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Stanotte a Pompei, il diario minimo di Alberto Angela resuscita la città sepolta (e rinvigorisce l’orgoglio Rai)

Stanotte a Pompei, il viaggio di Alberto Angela alla scoperta della vita di Pompei, Ercolano, Oplontis e Stabia.

pubblicato 22 Settembre 2018 aggiornato 9 Novembre 2020 15:06

“Pompei non è un relitto, è una città viva, cristallizzata dall’esplosione. Gli archeologi, portandola alla luce, rompono l’incantesimo della città dormiente […] sembra che le persone si siano semplicemente nascoste da qualche parte. Quello che abbiamo cercato di fare questa sera è di farvi sentire la vita che si nasconde in queste rovine”.

Così Alberto Angela ha chiuso Stanotte a Pompei e la risposta è che ci sono riusciti. Se gli archeologi hanno rotto l’incantesimo della città cristallizzata (ed estendo il singolare anche a Ercolano, Stabia, Oplonti che da oggi – sono certa – entreranno stabilmente nel tour pompeiano), Alberto Angela ha rinnovato il suo ‘miracolo’, far resuscitare chi è ormai un’epigrafe elettorale su un muro, è evocato da un vasetto di lapislazzuolo low cost realizzato a Pozzuoli, è riassunto in un astuccio di colori con pochi spiccioli dentro ritrovato sulla spiaggia insieme ad altre 300 persone uccise dal calore sprigionato dall’eruzione.

L’incantesimo, quindi, lo rinnova Angela col suo stile di divulgazione capace di riportare tutti tra le strade di Pompei, scegliendo come linea narrativa quella di ripercorrere gli ultimi due giorni della città, dalle 12 ore precedenti l’eruzione alle otre 24 successive, con un’alternanza di giorno e notte che vuole esattamente riportare il telespettatore nell’incoscienza della notte prima e nella disperazione del giorno dopo, vivendo nel mezzo gli ultimi istanti di vita di chi è rimasto sepolto dalle ceneri. Lo si fa anche riportando gli oggetti lì dove sono stati ritrovati per dargli quel valore d’uso che spesso perdiamo di vista nelle teche ordinate e anonime dei musei. In questo senso il momento forse emotivamente più coinvolgente è nel racconto degli oggetti ritrovati accanto alle 300 salme della spiaggia di Stabia: a sottolinearlo anche la postura e l’inquadratura scelta, con un Angela di taglio, quasi a volersi rimpicciolire al cospetto della morte lì testimoniata.

Angela non è una guida, ma un (ri)animatore di vite e storie e Pompei è il luogo perfetto per la sua narrazione fatta di oggetti d’uso, di storie minime, talvolta talmente vicine alle nostre da strapparci un sorriso. E’ il caso di tale Caio Giulio Polibio: la scrittura riesce a farne un protagonista degno dei Soprano (o delle cronache politiche contemporanee) con pochi dettagli: da schiavo a panettiere, quindi imprenditore, fa i soldi e si espande noleggiando anche mezzi di locomozione, decide di entrare in politica – in un sistema in cui imprenditori e banchieri decidono chi deve essere eletto –  fa campagna elettorale, si ritrova supportato da un paio di prostitute a sua insaputa e muore nella sua villa frenato nella fuga dalla figlia 16enne ormai prossima al parto. Tutto partendo da una delle più famose iscrizioni ritrovate lungo via dell’Abbondanza. La potenza del racconto di Alberto Angela è in questo esempio. Che poi ci siano Marco D’Amore al suo fianco o la soprano che canta al teatro Piccolo con Uto Ughi sono attenzioni che rendono ancora più gustoso il prodotto per la vendita all’estero. La sostanza è nella scrittura e nella sua prosodia del narratore (e devo dire che anche la voce narrante di Giannini aiuta a diversificare il ritmo), nella capacità di mettere al centro sempre le persone, con cui è possibile immedesimarsi, empatizzare e delle quali si riesce a percepire la disperazione e la fatale sensazione che si sia assistendo alla fine del mondo. Questo senza rinunciare all’esegesi puntuale sulle fasi dell’eruzione contro i luoghi comuni, l’analisi storico-sociale e l’osservazione più strettamente artistico-culturale.

