Home Amici di Maria De Filippi Il talento per l’immorale Charlie Rapino, il socratico Morgan, il teorico Malcolm Gladwell e il fuoriclasse Andrea De Carlo

Il talento per l’immorale Charlie Rapino, il socratico Morgan, il teorico Malcolm Gladwell e il fuoriclasse Andrea De Carlo

La talent show life in cui viviamo, e che vediamo riflessa in tv, inizia a necessitare di precisi riferimenti, nonché di una bibliografia accurata. Per questo, strumento prezioso per commentare Amici e X Factor con spirito critico e riflessioni sul tema può essere un nuovo libro edito dalla Mondadori intitolato Fuoriclasse. L’autore è Malcolm Gladwell,

pubblicato 6 Ottobre 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 22:22


La talent show life in cui viviamo, e che vediamo riflessa in tv, inizia a necessitare di precisi riferimenti, nonché di una bibliografia accurata. Per questo, strumento prezioso per commentare Amici e X Factor con spirito critico e riflessioni sul tema può essere un nuovo libro edito dalla Mondadori intitolato Fuoriclasse. L’autore è Malcolm Gladwell, noto columnist del New Yorker già autore di saggi di successo. Il fuoriclasse per Gladwell si chiama outlier, in quanto “qualcuno escluso, o che si tiene in disparte dal gruppo” e più precisamente in statistica “un dato sensibilmente diverso dal campione preso in esame”.

Eppure il talento e la determinazione, per quanto indispensabili, non bastano secondo lui per raggiungere il successo, ma devono essere accompagnati da altri elementi, circostanze, opportunità, spesso bizzarre e quasi sempre sottovalutate. Ad esempio la condizione ambientale, i sacrifici, la crescita e l’educazione:

“Bisogna guardare oltre l’individuo, comprendere la cultura di appartenenza, il tipo di amicizie che coltivava, la famiglia e il suo luogo di provenienza. Dovevano accettare l’idea che i valori del mondo a cui apparteniamo, e le persone che ci circondano, esercitano un effetto duraturo su di noi”.

Anche i Beatles, secondo Gladwell, hanno sfondato perché, pur di suonare, hanno accettato di farlo per otto ore di fila persino in un locale di striptease, non rinunciando a nessuna occasione e non dando nulla per scontato. Peccato che non sia di questa opinione Charlie Rapino, il nuovo docente anti-etico di Amici che porta la filosofia del prodotto a tavolino sui banchi di scuola. Per il produttore “la musica si vede” e quello che vede gli basta, non ci sono filtri edificanti né obiettivi didattici nel suo metodo di insegnamento, che ha come unico obiettivo quello di spremere l’artista e farlo vendere. Non a caso definisce il suo pupillo emo, Davide Flauto, “uno che ha un rapporto atroce con la musica, ma compensa con le mosse e la faccia che fa e per questo ce la farà”. Secondo Rapino persino i Beatles hanno avuto successo semplicemente perché “li abbiamo visti e li vediamo ancora”, nonostante le iniziali critiche mosse loro in quanto “stonati”.


D’altro canto c’è Morgan, il maestro che forgia l’allievo a sua immagine e somiglianza cercando di arricchirlo. Nell’ultima puntata di X Factor lo abbiamo visto tirar fuori il meglio da Marco Mengoni in un’esibizione mozzafiato di Psycho Killer dei Talking Heads. Il metodo di Morgan è quasi socratico, perché riesce a estrarre, come l’ostetrica nell’arte della maieutica, l’anima del suo discepolo. E quest’ultimo si trova ad esprimere cose che neanche sapeva di avere dentro di sè, evolvendosi e crescendo artisticamente ogni puntata che passa. Non a caso Marco, dopo aver messo il muso perché non conosceva la canzone, ha inconsciamente riconosciuto di essere stato valorizzato da una scelta così ardita.

Ma cos’è il talento per chi è riuscito a dimostrare di essere un fuoriclasse? Andrea De Carlo, uno dei bestseller più letti di Italia da ormai vent’anni, ha condiviso con Daria Bignardi, ospite della sua Era Glaciale, che opinione ha sull’argomento:

“Il talento puro allo stato incandescente come fuoco d’artificio non esiste. E’ un insieme di qualità naturali e di pratica artigianale. C’è una quotidiana disciplina per riuscire a esprimerti con uno strumento. Non basta la capacità istintiva, il dono che puoi avere di mettere in parole una sensazione. Non è affatto detto che tu finito un romanzo abbia l’ispirazione per scriverne un altro. Io ogni volta che ne finisco uno penso che potenzialmente sia l’ultimo. Finora mi sono venute altre idee, ma non do affatto per scontato che continui a essere così. Perché poi ti chiedi, lo faccio per interesse o perché c’è gente che legge i miei libri?”.

Quale opinione vi convince di più? Per una volta apriamo un sondaggio “dai massimi sistemi” per riflettere sull’argomento con una prospettiva meno ordinaria.

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