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True Detective, la lunga attesa del nuovo capitolo ripagata da uno straordinario Mahershala Ali

True Detective la terza stagione su Sky Atlantic dal 14 gennaio in contemporanea con gli Stati Uniti. La recensione in anteprima dei primi episodi.

pubblicato 13 Gennaio 2019 aggiornato 31 Agosto 2020 02:56

Un’antologia seriale è di fatto una collezione di miniserie inserite sotto una stessa etichetta, sotto uno stesso cappello che le identifichi per il tono, il genere, lo stile e l’anima delle diverse produzioni. Di fatto è un modo per vendere una miniserie al pubblico e ai produttori senza sforzarsi troppo: sai già cos’è e chi la fa, non hai bisogno di altro.

Ovviamente quanto scritto sopra può anche ritorcersi contro autori e produttori. Come nel caso di True Detective, una serie antologica partita nel 2014 con una folgorante prima stagione capace di conquistare pubblico e critica di tutto il mondo, che sembrava destinata a diventare un appuntamento fisso annuale, ma che si è arenata sui colpi di una seconda stagione fortemente criticata da tutti. Uno stop che ha colpito il creatore Nic Pizzolatto che si è come chiuso a riccio, senza però smettere di immaginare un futuro per True Detective. E a distanza di quasi quattro anni questo futuro alla fine c’è stato: la terza stagione di True Detective, con nuovi otto episodi, torna su HBO e in contemporanea su Sky Atlantic in Italia che la propone in versione originale nella notte tra il 13 e il 14 gennaio alle 3 del mattino, poi lunedì 14 sempre in versione originale alle 21:15. La versione doppiata inizierà lunedì 21 gennaio e sarà seguita da quella in versione originale sottotitolata.

Un omicidio che diventa un tormento, un’indagine senza via d’uscita che sconvolge la vita e perseguita l’anima del detective Hays interpretato da uno straordinario Mahershala Ali premio Oscar per Moonlight e fresco vincitore del Golden Globe per Green Book. Come da tradizione di True Detective la storia è ambientata in tre diversi momenti: il 1980 quando il detective Hays e il suo partner Roland West (Stephen Dorff) indagano sulla scomparsa di due bambini; il 1990 quando il caso che sembrava chiuso ha una svolta inaspettata e il 2015 quando un anziano Hays insieme al figlio e a una documentarista prova a ripensare al caso e a quanto scoperto in passato.

Nic Pizzolatto non solo ha scritto tutti gli episodi, tranne due in cui si è avvalso tra gli altri della collaborazione di David Milch (NYPD Blue e Deadwood) ma si è cimentato in prima persona anche con la regia di alcuni episodi. Dopo aver visto in anteprima i primi 5 episodi di questa miniserie, si può tranquillamente riconoscere che la lunga attesa è stata ripagata, soprattutto perchè capace di far ulteriormente sbiadire il ricordo del primo capitolo.

Fortemente condizionata anche dalla regia di Cary Joji Fukunaga che ne diresse tutti gli episodi dando una forte impronta personale, la prima stagione di True Detective resterà un unicum insuperabile, un’esperienza di visione unica capace di unire elementi tecnici, narrativi creando qualcosa di irripetibile. Otto episodi più assimilabili a un lungo film che al mondo delle serie tv.

La secondo stagione ha subito le conseguenze della normalizzazione della serie. Senza elementi straordinari o eccezionali nel mondo della serialità, la seconda stagione di True Detective era una miniserie d’autore thriller, con alcuni limiti nello sviluppo dei personaggi ma di certo non un pessimo prodotto. Il ricordo del passato ne ha però limitato le potenzialità.

In questa terza stagione Nic Pizzolatto affida tutte le sue chance di riscatto a Mahershala Ali che plasma anima e corpo il protagonista. Il viaggio nella mente del detective Hays da giovane detective in ascesa con un forte istinto, a poliziotto in crisi personale e familiare per le conseguenze inaspettate di un caso diventato impossibile, fino ad anziano investigatore perso tra i fantasmi del passato, è il fulcro di tutta la storia. Ancor più del caso, degli omicidi da risolvere, il centro della storia è Hays con i suoi tormenti e le sue intuizioni.

I tre piani temporali in cui le puntate sono divise son ben equilibrati. Il presente non è solo il momento del ricordo, ma parte integrante dell’indagine e del tormento del protagonista. La misteriosa scomparsa dei due bambini che da origine a tutta la vicenda, si mescola con un pizzico di misticismo ed esoterismo che regala ulteriore fascino alla vicenda. Un evento tragico che condiziona in positivo e in negativo la vita del protagonista. Sarà, infatti, proprio grazie all’indagine che Hays incontrerà la moglie, l’insegnante Amelia Reardon (Carmen Ejogo) ma è un rapporto nato malato e cresciuto ancora peggio con l’ombra di un mistero che li perseguita.

Questo terzo capitolo di True Detective è un prodotto decisamente superiore al secondo, ma necessariamente lontano dalla prima stagione, è una storia indipendente, che funziona, godibile, interessante, con un ottimo cast e un ottimo protagonista.