Da apprezzare ancor di più in questo caso il lavoro tecnico necessario per illuminare Pompei e renderla televisivamente affascinante: percorrere gli scavi di notte è un’esperienza che consiglio a tutti, ma renderli così ‘tridimensionali’ e coinvolgenti, strappandoli al buio della notte non è opera da poco. Pompei non è Venezia o Firenze, non è neanche il Museo Egizio o San Pietro: riuscire a costruire un set luci non solo funzionale ma intrigante è un lavoro che merita il riconoscimento che deve, in una situazione logistica peraltro non semplici. Chapeau, quindi, al direttore della fotografia e al comparto tecnico, nonché alla regia, pulita, fluida e nello stesso tempo spettacolare di Gabriele Cipollitti: è uno di quei rari casi in cui i droni sono usati non per uno sterile esercizio di stile, ma per restituire le suggestioni di un luogo complicato da far cogliere a chi non ne ha mai avuto esperienza diretta.

Nonostante la continua presenza in video, l’ormai proverbiale gestualità, la prosodia così caratteristica Alberto Angela non fagocita l’oggetto del racconto, forse perché è egli stesso il racconto: è Angela che racconta Pompei, certo, e in questo senso riesce a mettersi al suo servizio. C’è molto più protagonismo in altri format divulgativi, soprattutto in quelli cari a Crozza.

Unica pecca, l’orario di inizio. Stanotte a Pompei doveva iniziare per le 21.00, come del resto inizialmente annunciato. Nella conferenza stampa di presentazione, peraltro, mi era parso di aver notato un certo ‘fastidio’ di Angela per il cambio di orario e non posso che dargli ragione. L’inizio alle (di fatto) 21.30 ha comportato una chiusura alle 00.14: troppo, nonostante la narrazione appassionante che ha fatto in effetti correre le due ore e mezzo di programma. Capisco che sabato prossimo Maria De Filippi darà il meglio fino alle 00.30 e che l’ora tarda favorisce lo share, ma qui si penalizza il telespettatore. Dopo la divulgazione nella prima serata del sabato di Garanzia, Rai 1 dovrà affrontare al più presto anche quest’altra battaglia culturale, quella dell’inizio del prime time, soprattutto nel weekend. Anche questa è una questione di rispetto verso il pubblico.

“La ricerca è come il pane, va condivisa; la divulgazione è il momento in cui si spezza il pane e lo si porge a chi è di fronte”

ci ha detto Angela nella nostra breve video-intervista. Stanotte a Pompei è stata di certo un’eucaristia con la conoscenza. Si replica per i prossimi quattro sabato con altrettante puntate di Ulisse, che avranno contro Tu sì que vales. Comunque vada sarà un successo.

Stanotte a Pompei in diretta

  • 20.33

    Alberto Angela al Tg1 ribadisce l’orgoglio per un prodotto tutto Rai, dall’inizio alla fine: “Un affresco moderno su qualcosa di molto antico. Un sito che non smette ci farci sognare…” dice Angela.

  • 21.24

    Si chiude con una vittoria e si passa la linea ad Alberto Angela.

  • 21.28

    Il viaggio di Alberto angela tra uno dei luoghi più affascinanti del pianeta sta per iniziare nella notte di Pompei. Luci davvero belle, subito, va detto.

  • 21.30

    Considerate che gli scavi di Pompei non sono illuminati, Già questo dà un’idea del lavoro fatto. Il direttore della fotografia si chiama Pietro Emozione.

  • 21.32

    Si parte dall’ultima notte di Pompei, raccontata con testimonianze di “prima mano” come quelle di Plinio il Giovane, interpretate (e interpretato) da Giancarlo Giannini. Era a Miseno la notte dell’esplosione del Vesuvio. E torna in questa “la più viva delle città morte”: Pompei.

