Home Festival di Sanremo Sanremo, Beppe Severgnini: “In giuria non conoscevamo i voti di giornalisti e pubblico a casa. Polemica surreale”

Sanremo, Beppe Severgnini: “In giuria non conoscevamo i voti di giornalisti e pubblico a casa. Polemica surreale”

Componente della giuria d’onore di Sanremo, Beppe Severgnini commenta a Otto e mezzo le polemiche per la vittoria di Mahmood: “Vicenda surreale. Non conoscevamo i voti della sala stampa e del pubblico. Non c’è stato nessun complotto”

pubblicato 12 Febbraio 2019 aggiornato 31 Agosto 2020 01:00

L’Italia sembra un film di Mel Brooks. Si passa dalla Diciotti al voto di Sanremo”. Beppe Severgnini interviene sul caso del momento e non è un commento come tanti altri, visto che il giornalista del Corriere della Sera era uno degli otto componenti della contestatissima giuria d’onore che ha contribuito alla vittoria al Festival di Mahmood.

La vicenda ha invaso il campo della politica, con i partiti di governo decisi a rivendicare l’importanza del voto popolare, che invece aveva scelto Ultimo.

A Otto e mezzo Sevegnini ha negato ogni ipotesi di ribaltamento volontario dell’esito del televoto, ricordando come i giurati presenti in platea all’Ariston non conoscessero la classifica della sala stampa, né quella stilata dagli spettatori.

“Abbiamo votato individualmente la canzone che ci piaceva di più.  Io ho sentito questa canzone, mi ha colpito il ritmo, a me di solito non piace il rap. Vedevo questo ragazzo non italiano, ma con una mamma sarda e nato a Milano, che con una voce molto particolare se la prendeva col padre e diceva ‘tu mi hai mollato, sei andato via’. Una canzone che mi ha colpito”.

Oltre a Matteo Salvini, che era intervenuto a caldo già sabato notte, il trionfo di Mahmood ha provocato anche la reazione dell’altro vicepremier, Luigi Di Maio. “Con tutto l’affetto – ha proseguito il giornalista – se lui fa il Ministro del Lavoro, io a Sanremo potevo andare pure a cantare. Tutto questo è surreale, è evidente.  Sono andato a Sanremo perché è bello, perché piace agli italiani e l’Italia e gli italiani piacciono a me. La novità è che sulla pagina Facebook di Di Maio ero pronto a ricevere migliaia di insulti, invece no. Per la prima volta ho visto che molti commenti erano ‘ma in che mondo viviamo, è il mondo parallelo?’. Con tutto quello che sta succedendo, il governo si occupa della scelta della giuria”.

Il direttore di Sette ha quindi svelato quali altri artisti in gara lo avessero colpito positivamente:

Motta mi è molto piaciuto, anche gli Ex Otago. Mi piace molto la musica, non sono un esperto. L’abbiamo presa molto seriamente, nessuno ci ha detto cosa fare, non c’è stato nessun complotto. A me piaceva la canzone di Mahmood, che vi devo dire?”.

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