Home Geo Sveva Sagramola a Blogo: “Geo è la risposta pacata del pomeriggio tv. Sono ingabbiata in questo programma”

Sveva Sagramola a Blogo: “Geo è la risposta pacata del pomeriggio tv. Sono ingabbiata in questo programma”

Intervista a Sveva Sagramola, conduttrice di Geo & Geo da vent’anni.

pubblicato 23 Settembre 2018 aggiornato 2 Novembre 2020 10:13

La contraddistinguono un sorriso dolce, una delicatezza nell’entrare nelle case delle persone e una competenza fuori dal comune. Sveva Sagramola è la vera regina del pomeriggio televisivo italiano. Perché da oltre vent’anni è la conduttrice, dal 2013 con Emanuele Biggi, del contenitore “verde” di Rai 3, Geo & Geo (fu Geo), che ancora oggi convince Auditel e Qualitel. “Il merito non è solo mio, che sono anche autrice del programma, ma della straordinaria squadra di persone, tutte competenze Rai, che ci crede e si dedica con amore a questo progetto. Geo è un format nostro, nato in Rai e costruito con i mezzi della Rai: questo è un grande orgoglio”, ci raccontoa.

Vent’anni sono tanti.

“Sono tantissimi, soprattutto perché si parla di una quotidiana. Geo & Geo è un programma che ha preso sempre più spazio nella rete, e ora rappresenta il grande contenitore del pomeriggio di Rai 3. Quest’anno mi sono emozionata molto al debutto: dedicare vent’anni della tua storia e della tua vita professionale a un progetto è come un figlio che vedi crescere, cambiare, adeguarsi al mondo. Perché il vero segreto dei programmi così duraturi è riuscire a mutarli assieme alla società. Quando abbiamo cominciato, Geo affrontava i temi ambientali in un momento in cui si cominciava a parlare dei problemi ecologici, del cambiamento climatico, degli stili di vita sostenibili. Poi questi temi, che allora erano un po’ una nicchia, sono diventati al centro del dibattito. Alla fine siamo riusciti ad allargare il suo sguardo nel mondo e a prendere tutto al suo interno, non solo la natura e gli animali, ma anche il rapporto dell’uomo con essi”.

La televisione etichetta molto. Non ha paura di rimanere ingabbiata in questo format?

“(ride, ndr) Sono ultra ingabbiata in questo format. Ma non ho paura di questo perché mi riconosco fortemente in com’è diventato Geo, mi rappresenta e mi esprime. E poi io ho sempre lavorato per il prodotto, mai per la mia immagine. Forse è questo il motivo per cui non stanco il pubblico: io accompagno i telespettatori per mano e li porto a scoprire il mondo, però lo faccio sempre mettendomi da parte. Non sono io la protagonista, non mi interessa sovrappormi agli argomenti o ai toni. Fossi stata una protagonista appariscente con un carattere forte avrei stancato il pubblico”.

E’ così anche nella vita di tutti i giorni?

“Io sono così: misurata. E, soprattutto, sono una persona. Non sono un personaggio. Questa è un’epoca, me ne rendo conto, in cui tante persone hanno bisogno di misura, di sobrietà, di sostanza. Poco urlo e più ciccia. E in questo io ho trovato un compagno d’avventura straordinario”.

Emanuele Biggi.

“E’ arrivato nel 2013, quando la rete ha deciso che Geo doveva diventare di tre ore ogni giorno. Allora ci voleva un’altra persona al mio fianco, ed Emanuele, che è un vero esperto di natura, biologo e fotografo, si è ritrovato per caso a fare questo lavoro ed è rimasto una persona. Non si dà le arie, anche lui non è un protagonista. Noi rendiamo protagoniste le storie che raccontiamo”.

Eppure i pomeriggi televisivi sono spesso “scandalistici”.

Geo è la risposta pacata, noi ci differenziamo. La televisione, soprattutto il servizio pubblico, deve avere una funzione culturale ed educativa. Non può essere intrattenimento puro con qualsiasi cosa ci metti dentro solo per fare ascolti o per aumentare la pubblicità, quelle sono prerogative di una tv commerciale. Il servizio pubblico deve avere invece una finalità. Ogni anno, a inizio stagione, noi di Geo decidiamo le nostre linee editoriali e quali aspetti dell’ecologia o della società vogliamo affrontare. Ci facciamo delle domande, sentiamo davvero un senso di responsabilità. Tante volte ho scartato delle storie perché non mi sembravano adatte ad andare in televisione: perché erano troppo delicate, o perché magari troppo complesse. Il linguaggio della televisione non va bene per raccontare qualsiasi cosa. Spesso vedo una televisione senza idee. O ripropongono le cose vecchie di vent’anni fa, oppure fanno delle cose di un trash che rimango scandalizzata. Sì, sono ancora capace di scandalizzarmi, e allora cambio canale”.