  • 21.33

    Angela ci racconta le 12 ore prima dell’eruzione, racconta quella città che all’imbrunire che tornava a casa. Una società giovane, con tanti bambini, con un’età media di 30 anni per le donne, alte poco più di 1,50 mt. Era una città difficile, in crisi, per via del terremoto e per la mancanza d’acqua.

  • 21.35

    L’acqua mancava perché il suolo si stava alzando, gli acquedotti erano stati spaccati dai terremoti.

  • 21.36

    Con l’aiuto della grafica e della fiction rivediamo l’ultima sera di Pompei, tra taverne e passeggio. C’è il cacciatore che si lamenta della fuga degli animali, della mancanza d’acqua.

  • 21.37

    Ecco il ‘bar’/alimentari/tavola calda dell’epoca. Campona o Popina, così chiamavano i locali. E questo era il ‘bancone’, con tutte le anfore che conservavano i cibi. C’erano i banchi cottura. E Alberto Angela ci fa immaginare chi andava a fare gli ultimi acquisti prima della cena, o si fermava a mangiare qualcosa.

  • 21.39

    L’equivalente i 3500 euro di monete di bronzo col volto di Nerone ritrovate in questo Bar, di Vetutio Placido. Non sono state trovate monete d’oro e argento…

  • 21.41

    Nei locali si parla della mancanza d’acqua, dell’odore di uova marce, dei soffioni di vapore, mentre i terremoti continuano.

  • 21.41

    Caio Giulio Polibio era tra i maggiorenti della città che viveva a Via dell’Abbondanza. Era uno schiavo che aveva fatto i soldi facendo il pane. Aveva anche un ‘auto-noleggio’. E si era lanciato in politica, come dimostrano le scritte elettorali rimaste sui muri di Pompei. Muore a casa con tutta la famiglia, inclusa la figlia 16enne incinta, ormai a termine: proprio per lei non sono riusciti a fuggire.
    La scrittura riesce a farmi vedere tutta la storia di Caio Giulio Polibio e renderlo un protagonista appassionante dei Soprano senza staccare da Angela e D’Amore nella notte blu di Pompei.

  • 21.43

    Caio Giulio Polibio lo descrivono come un traffichino, un piccolo Ras del quartiere e se ne parla con Marco D’Amore. Parla di bische clandestine con dadi truccati, di Faustilla che prestava denaro a strozzo, di imprenditori e banchieri che decidevano chi far eleggere, risse e vita notturna pericoloso.

  • 21.45

    Raccontano di una rissa tra gli spettatori venuti da Nocera e quelli di Pompei e lo stadio fu squalificato per 10 anni.

  • 21.46

    Cold Case: a Ercolano è stato ritrovato un cadavere senza testa nell’anfora di una pescheria. Un cold case, dice Angela, freezato dall’eruzione. Una storia crime, anche dark.

  • 21.50

    Un passaggio nel lupanare non poteva mancare. Del resto è tra i luoghi più visitati di Pompei.

  • 21.52

    I quadretti erotici, mai volgari, dice Angela mostrando le scene dipinte nei lupanari. Sesso come dono di Venere e Priapo da vivere intensamente, dice la nostra guida.

  • 21.53

    Inevitabile sta per succedere. Pubblicità.

  • 22.01

    I romani vivevano circondati dai colori e dalla bellezza, dice Angela mostrando alcuni degli affreschi conservati a Pompei. Questo è un ciclo sulla storia di Troia.

  • 22,01

    Ribadisco; Pompei è completamente buia. Non è una città come Venezia o Firenze, non è un museo come l’Egizio o San Pietro.

  • 22.04

    Si fa un giro nel peristilio di una bella Domus: apparteneva a Quinto Pompeo, ma ora la casa è nota come la Casa del Menandro, commediografo dell’epoca per via di un ritratto trovato.

  • 22.05

    Nell’ultima notte di Pompei si ode un violino. E’ quello di Uto Ughi dal Piccolo Teatro di Pompei.

  • 22.09

    La voce della soprano Maria Sardaryan nel teatro Piccolo di Pompei: come rendere il prodotto ancora più accattivante per la vendita all’estero.

