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Platinette: “La Rai non mi vuole da Costanzo su RaiUno? E io non vado a Leader”

I piani alti impediscono all’opinionista di andare ospite da Costanzo. E lei si vendica.

pubblicato 31 Gennaio 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 21:55

Platinette non ci delude mai. Da un po’ di tempo è vittima di diverse epurazioni: dopo quella da Radio Deejay – ora ha preso il suo posto Rudy Zerbi – ci mancava che non fosse desiderata su RaiUno.

L’opinionista con la parrucca ha confessato su Twitter qualcosa di davvero singolare, ovvero che i vertici Rai hanno detto no alla sua partecipazione a S’è fatta notte, il programma della terza serata del sabato. Maurizio Costanzo, che lo conduce, le aveva rivolto il suo invito – dopotutto ha un ospite di Buona domenica a settimana – ma i piani alti hanno detto no.

Così Platinette ha reagito in maniera intelligentemente piccata, per dimostrare l’ipocrisia imperante in Rai. Quando, nella stessa settimana, Lucia Annunziata l’ha invitata per risollevare (o buttarla in rissa?) Leader, lei ha detto no “come la Rai ha detto no a me per Costanzo”.

Sapete da quando Platinette manca, guarda caso, su RaiUno? Da quando, in un’ospitata allo scorso Festival di Sanremo, rispose a tono a Gianni Morandi sulle polemiche contro i gay.


Era scoppiato il caso Soliti idioti, con Morandi che anziché riconoscere la latente omofobia delle loro battute rispondeva con “io adoro i gay”. Un Mauro Coruzzi in borghese, nemico delle categorizzazioni, ribatté in maniera dissacrante:

“Io amo gli etero”.

Da allora Platinette non è più desiderata su RaiUno, ma su RaiTre sì. Il solito mostro Rai a due teste, che Platy pensa bene di sconfiggere a suon di sfottò alla Rai Boh, giusto per restare in tema.

Peccato che, proprio di recente, abbia rivelato a Panorama.it di voler mandare presto in pensione il suo personaggio:

“Platinette non durerà per sempre. Ormai sento di poterne fare a meno. Non ho più bisogno di travestirmi per essere sicuro di me. E poi la moda non è generosa con le signore over cinquanta. Sono un numero uno nel mettere a frutto le mie incompetenze e farle diventare un talento. Paradossalmente non avere un talento equivale a far sì che gli altri ne ravvisino alcuni, troppa grazia…”.