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Tg1: Giorgino e Ziantoni, le due facce del racconto su Notre Dame

Toni (quasi) apocalittici in studio, note di speranza da Parigi: conduttore e inviato offrono due stili diversi di raccontare l’incendio di Parigi.

pubblicato 16 Aprile 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 21:28

L’edizione straordinaria del Tg1 ha offerto un interessante ‘faccia a faccia’ sul racconto dell’incendio di Notre-Dame con Francesco Giorgino, chiamato a condurre al volo uno speciale per seguire in diretta quanto in corso a Parigi, e Stefano Ziantoni, corrispondente del Tg1 nella capitale francese. Due volti e due modi di raccontare le fiamme che dalle 18.50 di lunedì 15 aprile 2019 hanno avvolto la cattedrale di Parigi per cause, al momento, tutte da accertare.

Ed è proprio sulle cause che si muove la ‘contrapposizione’, garbata ma netta, tra le due ‘posizioni’ in campo.

Da una parte c’è Francesco Giorgino che coglie subito uno spunto arrivato da Iman Sabbah: per l’incendio di Notre-Dame, definito più volte “simbolo di cristianità”,  “si parla” di un possibile collegamento con una serie di atti vandalici che hanno interessato negli ultimi mesi chiese cattoliche in Francia. La possibilità che possa essere un incendio legato alle attività di restauro in corso sul tetto della Cattedrale tende così a essere messa da parte a favore dell’ipotesi più inquietante.

Dall’altra c’è Stefano Ziantoni, che a ogni collegamento dà qualche elemento di speranza: la puntuale ricostruzione delle operazioni dei pompieri – per zittire le polemiche sui ritardi che fioriscono anche in Italia (e che hanno scomodato anche Trump) -, la testimonianza sulla presenza dei pompieri alla base delle torri e l’avanzata delle squadre verso le terrazze sono barlumi di luce che raccontano di un fuoco progressivamente domato, di una lotta nella quale i vigili stanno avendo la meglio anche a fronte dello scoramento che aveva fatto dire al portavoce della Cattedrale e a esponenti del Ministero degli Interni che Notre-Dame era destinata alla distruzione.

Unica, o quasi, voce di speranza, quindi, – insieme ai critici d’arte e ai tecnici, fiduciosi in una ricostruzione – quella di Stefano Ziantoni che ‘fredda’ in ogni suo collegamento il clima surriscaldato in studio, ridando fiato a chi vede un disastro senza vie di uscita e offrendo una pausa anche a un racconto che punta molto anche sulla dimensione simbolica per la cristianità del monumento che va in cenere. Vale la pena ricordare che la seconda parte dello speciale si apre e si conclude con le immagini dei francesi in preghiera davanti a Notre-Dame in fiamme. E tra gli ospiti in studio c’è anche monsignor Paglia.

Ma se alla fine della serata le buone notizie ufficiali sul salvataggio della Cattedrale fanno cambiare rotta alla narrazione dello speciale del Tg1 – virata dall’angoscia della distruzione verso il sollievo per lo scampato crollo, come sottolinea lo stesso Giorgino – è sulle cause dell’incendio che si ‘combatte’ la silenziosa ma decisa battaglia tra storytelling che rimbalza tra Roma e Parigi.

Di fronte all’ennesima citazione degli atti vandalici ‘anti-cristiani’ (descritti con toni particolarmente drammatici da Iman Sabbah fin dall’apertura) come possibile sostrato dell’incendio di Notre-Dame,  Ziantoni reagisce riportando le vaghe ipotesi alla concretezza dei fatti. E l’ancoraggio ai fatti è davvero la sua cifra per tutto lo speciale.

“Sento parlare di questo collegamento con gli atti vandalici in Francia. Ho realizzato un dossier su questi temi, ne so. Qua è un’altra cosa, perché il fuoco non è partito dal basso… Dal gennaio del 2019 ci sono stati due specifici atti vandalici,: una volta hanno staccato un braccio a un crocifisso, in un altro caso hanno rotto una statua. Il terzo è stato il fuoco appiccato al Portone di Saint Sulpice. E’ partita quindi un’indagine per approfondire il fenomeno. Ma in questo caso il fuoco è partito in alto, su un’impalcatura alla quale non è possibile accedere, montata per spostare 16 statue che campeggiavano sul tetto e sono state portate a terra per il restauro… “

specifica Ziantoni, cercando quindi di riportare tutto in una prospettiva più realistica rispetto al gioco delle voci. E la sensazione è che la risposta di Ziantoni sia riovlta soprattutto alla collega a Parigi…

La narrazione in studio, però, insiste sulla marca religiosa: si riferisce con una certa concitazione dell'”esultanza di jihadisti” sul web per l’incendio di Notre-Dame, notizia raffreddata (mi verrebbe da dire ‘persino’, visto il calore con cui in genere riferisce d’Oltreoceano) da Giovanna Botteri che parla di “grandissima prudenza rispetto a queste poche notizie trovate sui siti jihadisti” negli USA. Poteva, però, valere la pena far riferimento nel Tg anche a quegli utenti autoctoni che sui social hanno manifestato un certo entusiasmo per lo ‘smacco’ subito da Macron. Per dire.

In chiusura, da studio, non si rinuncia a un ulteriore pizzico di suggestione terroristica riportando un’agenzia che parla dell’arresto in Francia, nei giorni scorsi, di una donna sospettata di star progettando un attentato a Notre-Dame: una ‘notizia’ arrivata in conclusione, utile soprattutto a ri-alimentare quella linea narrativa che l’intervento a caldo di Ziantoni aveva contribuito a soffocare. Una chiosa che finisce per lasciare il pubblico con un generico senso di minaccia.

La sensazione finale, e generale, è che in studio si cerchi uno spunto anti-cristiano nell’incendio, una matrice religiosa non suffragata, al momento della diretta, da nient’altro se non da vaghi, e incommensurabili, precedenti. “ Se fosse vero che si tratta di un incendio doloso inteso come atto vandalico nei confronti del Cristianesimo sarebbe ancor più grave di quanto non sia già” dice Giorgino ancora nella prima parte dello speciale. Nessuno degli ospiti sceglie, però, di ‘cavalcare’ l’onda: non lo fa il Premier Giuseppe Conte in collegamento telefonico (“Personalmente non ho elementi per suffragare questa ipotesi“), non la Botteri,  men che meno Ziantoni.

Un’edizione straordinaria del Tg dal sapore talk, quindi, animato dai due volti della testata chiamati a raccontare gli eventi di Parigi: ciascuno lo ha fatto a modo proprio, offrendo così due stili narrativi marcati e riconoscibili. Da una parte la modalità concitata, emotiva che rischia l’allusione e che può accendere focolai poi incontrollabili; dall’altra la testimonianza dei fatti, la ricostruzione concreta che gettare acqua sul fuoco. Sembrava quasi di assistere a un dibattito nel quale si confrontano tesi e antitesi, pur non arrivando a una sintesi. Quella toccherà alle indagini delle autorità francesi. Intanto potete rivedere integralmente lo speciale su RaiPlay (e vi consigliamo i minuti 7.00 e ss, 16.20, 1.14.00, 1.27.00 e ss, 1.40.53).