  • 22.11

    E’ l’alba dell’ultimo giorno di Pompei. Si parte dal Vesuvio: in quel mattino del 79 d.C. non esisteva come lo conosciamo oggi. Non era visibile. Un po’ come accade oggi nei Campi Flegrei. Ed eccolo il Vesuvio in un’alba del 2018.

  • 22.13

    La cresta del Monte Somma è quel che resta dell’antico vulcano, dentro cui ‘esplose’ l’eruzione ed è quella evidenziata nel dipinto rimasto ai posteri.

  • 22.15

    I Pompeiani hanno paura e hanno lasciato le loro case, vendendole ai nuovi ricchi, spesso schiavi che avevano fatto fortuna. Come La Villa dei Misteri, costruita fuori dalle mura con una splendida vista sul Golfo. Una villa d’ozio, di rappresentanza, trasformata in una fattoria dai proprietari che l’acquistarono dopo il terremoto del 62 d.C.

  • 22.17

    Però, come deposito di cipolle non era male. Questo è il triclinio della Villa dei Misteri, con ritratti ad altezza naturale in un affresco che rappresenta l’iniziazione a un culto misterico, probabilmente Dioniso. Quindi non una villa ‘misteriosa’.

  • 22.19

    Una delle ipotesi è che rappresenti il rito di iniziazione al culto di una donna: diciamo che è la più accreditata dagli studiosi.

  • 22.21

    Con Vittorio Storaro si studiano i colori dell’affresco e il rosso pompeiano. Siamo tristi, ci fa capire Angela, con le nostre pareti bianche.

  • 22.23

    “La cosa fondamentale è la conoscenza” anche per scegliere il colore alle pareti, dice in sostanza Storaro. Colore è emozione, insomma. Una lezione di colore e di luce da Storaro. Ogni luogo ha una luce: Caravaggio non avrebbe dipinto quella lama di luce arancione se non avesse vissuto un tramonto romano.

  • 22.25

    Giannini / Plinio il Giovane racconta dei continui lavori nella Casa del Menandro perché i pavimenti si alzano e le porte non chiudono. E i padroni hanno nascosto gli ori e gli argenti perché non si fidano degli operai. Allora come oggi, insomma…

  • 22.27

    Alberto Angela va al Museo Archeologico Nazionale di Napoli per mostrare i 118 pezzi di argento trovati nella casa del Menandro. Sono i beni di famiglia, i ‘servizi buoni’…

  • 22.28

    Argenti di fattura pregiata, con i piedini a forma di elefante. Tazze decorate con le 12 fatiche di Ercole…

  • 22.29

    Quella povera matrona che è stata tacciata per secoli di aver passato la notte con un gladiatore e invece si è ritrovata in Caserma fuggendo dall’eruzione….

  • 22.30

    La grafica racconta Il Mirmillone e il reziario.

  • 22.31

    Si parla dei tesori di Pompei con la costumista Nanà Cecchi. Gioielli di rara modernità e di grande brillantezza. I gioielli raccontano anche i commerci con l’estero e l’immigrazione dei maestri orafi.

  • 22.34

    “La figura femminile si ricopriva completamente d’oro con anelli su tutte le dita e anche ai piedi”. Poi uno si stupisce dell’amore della zona per l’oro…

  • 22.37

    E si va ad Oplontis: 99 ambienti per 11.000 mq. Un borgo praticamente. Più di un terzo è sepolto ancora dai lapilli nell’abitato di Torre Annunziata.

  • 22,39

    Trompe l’oeil, prospettiva pittorica…

  • 22.40

    La villa aveva anche una grande piscina. Questa domus è nota come la Villa di Poppea: questa potrebbe essere la casa di famiglia, originaria proprio di Pompei, e probabilmente Nerone è stato qui. E si racconta di Poppea, nota come donna dissoluta, con Eva Cantarella. Ma probabilmente più imprenditrice che altro. Moderna, libera nei costumi come voleva l’epoca e tratteggiata come donna dissoluta per contrasti di potere. Non che fosse proprio uno stinco di santa: convince Nerone a uccidere la madre, la prima moglie…. Ma Tacito la racconta come pessima anche perché era contro l’impero e contro Nerone.

