Home Il collegio Rai 2, Il Collegio torna in tv. Il professor Maggi: “Sorprenderemo i ragazzi con la memoria, saremo ancor più rigorosi”

Rai 2, Il Collegio torna in tv. Il professor Maggi: “Sorprenderemo i ragazzi con la memoria, saremo ancor più rigorosi”

Questa sera su Rai 2 torna la terza edizione de ‘Il Collegio’. Abbiamo intervistato il professor Maggi per farci raccontare come sarà ritornare ai tempi del 1968 tra i banchi di scuola

pubblicato 12 Febbraio 2019 aggiornato 31 Agosto 2020 00:59

Torna questa sera in prima serata su Rai 2 la terza stagione del docu-reality Il Collegio, dove vedremo una classe di studenti ‘moderni’ tornare indietro nel tempo fino al 1968, catapultando un gruppo di ragazzi tra i 14 e i 17 anni in un anno speciale, significativo e ricco di cambiamenti.  Presso il Collegio Convitto di Celana, a Caprino Bergamasco, vigeranno ferree regole comportamentali e disciplinari degli anni ’60.

Il corpo docente è parzialmente riconfermato rispetto alle precedenti edizioni del programma, con particolar attenzione ad uno degli insegnanti più chiacchierati del docu-reality: il profosser Andrea Maggi, insegnante di Italiano ed Educazione Civica, sempre severissimo ed imperterrito. Lo abbiamo  intervistato per capire come sarà, stavolta, ritrovarsi in un anno tanto particolare quale quello del 1968.

 

Cosa significa per lei ritornare nel programma e in un’annata tanto particolare?

Per me tornare nel programma significa anzitutto cimentarmi in un modo completamente diverso, come quello della scuola di una volta che ad oggi non c’è più. Al tempo stesso, significa quindi saper applicare un metodo di insegnamento vintage, dando più importanza ai contenuti, dal memorizzare poesie allo studiare l’arte e tutto ciò che ad oggi vediamo allontanarsi sempre più dalla scuola.

Stavolta i ragazzi saranno anche sottoposti ad un mini ‘test d’ingresso’, con qualche domanda di Educazione Civica…

Ebbene sì, non possiamo far entrare tutti. Vigerà un clima di maggiore inflessibilità e rigidità nei confronti dei ragazzi. Anche da qui l’idea di sottoporli ad un esame con qualche domanda di Educazione Civica. Il ’68 è un anno di ribellione importante, e anche per questo dobbiamo essere più che sicuri che chi entra nel collegio ne conosca bene le regole.

Lei però insegna anche nella ‘vita reale’. Quali sono le differenze principali tra il suo metodo di insegnamento ‘esterno’ rispetto a quello de ‘Il Collegio’?

Ammetto che certi comportamenti mi vengano molto naturali, perché anche le mie classi ‘esterne’ mi considerano un professore retrò. Ci tengo molto al rispetto della figura insegnante. Quando entro in classe i miei alunni si devono alzare in piedi, non possono interrompermi mentre parlano ma vengono interpellati per alzata di mano… Insomma, pretendo che mantengano una certa formalità. Anche per questo, rispetto a come insegno io solitamente, ciò che cambia forse è soltanto l’abbigliamento.

Ma anche il fatto che ne ‘Il Collegio’ non ci sia tecnologia qualche differenza la porterà…

Esattamente, anche il fatto che i ragazzi de Il Collegio vivano una scuola del 1968 sicuramente cambia le cose. Ad oggi, l’insegnamento è cambiato, non possiamo negare ci sia una grandissima differenza tra la scuola degli anni ’60 e quella di oggi. Un tempo, tutto era basato sui contenuti e sulla memoria, cose che ad oggi sono affidate ai supporti informatici soltanto.

Quale crede possa essere il più bell’insegnamento che gli allievi de ‘Il Collegio’ porteranno a casa da questa esperienza?

La consapevolezza di possedere una memoria, cosa che per loro equivale quasi ad uno shock nel momento in cui se ne rendono conto. La grande scoperta di possedere una buona memoria – interna e non esterna come quelle degli hard disk – li sorprende. Ma dopotutto, anche la nostra memoria è un muscolo molto molto importante: più lo alleniamo, più funzionerà.

Il collegio