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I comici scompaiono dai talk politici. Gnocchi finisce a notte fonda, mentre gli altri spariscono del tutto

Le copertine dei comici spariscono dai talk politici. Un tempo richiestissimi, i monologhi satirici sono diventati fuori moda. A Di Martedì Gene Gnocchi va in onda dopo mezzanotte, mentre altri programmi hanno del tutto archiviato la pratica

pubblicato 16 Novembre 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 11:17

C’erano una volta le copertine nei talk politici. Non se ne poteva fare a meno, quasi fosse una regola non scritta dello spettacolo, come i fiori sul palco dell’Ariston o l’orario notturno di un qualsiasi programma di Gigi Marzullo.

I comici venivano inseguiti, corteggiati e blindati al pari di calciatori di serie A. La loro presenza era capace di indirizzare l’andamento di un’intera annata televisiva.

Tempi andati, perché stando alle cronache recenti qualcuno ha provveduto a riscrivere la storia.

Partiamo da chi tale pratica l’aveva resa un brand, ossia Giovanni Floris. Dall’inizio di questa stagione a Di Martedì Gene Gnocchi non è più in cima alla trasmissione. Se in passato il comico apriva le danze, ora risulta relegato dopo la mezzanotte, quando il talk assume addirittura un’altra dicitura (Di Martedì Più).

In origine Gnocchi interloquiva con il conduttore e veniva messo a confronto con gli ospiti in studio, adesso invece si limita a vestire i panni del meteorologo Mario Motondosoinaumento e di un fantomatico responsabile dell’Ufficio di Gene che va puntualmente in scena sullo scorrere dei titoli di coda.

Il faccia a faccia coi politici non tira più. Una volta una freddura poteva fare infuriare il ministro di turno, oggi i leader appaiono al massimo fuori onda mentre vengono microfonati. E così pure la satira si ammoscia, lasciando spazio a battute in stile Bagaglino senza destinatari diretti.

Quando Maurizio Crozza passò sul Nove, a Di Martedì sembrava dovesse scatenarsi il panico. Per un po’ di tempo lo spazio venne occupato da Luca e Paolo, fino al ritorno dello stesso Gnocchi, precedentemente ingaggiato da Quinta Colonna.

Sempre Crozza aveva lasciato Ballarò per seguire Floris. Massimo Giannini si affidò quindi a Roberto Benigni per l’esordio e successivamente a Paolo Rossi, per poi virare su Giorgio Montanini, che resistette appena due settimane.

E proprio Montanini nel marzo 2019 battezzò il ritorno a Mediaset di Paolo Del Debbio. Lo stand up comedian fermano si esibì a tarda ora a Dritto e rovescio con un monologo sulla prostituzione che fece arrossire il padrone di casa. L’esperimento si esaurì la sera stessa e Montanini fu rimpiazzato da Giovanni Vernia, in seguito collocato in apertura di programma. Ma anche la sua avventura ha avuto vita breve.

Restando a Mediaset, a Quarta Repubblica si sono perse le tracce di Paolo Hendel. L’attore veniva accolto da Nicola Porro a metà trasmissione per quello che il più delle volte era un sketch registrato.

Meritano infine un discorso a parte Cartabianca e Piazzapulita. Per la Berlinguer e Formigli niente comici, bensì formule alternative come il duetto ormai mitologico con Mauro Corona e l’apporto di Stefano Massini. L’alpinista trova la sua forza nel perenne rapporto di amore-odio con la giornalista, mentre su La7 lo scrittore e i suoi racconti sono un corpo estraneo rispetto al dibattito.

Forse sono i politici a scappare dalla satira o magari è la satira a non potersi più permettere la complicità della politica.