  • 22.43

    Sono rimaste le ante di legno delle persiane, ora restituite da dei calchi.

  • 22.44

    “Perché con poteva farsi il bagno col latte d’asina? Noi ci mettiamo in faccia cose anche peggiori” dice la Cantarella di Poppea. Brava. E neanche naturali. Pubblicità.

  • 22.50

    E’ mezzogiorno a Pompei in quel mattino del 79 d.C. E questo è il Foro. Qui la gente si è raccolta commentando quella nuvola sopra il monte: il condotto si era aperto e le ceneri stavano salendo in cielo. La bomba sta per esplodere.

  • 22.53

    E ora in CGI ci viene mostrata l’eruzione.

  • 22.53

    … mentre Alberto Angela ci racconta le sensazioni di chi si ritrova sorpreso di fronte a qualcosa che non sanno neanche cosa sia. Va nell’insula dei Casti Amanti (così chiamata da un affresco ritrovato in una domus).

  • 22.55

    Quando c’è stata l’eruzione, in questa casa si stavano ristrutturando gli affreschi: lo raccontano la calce che era un po’ dovunque nella casa e i vasetti di colore ritrovati, come il raro e costoso blu egizio.

  • 22.57

    E hanno trovato anche un lapislazzulo low cost realizzato da un imprenditore a Pozzuoli…

  • 22.56

    Angela ci porta tra le macine di un panificio: sono state trovate tante forme di pane abbandonate.

  • 22.59

    Nella stalla del panificio sono stati trovati anche 5 muli.

  • 23.01

    Inizia il racconto, il reportage diciamo, di Plinio il Giovane.

  • 23.01

    Nella ricostruzione fictional Plinio il Vecchio è Ivano Marescotti. Volle andare a vedere l’eruzione dal mare, affascinato dall’evento.

  • 23.04

    La cenere e lapilli va oltre i 32 km, arriva nella stratosfera e riscende proprio verso Pompei. Non proprio una gran fortuna ecco…. La pioggia di pomici inizia a uccidere le prime persone. Una scena da fine del mondo.

  • 23.07

    I pompeiani cercano di ripararsi da pomici e lapilli, tornano a casa cercando i propri cari e cercando un posto sicuro.

  • 23.10

    Momento fictional su Plinio il Vecchio che vuole cercare di capire cosa succede e capire le condizioni della gente. Non aggiunge molto al racconto: meglio la storia dei ‘piccoli’.

  • 23.11

    Più efficace il racconto dei crolli dei tetti sotto il peso delle pomici. Scoppiano incendi, la gente muore sepolta e fuori non si può stare. La cenere cade sulle navi, la marea era salita: Plinio il Vecchio decide di andare verso Stabia.

  • 23.12

    Stabia era una specie di Portofino, di Beverly Hills dell’epoca, dice Angela. “La costa era stata cementificata con ville lussuosissime” come quella di San Marco (così chiamata perché al ritrovamento c’era una nicchia in onore), di 11,000 mq. Univa forse più ville, ma era studiata in maniera tale da fare entrare l’aria al momento giusto, da cenare col tramonto sul golfo. Probabilmente ci lavoravano 100 schiavi.

  • 23.15

    Un peristilio enorme, quasi un parco, pieni di platani ripiantati accanto ai calchi delle radici fatti all’epoca del ritrovamento. C’era anche una piscina di 36×7 mt.

  • 23.16

    Plinio il Vecchio non è riuscito ad aiutare nessuno e va a Stabia per chiedere aiuto all’amico Pomponiano.

  • 23.17

    Siamo alla 12esima ora di eruzione: Pompei sta venendo sepolta viva. A Ercolano, invece le pomici non sono arrivate, anche se più vicina al camino del vulcano: come in un effetto idrante, dice Angela, le pomici vengono proiettate più lontano. Non per questo si salva.

