2006 l’ennesima rivoluzione: alla conduzione arrivò Alessandro Siani e lo show venne promosso in prima serata.

“Volevano fare ‘Libero’ in prima serata, ma quel programma era nato in seconda serata e lì sarebbe dovuto restare, sia per il tipo di linguaggio che di pubblico. Siani in realtà avrebbe dovuto condurre un altro programma intitolato ‘Boato’. Consisteva nell’intrattenere gli spettatori in alcuni stadi durante l’intervallo e al termine delle partite. Sarebbe stato perfetto. Rai 2 alla fine preferì puntare su ‘Libero’, si sentivano più tranquilli e sicuri. Non andò bene, sbagliammo una serie di mosse. Quando un programma è cucito su misura per una persona, non sta bene addosso ad un altro”.

Siani venne sostituito da Max Giusti.

“Non fu colpa di Alessandro, mi dispiacque tanto. Fu colpa mia. Siani si può non amare, ma la sua bravura è indiscutibile. Al cinema ha avuto un successo enorme, quindi in parte avevo ragione anche io. Era semplicemente sbagliato il programma. Per quel che riguarda Giusti, ‘Libero’ a quel punto divenne un’altra cosa. Divertente, ma un’altra cosa”.

Riproporre il programma oggi sarebbe possibile?

“E’ cambiato il mondo. Non esistono quasi più i telefoni fissi, ci sono i social. Andrebbe contemporaneizzato. Sarebbe inoltre improponibile un appuntamento settimanale, occorrerebbe una striscia quotidiana. Oggi l’attesa di una settimana in televisione equivale ad un secolo. La tv è fatta di quotidianità, ora più che mai. C’è un’enorme dispersione, avresti bisogno di almeno tre puntate settimanali per fidelizzare il pubblico. Il filone degli scherzi forse ha rotto, ma con Teo si potrebbero fare altre cose strepitose, è uno dei più forti sparigliatori sul palco”.

Cosa gli farebbe fare?

“Un programma dedicato all’amore. Sì, Mammucari che massacra l’amore. Sarebbe meraviglioso”.

Teo Mammucari