Home Propaganda Live Propaganda Live insegna come mettere davvero i politici ‘alla lavagna’

Propaganda Live insegna come mettere davvero i politici ‘alla lavagna’

Come interrogare una diretta FB sulla libertà di stampa e rimandare a settembre il vice-premier Di Maio in una semplice, e abile, mossa.

pubblicato 17 Novembre 2018 aggiornato 31 Agosto 2020 05:36

Propaganda Live prende un video di Luigi Di Maio sulla libertà di stampa e spiega in un minuto come portare davvero ‘alla lavagna’ un politico. Uno spunto non nuovo per il programma di Diego Bianchi e Marco Dambrosio, ma che assume un valore e un sapore diverso nella settimana segnata dal debutto di Alla Lavagna!!!, nuovo access di Rai 3 che ha esordito lunedì 12 con il vicepremier Matteo Salvini protagonista di un’interrogazione che ha fatto storcere il naso a molti. La scelta di aprire con Salvini è stata letta come propaganda a favore del vicepremier e ha innestato un (a mio avviso sterile) dibattito social incentrato anche, se non soprattutto, sulla foto di classe al termine della ‘lezione’, che ha fatto di un bambino in maglia rossa ed espressione distaccata il nuovo leader della Sinistra.

Suo malgrado, quindi, il programma di Rai 3 è diventato oggetto di analisi e commento per Propaganda Live (sul sito di La7 la puntata di ieri). E in poche semplici mosse, Zoro e Makkox hanno mostrato con precisione, acutezza e ironia come si smonta un messaggio politico, tout simplement, con intelligenza e consapevolezza. In più momenti della puntata, peraltro, si è tornati sull’access di Rai 3: oltre all’indiretto riferimento nell’apertura sul video di Di Maio che spiega (male) come il M5S ritenga importante la libertà di stampa, c’è poi una sorta di ‘live second screen’ di Zoro alla puntata, vista sullo smartphone mentre si dirigeva a Genova alla vigilia del terzo mese del crollo del Ponte Morandi, di ritorno da una visita allo stabilimento della Pernigotti a Novi Ligure (e prima di andare a vedere la situazione del Baobab dopo lo sgombero: una 48 ore che non lascia certo spazio allo jogging a Piazza Navona…).

 

Più ‘vip’ Supplenti, meno celebrities Alla Lavagna

A mio avviso, il problema di Alla Lavagna! non è nell’operazione simpatia pro Salvini o in qualsivoglia tentativo propagandistico – nel quale personalmente non credo -, ma nell’idea stessa e nella sua realizzazione. Mettere in bocca a un gruppo di bambini, inconsapevoli della politica, domande di cui non arrivano a comprendere la risposta e lasciare che commentino sulla base di simpatia e antipatia, luoghi comuni e impressioni fisiognomiche è una cosa che chiede vendetta. Si va dalle domande introduttive dagli echi lombrosiani del tipo “Che cosa vi dice la sua faccia?” (cfr puntata con Alba Parietti di venerdì 16 novembre), al più classico “Perché ha scelto la Sinistra?” rivolta a Debora Serracchiani (puntata del 15 novembre), in un crescendo di contenuti poveri e fintamente ‘disinvolti’.

 

 

E’ stata proprio la Serracchiani a mostrare il Re nudo quando ha chiesto all”inquirente’ se sapesse cosa fossero Destra e Sinistra: la risposta è stata, ovviamente, ‘No’. E tutta l’impalcatura è crollata (ammesso sia mai stata in piedi). A questo si aggiungono domande vecchie, figlie di stereotipi che si spererebbe estranei ai più piccoli o quantomeno non più avallati dagli adulti: “Sai cucinare?”, “Hai figli?”, “A suo marito andava bene che facesse politica?”, “Se mi dice che le piace è una classica donna: le piace lo shopping?” viene chiesto alla Serracchiani. La sensazione finale è quella di trovarsi davanti a una recita scritta male e interpretata peggio, giocata sulla limpidezza e l’innocenza dei più piccoli, utili però solo a leggere domande lontane da loro, calate dall’alto, modellate da altri: una rappresentazione studiata che mi restituisce il senso della visita a un acquario, a uno zoo, a un circo.

Di tutt’altro spessore, invece, l’esperimento de Il Supplente, che non solo si immergeva in realtà scolastiche esistenti, ma aveva il coraggio di mettere a confronto gli ospiti ‘vip’ con adolescenti consapevoli, all’ultimo anno di superiori: quello sì che può essere un modo per conoscere meglio i ragazzi e le celebrities. Ecco, mi auguro che si stia già lavorando a un’altra serie di quel programma e che si restituisca l’access prime time di Rai 3 alle storie ben più consapevoli di Non ho l’età.

Propaganda Live