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Editoriale – Basta col gossip in tv

Il Presidente del Senato Renato Schifani ha detto delle cose importanti a proposito della televisione, del servizio pubblico e della politica. Delle cose che è bene tenere a mente e ricordare per le prossime vicende, giacché uno dei principali problemi del nostro paesello, catodico o meno, è la memoria corta. Vale la pena, dunque, di

pubblicato 28 Settembre 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 22:33


Il Presidente del Senato Renato Schifani ha detto delle cose importanti a proposito della televisione, del servizio pubblico e della politica. Delle cose che è bene tenere a mente e ricordare per le prossime vicende, giacché uno dei principali problemi del nostro paesello, catodico o meno, è la memoria corta. Vale la pena, dunque, di trascriverle, le parole di Schifani, così come riportate, per esempio, da Adnkornos:

La Rai è un servizio pubblico, è tenuta a dare ai cittadini un’informazione, una critica politica che deve essere sempre attenta al buon gusto e a quello che effettivamente interessa il comune cittadino, niente gossip e niente cattivo gusto […] quello che mi preoccupa è che l’imbarbarimento della politica, che si era trasferito anche alla comunicazione della carta stampata, si sta spostando anche sul mezzo televisivo.

Ora. Decontestualizziamo e analizziamo le parole del Presidente del Senato: come non essere d’accordo? Come non auspicare una degossipizzazione dell’informazione politica? Come non auspicare il buon gusto nella stessa? Il punto è che Schifani – lo sappiamo bene – si riferisce all’annosa questione Annozero. Il suo discorso però dovrebbe essere esteso a tutta l’informazione, dai Tg ai programmi di approfondimento, qualunque siano le tesi sostenute in questi programmi e le testimonianze portate per avvalorare queste tesi. Da ultimo, non possiamo dimenticare il fatto che la vita pubblica di personaggi pubblici è un fatto che interessa l’opinione pubblica. Soprattutto se questi personaggi hanno a che fare con le scelte che vengono prese a ogni livello nella vita sociale di un Paese. In merito, ecco quel che scrivevo in un vecchio editoriale.

Chi, per scelta e per ruolo, rinuncia a una parte della propria vita privata per occuparsi della res publica e chi ha fatto dell’ostentazione dei propri valori, dei propri successi personali e privati, della propria persona un mezzo, un veicolo per comunicare le proprie idee e per affermarsi come personaggio pubblico, difficilmente può mettersi a reclamare il diritto alla privacy, soprattutto laddove i suoi comportamenti apparrebbero, almeno a giudicare da quanto si legge e vede, poco consoni a ruoli di rappresentanza.

E l’informazione televisiva ha il preciso dovere di veicolare e non oscurare quelle che, a buon diritto, vengono ritenute notizie da chiunque abbia a che fare con il mondo dell’informazione senza interessi altri (e ancora una volta, chiamerò a modello quella branca dell’informazione anglosassone che vive sotto lo slogan no fear, no favour). E noi – il sottoscritto, almeno – abbiamo il preciso dovere di ricordarlo.

Del resto, Basta col gossip in tv potrebbe essere una bellissima campagna, da realizzare a 360°, non solo per quanto riguarda l’informazione politica. Ma tolto il gossip, cosa resterebbe?