  • 23.19

    In questo letto sono stati trovati i resti di una persona. Il calore ha mangiato questa persona: dormiva sulla pancia. Forse era molto malata, forse era già morta. E’ rimasta così, come una vittima di Hiroshima.

  • 23.21

    Forse era il custode di questo edificio di culto dedicato ad Augusto, ancora venerato come un dio.

  • 23.22

    Ercolano è stata trovata per caso, scavando un pozzo, 300 anni fa. Città più piccola, ma più raffinata, un gioiello, la perla del Golfo.

  • 23.23

    Qui non l’amministrazione è più tranquilla, la città è meno violenta e volgare. Angela è nel Decumano Maximo, ma poi si sposta verso il Cardo V.

  • 23.24

    Le strade sono deserte, dice Angela. Dove sono le persone? 3/4 della città in realtà è ancora sepolta sotto la moderna Ercolano. Qui sono stati ritrovati una 30ina di cadaveri.

  • 23.25

    Tante persone però sono in spiaggia, al riparo nelle rimesse per le barche. Sperano nei soccorsi via mare ed è comunque il posto più lontano dal vulcano.

  • 23.27

    La colonna eruttiva ora collassa su se stessa e si trasforma in valanghe ustionanti lungo le pendici. 400/600° all’interno di questa corrente piroclastica. Arriva a gran velocità e uccide tutti, anche sulla spiaggia.

  • 23.29

    Gli archeologi hanno trovato quello che si poteva vedere dopo il passaggio della corrente piroclastica. Sono morte di shock termico: sono ancora qui, nei fornici. Persone che dormivano, chiacchieravano, sono morte, vaporizzati in molti casi, con i crani esplosi per il calore. Una morte comunque improvvisa, senza testimonianze di fuga.

  • 23.31

    I tanti oggetti trovati addosso o vicini alle persone (ora quelli che si vedono sono calchi) raccontano molto della loro vita e di quei tempi. Ci sono lucerne, chiavi di casa che pensavano magari di riutilizzare, c’è anche una targhetta identificativa, Lupercus, c’era un bambino che aveva portato con sé il suo tesoro…

  • 23.33

    Delle monete, un anello, degli orecchini, ormai fusi insieme. Piccoli oggetti, anche eleganti, collane in cristallo di rocca, una lunga catena d’oro, lunga quasi due metri, quella di una matrona che fuggiva, due bracciali sono stati trovati sulle anche di qualcuna, forse quindi erano in una borsa.

  • 23.36

    Due anelli, uno di smeraldo uno inciso, trovato sulle dita di una donna: ricchi e poveri sono morti insieme, nello stesso modo.

  • 23.27

    Più di 300 scheletri sono stati trovati sulla spiaggia, un decimo della popolazione di Ercolano. Gli altri forse sono ancora sotto i 23 metri di sedimenti che la seppelliranno nella seconda parte dell’eruzione.

  • 23.38

    Si va nel luogo più bello di Ercolano, le terme. Ambiente di grande raffinatezza.

  • 23.39

    Le impalcature e i mattoni forati ritrovati raccontano di lavori di ristrutturazioni in corso: il frigidarium ha ancora i marmi. Sono le terme più integre di epoca romana mai ritrovati.

  • 23.41

    Si va nel tepidarium che conserva ancora la fornace al centro della piscina.

  • 23.42

    E quindi si va nel Calidarium. Il rubinetto è estremamente moderno.

  • 23.42

    Un bacile di marmo è stato proiettato verso il centro della stanza: un’impronta lasciata nello spazio mostra la forma impressa con tanto di vetri rotti che saranno appartenuti alla finestra rotta.

  • 23.44

    La Villa dei Papiri, Ercolano sono sepolte e lo resteranno per secoli. Intanto si torna a Pompei, dove tutto è ricoperto da 3/6 metri di lapilli. Angela è nel cuneo, dove ora si sta scavando. Intanto dopo una notte infernale la pioggia di lapilli è finita.

