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FACCE SFIZIOSE: IL GROSSO SITI E IL DOTTOR SOTTILE

Vado ramengo per le pagine dei giornali. Trovo una puntata della rubrica domenicale di Walter Siti, “La finestra sul niente” dedicata a Saviano e al tema della bellezza. Siti osserva che la citazione “La verità è bellezza, bellezza è verità”, verso di Keats, sentito da Fazio in apertura di “Che tempo che fa” , è

pubblicato 15 Novembre 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 21:14


Vado ramengo per le pagine dei giornali. Trovo una puntata della rubrica domenicale di Walter Siti, “La finestra sul niente” dedicata a Saviano e al tema della bellezza. Siti osserva che la citazione “La verità è bellezza, bellezza è verità”, verso di Keats, sentito da Fazio in apertura di “Che tempo che fa” , è appunto bella ma bisogna stare in guardia perchè la questione è delicata; non sempre è vero, dice Siti, e condivido: Inoltre, ricordando le parole di Saviano secondo le quali la bellezza è quel che si oppone all’inferno, intendendo per inferno il potere dell’uomo sull’uomo,l’ingiustizia, la distruzione della natura, Siti si domanda: “Ma la bellezza in sè, cos’è”?

Non posso riassumere l’articolo, come sempre bello (utile e ragionato) dello scrittore anche osservatore delle tv, non lo chiamerei critico, e corro alle sue conclusioni.
La bellezza può essere usata come strumento e massa di manovra del potere. In letteratura è forma che quando si chiude taglierà fuori parte della verità. La bellezza si è posta al servizio di cause sbagliate (antisemitismo, pedofilia, droga…). Insomma, l’idea della bellezza rischia di essere un concetto vago, con la retorica in agguato. E’ bello, è vero, come ha detto in trasmissione Saviano, che c’è chi si batte a mani nude contro “forze soverchianti, ricordando coloro che per la propria lotta hanno dovuto rinunciare agli affetti più legittimi. Questa è per ora la sua bellezza; ma non saprei dire se sia anche la sua verità”, conclude Siti sulla “Stampa”.

Sono considerazioni condivisibili su per personaggio, Saviano, che ci auguriamo torni spesso sul video e a poco a poco si accorga delle insidie dello stesso video (mi permetto di ricordare il mio recente post su Pasolini) e delle trappole che i talk show preparano per i loro ospiti: ovvero, cercare di forzare le posizioni e i toni emotivi, sfruttando gli stessi ospiti e la loro vena nel proporsi nella cornice dello show.


La bellezza non è la verità. Come non lo è e non lo è mai stata la rivoluzione. Ci stati momenti in cui gli opinionisti si sono dilaniati nel discutere l’affermazione categorica di pensatori marxisti: “la rivoluzione è verità”. Discussioni che non voglio riprendere.
Tuttavia, l’affermazione mi è tornata in mente, dopo aver letto il pezzo di Siti, un altro pezzo a mio avviso importante di Ilvo Diamanti sulla “Repubblica”, sempre la domenica appena passata. Anche qui riassumo.
In sostanza, in un intervento dal titolo “Personaggi e interpreti del neo-anticomunismo”, Diamanti prende spunto dalla situazione italiana nel tempo dell’anticomunismo senza il comunismo. I muri caduti, i partiti finiti, i partitini della nostalgia e della velleità. Tutto questo ha fatto il vuoto. A mio parere in ritardo rispetto alla storia che si conosceva a proposito dei paesi del socialismo reale o comunismo applicato.
Ma il punto è che, senza comunismo, sembrano sopravvivere i nostalgici inconsapevoli del comunismo dottrinario all’italiana e non, anzi meglio se sovietico. Essi usano termini, riverdiscono concetti e categorie, quasi le avessero in circolazione nelle loro vene e nel loro cervello. Scherzi della memoria?
Un esempio di ciò che vado dicendo la si trova in un interessante post che Malaparte in risposta alla rubrica dottor Sottile del “Corriere della Sera” dedicata sempre sulla trasmissione di Fazio, alla quale partecipava Saviano. Il quale avrebbe avuto il torto di invitare -addirittura- i letterati a mettersi al servizio della sociesocietà “immergendosi nella realtà, intervenendo”. Cosa che, basta andare in libreria o in biblioteca per accorgersi quante volte tutto questo è avvenuto nella storia, e non da parte di comunisti ma da scrittori, autori di altro orientamento.
Dico “comunisti” perchè il dottor Sottile del “Corriere della Sera” ha ricordato lo storicismo (ottocentesco) e il realismo socialista (lanciato da Gorkii nel 1934) e li ha trasformati in accuse verso Saviano, invitandolo a parlare di cose che conosce bene. Parla di cose che conosci bene, del sacco di Castelvolturnoi. Fermati lì. Lo ha invitato il dottor Sottile.
Ecco il punto. Mi pare sorprendente che, caduti i muri, i muri del ricordo rispuntino fuori a proposito della o delle tv- a carico di persone come Saviano- da parte di qualcuno che mescola confusamente Novalis, Croce, Gorkij. A questi nomi, museo dei pensieri introiettati, vorre aggiungere quello di Andrej Zdanov, il depositario della ufficialità sovietica. Uno Zdanov messo nel mucchio. Come un cappotto rivoltato. Passatismo. Malattia infantile del comunismo che sopravvive nel neo- anticomunismo.
Fantastica è la tv! O meglio, esemplare. Con effetti molto speciali.
Italo Moscati