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Stranger Things, l’accusa di plagio ritirata il giorno prima del processo

L’accusatore ritira la causa: i fratelli Duffer non hanno rubato l’idea di Stranger Things

pubblicato 6 Maggio 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 20:25

Scusate mi sono sbagliato.

Poco prima di arrivare a processo Charlie Kessler, che aveva accusato i fratelli Matt e Ross Duffer di avergli rubato l’idea di Stranger Things, decide di ritirare l’accusa evitando quindi di finire in tribunale.

Dopo aver ascoltato le deposizioni dell’ultima settimana dell’esperto legale che avevo ingaggiato, mi è apparso chiaro che, nonostante quanto avessi creduto in passato, il mio lavoro non ha nulla in comune con lo sviluppo e la creazione di Stranger Things. Alcuni documenti del 2010 e del 2013 provano che i Duffer hanno creato in modo indipendente lo show.

Un’epifania arrivata nella giornata di domenica, quando il processo sarebbe iniziato davanti a una giuria martedì. Un processo cui i fratelli Duffer, creatori di Stranger Things, erano arrivati preparati avendo chiesto nei giorni scorsi alcune delucidazioni sui componenti della giuria. I due volevano sapere se i giurati usassero piattaforme di streaming, avessero ma visto Stranger Things, conoscessero leggende metropolitane. Insomma cercavano di delineare il profilo dei giurati.

Nulla di tutto questo però ormai serve più. Perchè l’accusatore, Charles Kessler, dopo aver portato avanti una battaglia per oltre un anno, ha fatto marcia indietro, prima di arrivare a processo. Una risoluzione inedita e che stupisce, considerando che era uno dei rari casi in cui un giudice acconsentiva a portare una causa sull’origine creativa di un progetto in aula. Infatti spesso o le parti riescono ad accordarsi prima o il giudice rigetta l’accusa non trovando basi sufficienti per una causa.

Kessler sosteneva di aver incontrato i Duffer nel 2014 a una festa al Tribeca Film Festival e di aver discusso con loro di un’idea, di sceneggiature legate a un suo corto del 2012 intitolato Montauk con al centro alcuni strani fenomeni che avvengono nei pressi di una struttura governativa. I due gli avrebbero anche detto “dovremmo lavorare insieme”, ma Matt e Ross Duffer hanno sempre ribattuto di non ricordare questo incontro e questa conversazione.

Certo durante le fasi di lavorazione Stranger Things si chiamava The Montauk Projects, anche se alla fine la serie è ambientata in una finta città dell’Indiana, ma i Duffer hanno sempre sostenuto che chiunque conoscesse un po’ di leggende metropolitane, avrebbe sentito parlare del Montauk Project.

Netflix che non era direttamente coinvolta nella causa, dopo la decisione di Kessler ha rilasciato un comunicato in cui si dice grata di “potersi lasciare alle spalle questa causa “come abbiamo sempre detto, Stranger Things è una creazione originale dei fratelli Duffer“.

Aaron Moss, partner dello studio legale Greenberg Glusker specializzato in cause legate alla proprietà intellettuale, ha spiegato che se il processo fosse andato avanti avrebbe cambiato il volto di Hollywood perchè “nessuno sarebbe più andato a una festa. Se chiedere a qualcuno “a cosa stai lavorando” e dire “dovremmo lavorare insieme” avesse portato a un risarcimento economico, avremmo avuto tutti dei problemi“.

Tutto è bene quel che finisce bene.

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