  • 23.46

    I Pompeiani iniziano ad uscire, dalle finestre perché le porte non sono praticabili. Cenere, polveri irritano la gola. Intorno è tutto diverso, distrutto e il Vulcano ruggisce. E non è finita.

  • 23.47

    La corrente piroclastica arriva a Pompei: la prima si ferma alle mura, un’altra la attraversa. Attraverso la stratificazione degli scavi Angela racconta le diverse fasi dell’Eruzione. La corrente piroclastica entra nelle case e uccide, travolge chi è per strada.

  • 23.50

    A raccontarci la seconda fase dell’eruzione anche l’Orto dei Fuggiaschi, 13 persone ritrovate praticamente in fila morte che cercavano forse di raggiungere Porta Nocera e il Porto. Tra loro tre bambini e un adolescente.

  • 23.52

    Vediamo l’ultimo istante di vita di queste persone: le loro posizioni, il loro tentativo di respirare. Come quest’uomo che resta nella posizione di chi cerca di rialzarsi: la polvere seppellisce vivi, ti ghiaccia nella tua ultima posizione. Una descrizione crudissima dell’ineluttabile, dell’imprevedibile. “Non sono statue, sono persone”.

  • 23.55

    Aveva ragione Alberto Angela a voler far iniziare il programma alle 21.00. Questa sarà la prossima battaglia culturale da fare in Rai.

  • 23.55

    Ultimo break pubblicitario.

  • 00.00

    Come è possibile che dei corpi si possono conservare così? La lava non c’entra, perché non è mai arrivata: una combinazione unica tra storia, natura e uomo. Sono state sepolte vive da uno strato di cenere che le ha inglobati. I corpi si sono decomposti, lasciando solo le ossa e gli oggetti più duri. La cenere ha conservato la forma: quando gli archeologi scavano fanno attenzione proprio alle cavità e se le trovano versano gesso che riempie i vuoti. Così il calco rivela quel che c’era sotto o dentro la cenere.

  • 00.03

    Nel 1863 fu l’archeologo Giuseppe Fiorelli a ideare questa tecnica che riesce a restituire anche tanti dettagli. Come i denti serrati di tutti.

  • 00.04

    L’eruzione continua. Plinio il Giovane racconta che lo zio si sdraiò sulla sabbia di Stabia dove morirà

  • 00,06

    Pompei a quel punto era scomparsa per sempre. Alcuni vulcanologi hanno raccontato che l’esplosione si può ricostruire come 500 bombe atomiche di Hiroshima, durata giorni. Le ceneri sono arrivate fino in Islanda.

  • 00.07

    Dopo qualche giorno sono stati organizzati dei soccorsi. La notizia arriva a Roma e poi nell’Impero: arriva l’imperatore Tito con i soldati, rappresentanti dell’aristocrazia romana, che qui avevano una casa. Si decise di non costruire più nulla qui. La costa era arretrata, la città era in crisi, le coltivazioni distrutte: Pompei fu dimenticata

  • 00.09

    Nel ‘700 iniziarono a tornare alla luce: due secoli di lavoro ne hanno fatto uno dei più importanti scavi del mondo.

  • 00,10

    Tutto è iniziato, però, grazie al racconto di Plinio il giovane.

  • 00.10

    “Pompei ha un fascino particolare che ogni anno viene visitata da 3.500.000 di visitatori. Pompei non è un relitto, è una città viva, cristallizzata dall’esplosione. Gli archeologi rompono l’incantesimo della città dormiente e sembra di tornare a vivere qui. Sembra che le persone si siano solo nascoste. Abbiamo cercato di farvi sentire la vita che si nasconde tra queste rovine”: ci siete riusciti. E anche bene.

  • 00.14

    Tutti i titoli di coda: doveroso. Rispettoso. Necessario.

