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TV, VENEZIA E DINTORNI (6): VINCE LA TV ANCHE SE NON C’E’…

Per la Mostra il 2009 sarà un anno da ricordare. Perchè a Venezia ha vinto definitivamente la tv, anche se non c’è o c’è troppo poco per documentarne il massiccio, interessante programma. L’arrivo e il successo, come si dice, mediatico di Hugo Chavez- intraprendente presidente del Venezuela e[…]

pubblicato 8 Settembre 2009 aggiornato 11 Febbraio 2021 07:23

Per la Mostra il 2009 sarà un anno da ricordare. Perchè a Venezia ha vinto definitivamente la tv, anche se non c’è o c’è troppo poco per documentarne il massiccio, interessante programma. L’arrivo e il successo, come si dice, mediatico di Hugo Chavez- intraprendente presidente del Venezuela e quindi di una grande potenza che produce petrolio-, hanno confermato questa vittoria.

I telegiornali italiani, stranieri, sono rimasti stregati dalla esuberanza di Chavez, uomo di sinistra che non ha nulla in comune con il cubano Fidel Castro se non la tendenza a parlare o a straparlare (in termini di ore e ore). A essere stregati sono stati gli avventori anonimi della Mostra che hanno circondato Chavez più di quanto hanno fatto con i divi presenti, ovvi, sempre ovvi.

Un confronto. Fidel, il vecchio Fidel, si teneva lontano dai luoghi contaminati dall’occidente capitalistico che, nello spettacolo, ha trovato nel Novecento l’ambiente adatto per la loro apoteosi nei festival di Venezia o Cannes. Chavez prende su e si mostra a braccetto del regista Oliver Stone, che gli ha dedicato il film “South of the Border”, e va sereno e trionfante dove è appena passata Paris Hilton, la ricca americana che alterna ai costosi abitini dei grandi stilisti al nudo integrale o quasi, anch’esso molto costoso (nel senso che viene lautamente pagato dalle riviste gossip o similari; e tiene in piedi l’economia dei paparazzi e delle loro o loro beniamini).

Mentre Chavez si pavoneggiava, e indicava al mondo del cinema e di rimbalzo a quello più grande delle tv che lui “può” far vedere i sorci verdi agli Usa neocolonialisti, in altri luoghi sparsi intorno al Palazzo del Cinema andavano in onda sui televisori al plasma le famose immagini del Luce dedicate agli arrivi e ai pavoneggiamenti dei gerarchi fascisti e nazisti in uno splendido Lido i bianco e nero, con lo stesso Palazzo bellissimo nella sua luccicante vernice al sole. Immagini ininterrotte dal 1932, data di inaugurazione della Mostra, agli anni della guerra quando la Mostra stesse venne sospesa.
Faceva un certo effetto questa coincidenza. Chavez è un dittatore populista. I gerarchi erano al servizio di due dittatori Hitler e Mussolini molto favorevoli al cinema com strumento di propaganda, “il cinema è l’arma più forte” diceva Mussolini tra miriadi di braccia alzate di fedelissimi ma anche di moltissimi cineasti. Populisti anche loro, Hitler e Mussolini, ma in realtà interessati a creare con la forza del cinema e sopratutto delle armi una nuova razza capace di dominare il mondo. Chavez si accontenterebbe di far contare di più le masse del continente latinoamericano, e si guadagnare autonomia rispetto al dominio dei modelli di consumo e di vita esportato in modi diversi dal gigante Usa.
Questo ci hanno detto le scene in tv, integrate (come ho fatto) dalle immagini a loop trasmesse dai plasma nella zona eventi & bagatelle della Mostra.
Peccato che, quest’anno, le tv siano state avare. Ovvero, che la copertura è stata fatta seguendo la frammentazione dei servizi d’attualità. senza trasmissioni (anche satellitari) in cui curare approfondimenti, proporre spunti, agitare idee, documentare come si deve le proposte della Mostra sfruttandone gli stimoli, quegli stimoli che si possono creare solo se si pensa un poco, appena un poco…
Italo Moscati