Geo per il Qualitel è sempre ai primi posti.

“Anche nel 2018. Noi veniamo dopo Alberto Angela con gli eventi di Rai 1 e dopo lo spettacolo di Bolle. Queste sono le vere soddisfazioni. E anche gli ascolti sono bellissimi”.

Lo scorso anno più del 10% di media per tutta la stagione. Quest’anno viaggiate ben sopra l’8% e la curva è sempre vicina ai pomeriggi delle ammiraglie.

“Questa è la prova che la qualità paga. E non si tratta solo di documentari. Un collega una volta ha detto: “E’ tanto facile fare gli ascolti coi documentari”. Questa cosa non è vera: i documentari di Geo hanno una cifra e una costruzione, vengono acquistati con delle linee editoriali ben precise, e raccontano il territorio in una maniera unica. Non è che mandiamo documentari a caso”.

Essendo una documentarista, lei è ferrata sul tema.

“Finché non ho avuto mia figlia, che è nata nel 2010, ogni anno partivo a raccontare il mondo. Facevamo delle trasmissioni interne Rai bellissime. Adesso per il ventennale di Geo, nelle puntate di Natale, vorrei riproporre alcuni di questi miei documentari del passato perché oggi in alcuni Paesi in cui sono stata, come per esempio certe zone dell’Africa occidentale, non si può più andare perché sono cambiate le condizioni sociali. Quei reportage cominciano ad avere quindi proprio un valore documentale di com’era un pezzo di mondo”.

Il pubblico di Geo è perlopiù anziano?

“Gli anziani sono il nostro zoccolo duro, però il nostro pubblico è trasversale. Spesso i ragazzi che incontro mi confidano di essere cresciuti con i miei programmi”.

La Rai è sempre stata una mamma o alcune volte si è comportata anche da matrigna con lei?

“La Rai alcune volte mi fa arrabbiare perché è complicata nella sua gestione delle cose, però con me non è mai stata matrigna. Io mi sono sempre difesa con il mio lavoro e con i risultati. Ho sempre trovato stima e gratitudine. Poi è un’azienda enorme che spesso, purtroppo, non sa valorizzare i suoi talenti. Quando vedo che c’è una mancata valorizzazione delle sue risorse interne un po’ mi arrabbio”.

Le piacerebbe confrontarsi con qualcosa di diverso?

“A me piacerebbe, però ci dovrebbe essere una motivazione vera per andare in un’altra collocazione. Non ho bisogno di andare in prima sera per sentirmi realizzata: la gloria mi interessa relativamente, non è tra le priorità della mia esistenza (ride, ndr). E poi le prime serate sono difficili: ci vogliono molti soldi per farle, ci vogliono vere idee. C’andrei se mi proponessero qualcosa di irrinunciabile”.

Una volta ha detto che il suo sogno era condurre Domenica In, lo è ancora?

“Se dovessi vedermi fuori da Geo certamente mi vedrei in un bel pomeriggio, perché quello è per consuetudine il mio target di riferimento. Poi non so se Domenica In o un altro pomeriggio, però forse quella fascia sarebbe più congeniale a me rispetto a una prima serata, che implica una capacità di fare spettacolo che forse io non ho”.

Direbbe no all’intrattenimento?

“Non lo so, dipende. Se sto imparando a non fossilizzarmi restando aperta al mondo. Sento di potermi misurare anche con cose più importanti, nuove, diverse o più profonde. Però devono avere un senso. A me di fare le cose tanto per farle non interessa”.

Un rimpianto?

“Nessuno, perché non mi sono mai arrivate delle occasioni per cui ho detto no. Io in fondo ho fatto quello che potevo, e ho provato a farlo al meglio. Non ho rimpianti di carriera. Anzi, ho la soddisfazione profonda di aver valorizzato un patrimonio profondo di Rai 3 come Geo“.

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