Stanotte a Pompei con Alberto Angela | Anticipazioni

 

Stanotte a Pompei, di e con Alberto Angela, conquista il prime time del sabato sera e offre al pubblico di Rai 1 questa sera, 22 settembre 2018, dalle 21.25 uno straordinario viaggio nel Parco Archeologico di Pompei, tra le meraviglie della cittadina sepolta dalle ceneri dell’eruzione del 79 d.C. e le bellezze dei siti altrettanto affascinanti di Ercolano, Stabia e Oplontis, con un percorso all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e una visita all’alba sul Vesuvio. Non si poteva non partire da lì, dove tutto ha avuto inizio: ma Stanotte a Pompei non è solo, o non tanto, una cronaca sull’ultimo giorno di Pompei e sull’evento catastrofico, quanto sulla voglia di vivere della città di Pompei e di tutta l’area, come anticipato nella conferenza stampa di presentazione.

“Abbiamo cercato di farvi sentir la via che si nasconde in queste rovine”

chiosa Angela salutando il pubblico al termine della serata tv, una sfida che ha voluto raccogliere per il grande valore che rappresenta per la televisione pubblica, come ci ha raccontato nell’intervista che ci ha concesso alla vigilia della messa in onda.

Stanotte a Pompei, gli ospiti

Giancarlo Giannini torna al fianco di Alberto Angela nel ruolo di Plinio il Giovane, sia come voce narrante sia come ‘simulacro’ del ‘giornalista’ che testimoniò quanto avvenuto quella drammatica mattina. Nel ruolo di Plinio il Vecchio nella parte fictional c’è Ivano Marescotti. Il racconto ha inizio la notte precedente, una notte come tante nella vivace Pompei, anche se da qualche giorno la situazione nella zona non era tranquilla. Il Vesuvio non si stagliava ancora così alto alle spalle della costa stabiese: avrebbe assunto una forma simile a quella di oggi proprio dopo l’esplosione che distrusse Pompei.

Marco D’Amore, l’Immortale Ciro Di Marzio di Gomorra, accompagna Angela alla scoperta della Pompei ‘undergound’, quella notturna, meno conosciuta; Vittorio Storaro, maestro della fotografia tre volte premio Oscar, illustra i colori della Villa dei Misteri, mentre la storica Eva Cantarella ci accompagna nell’antica villa di
Poppea a Oplontis. A raccontare gli oggetti e i tesori ritrovati negli scavi la costumista Nanà Cecchi, mentre il Maestro Uto Ughi e il soprano Maria Sardaryan evocano Mozart, che nel ‘700 fu tra i primi visitatori degli scavi appena iniziati.

Stanotte a Pompei, il programma

Stanotte a Pompei è un programma di Alberto Angela, scritto con Aldo Piro, Emilio Quinto, Vito Lamberti, Paola Miletich, Carlotta Ercolino; a cura di Nicoletta Zavattini, con la produzione esecutiva di Monica Giorgi Rossi e la regia di Gabriele Cipollitti.

Una produzione tutta Rai, che ha coinvolto principalmente il CPTv di Napoli: grande soddisfazione per il prodotto tutto ‘in casa’ per Alberto Angela e per il direttore di Rai 1 Angelo Teodoli.

Come sempre, il programma si avvale di contenuti diversi, tra fiction e doc, con riprese in 4K HDR, realizzate anche con elicotteri e droni; prodotti in casa, per buona parte, anche gli effetti speciali utili a ricostruire l’eruzione e le zone distrutte. “Uniamo tanti strumenti per realizzare una sinfonia” ha spiegato Angela nella conferenza stampa.

 

Stanotte a Pompei, come seguirlo in tv e in live streaming

Stanotte a Pompei va in onda sabato 22 settembre 2018 dalle 21.25 su Rai 1 e Rai 1 HD (DTT, 501). E’ possibile vederlo anche in 4K sul canale Rai4K, diffuso via satellite a 13° est grazie alla partnership di Rai con Eutelsat ed è visibile sulla piattaforma Tivùsat al tasto 210 (sui televisori 4K con CAM Tivùsat).

Stanotte a Pompei, second screen

Per seguire le ultime news sui programmi di Alberto Angela sui social ci si può affidare all’account ufficiale Instagram inagurato proprio in occasione di questo particolare evento. L’hashtag è #StanotteAPompei.